Capitolo 11

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Fra esattamente mezz'ora inizia la partitella di calcio: i ragazzi della nostra classe e della classe di fronte alla nostra, contro quelli della classe accanto e la classe di fronte alla loro.

Ormai è una consuetudine, è come una specie di derby, la capitale ha Roma vs Lazio? Noi abbiamo 5D e 5E vs 5C e 5A.

Non so da quanto tempo sono davanti la porta dello spogliatoio, la fisso e non mi muovo, a malapena respiro.

Mille discorsi si sovrappongono nella mia mente, mille parole e mille toni da usare. La delusione, la confusione, la voglia di mettere in chiaro cosa siamo io e lui.

Questo è ciò che mi balena in testa, ma ho anche paura. Paura che tutto mi si possa ritorcere contro, non so perché.

Faccio un bel respiro e spalanco la porta.

Davanti a me si presentano dei ragazzi, e che ragazzi aggiungerei. Fisico da atleta, perfetti, in pantaloncini o in mutande, che mi guardano ammiccando o che fanno finta di niente e io faccio di tutto per mantenere i miei occhi il più possibile rivolti verso il soffitto e per non scoppiare a ridere.

<<Emma che ci fai qui? Thomas non è stato convocato. >> mi chiede un mio compagno di classe. <<Lo so, lo so. Sono qui per parlare con Stefano. >> dico sbrigativa. Fortunatamente lui non è uno di quelli che si perdono in chiacchiere e va subito a chiamarlo.

C'è un caldo assurdo qui dentro, cosa normalissima visto il vapore che esce dalle docce. Chi sono quei geni che si fanno la doccia prima di giocare? E puntualmente arriva la risposta alla mia domanda.

Spunta Stefano in accappatoio, si guarda intorno e mi tira per un braccio dietro l'angolo.

<< Ti senti normale a venire in uno spogliatoio maschile?>> quindi ho davanti a me uno Stefano mezzo nudo, bagnato e arrabbiato. Non credo ci possa essere visione più bella, ma ho una missione e quindi sono concentrata su altro. 

<<Quanto ti diverti? Dimmelo ti prego. Dimmi che ne è valsa la pena e che vi siete fatti tante di quelle risate che vi scendevano le lacrime. Dimmelo. >> gli dico impassibile e lui sembra preso alla sprovvista. <<Che stai dicendo?>> chiede confuso. 

<<Ti sei divertito Stefano?>> ormai sono troppo arrabbiata anche per cercare di formare frasi di senso compiuto. <<A fare cosa, Emma non ti capisco. >> mi risponde esasperato. Ah, fa pure quello esasperato... lui?! 

<<Hai sempre avuto un ego sproporzionato, le manie di protagonismo, chiamiamole come ci pare. Ti è sempre piaciuto muovere i fili della vita di qualcuno, ma in questo modo con me non c'avevi mai giocato.>> sono io quella esasperata, Stefano. <<Non so di cosa tu stia parlando.>> dice poggiandosi al muro con la schiena. E ad un occhio poco allenato, sembrerebbe sincero, ma non a me. Io ho notato il lampo di nervosismo che per un secondo gli ha illuminato gli occhi. 

<<Sto parlando del tuo nuovo passatempo Stefano. Il "Roviniamo la vita a Emma" hai presente?>> ed infatti non ho bisogno neanche di scendere in ulteriori particolari, perchè lui sa già di cosa sto parlando. <<Sto cercando di aiutarti Emma, non è adatto a te quel ragazzo. >> lo blocco in partenza. <<Perché? Perché è cinico? Perché se ne fa una a sera? Perché non è un ragazzo serio? Beh, guardati allo specchio Stefano, perché non sei diverso da lui. Anzi, sei il primo esponente di quella categoria. Lasciami vivere la mia vita in santa pace e non ti immischiare.>> gli punto un dito contro e sento a mano a mano la mia rabbia aumentare. Più lo guardo in faccia e più la sua espressione arrogante non fa altro che farmi innervosire. 

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