Capitolo 41

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"Vedi, vedi, vedi... Com'è serio quel ragazzo infondo alla classe all'ultimo banco, quante domande durante l'ultima ora dell'ultimo anno: lui sta pensando che fuori c'è un mondo che aspetta soltanto di essere cambiato. E' preoccupato pensa agli amici che ha accanto "che fine faranno?" Un po' gira la testa se pensa che questa è la fine di giri di giostra. Tanti sogni però alla domanda "che farò da grande?" non ha una risposta. Non vede l'ora di uscire dalla massa che dura più di uno scritto più della maturità"

Ci sono quei momenti in cui devi mettere in pausa la vita e fermarti a pensare.

Quei momenti in cui ti senti il re del mondo, quei momenti in cui hai tutto ciò che hai sempre desiderato: il ragazzo dei tuoi sogni, una famiglia che ti ama, degli amici che ti adorano, una prospettiva di futuro piuttosto allettante e un'estate intera da vivere.

Il punto è che tutto questo adesso passa in secondo piano, non posso far altro che ammirare Stefano che dorme tranquillo, che respira regolarmente e che, inconsciamente, porta la sua mano sulla parte del letto dove stavo io.

Così ti ritrovi seduta in bagno, accanto al lavandino, a fumarti una sigaretta accanto all'unica finestra che si può aprire senza far congelare il tuo uomo che dorme nudo.

È strana come situazione, molto. Non ci sono abituata nonostante l'abbia sognata per anni interi.

Non ho chiuso occhio, avevo il terrore di chiudere gli occhi, non volevo addormentarmi, avevo paura che tutto questo fosse solo un bellissimo sogno.

"In città c'è già chi sa dimostrarmi come si può fallire: tra un rimorso, un rimpianto, rischiando ogni santo giorno d'impazzire. Io non voglio fuggire piuttosto soffrire, si è detto fissando se stesso allo specchio quando l'ha vista ridere in cortile ed è stato un lampo soltanto uno sguardo un istante perfetto hai capito? Anche quando sfugge il senso esiste un motivo per essere vivo!"

Fin da quando ero piccola avevo visto in Stefano qualcosa di diverso, qualcosa di unico che mi aveva attratto dalla prima volta che ci eravamo visti.

Non era la classica amicizia tra bambini e l'avevano capito un po' tutti, eravamo in sintonia, ci trovavamo subito, eravamo gelosi e protettivi l'uno verso l'altro e senza saperlo ci amavamo già.

Il punto è che crescendo si iniziano ad avere le piccole consapevolezze di sé stessi, non ero e non sono questo gran pezzo di figa mentre lui... lui è Stefano.

Io sono quella che non ama mettersi gonne e vestitini anche se li ama da morire, sono quella timida e riservata, sono quella che ti da anima e corpo una volta presa la confidenza. Lui è Stefano, chiacchierone, forte in apparenza, è bello, sa di esserlo e non fa niente per nasconderlo. Lui è quello che a quindici anni ha perso la verginità con una della mia classe, io sono quella che l'ha persa a diciotto anni con lui. Io sono quella che soffriva in silenzio perché lui guardava tutte tranne che me, perché lui mi vedeva ancora come la bambolina che correva con il sederino all'aria tra gli irrigatori del mio giardino insieme a lui, perché vedeva in tutte una donna, mentre in me vedeva una bambina.

Espiro e fisso la sigaretta. Ricordo ancora quando Stefano scoprì che avevo iniziato a fumare.

Quanto ci siamo fatti male io e Stefano, sia fisicamente che psicologicamente, non saprei quantificarlo. Siamo stati due ciechi per così tanti anni, non abbiamo voluto accorgerci dei segnali, chiarissimi oltretutto, che ci lanciavamo l'un l'altro.

"No non mi rendo conto, ma so che non prendo sonno se penso che ti perderò... Voglio gridarlo al mondo: l'amore non dura un giorno o no? Da adesso dubbi non ne ho..."

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