Fra esattamente mezz'ora inizia la partitella di calcio: i ragazzi della nostra classe e della classe di fronte alla nostra, contro quelli della classe accanto e la classe di fronte alla loro.
Ormai è una consuetudine, è come una specie di derby, la capitale ha Roma vs Lazio? Noi abbiamo 5D e 5E vs 5C e 5A.
Non so da quanto tempo sono davanti la porta dello spogliatoio, la fisso e non mi muovo, a malapena respiro.
Mille discorsi si sovrappongono nella mia mente, mille parole e mille toni da usare. La delusione, la confusione, la voglia di mettere in chiaro cosa siamo io e lui.
Questo è ciò che mi balena in testa, ma ho anche paura. Paura che tutto mi si possa ritorcere contro, non so perché.
Faccio un bel respiro e spalanco la porta.
Davanti a me si presentano dei ragazzi, e che ragazzi aggiungerei. Fisico da atleta, perfetti, in pantaloncini o in mutande, che mi guardano ammiccando o che fanno finta di niente e io faccio di tutto per mantenere i miei occhi il più possibile rivolti verso il soffitto e per non scoppiare a ridere.
<<Emma che ci fai qui? Thomas non è stato convocato. >> mi chiede un mio compagno di classe. <<Lo so, lo so. Sono qui per parlare con Stefano. >> dico sbrigativa. Fortunatamente lui non è uno di quelli che si perdono in chiacchiere e va subito a chiamarlo.
C'è un caldo assurdo qui dentro, cosa normalissima visto il vapore che esce dalle docce. Chi sono quei geni che si fanno la doccia prima di giocare? E puntualmente arriva la risposta alla mia domanda.
Spunta Stefano in accappatoio, si guarda intorno e mi tira per un braccio dietro l'angolo.
<< Ti senti normale a venire in uno spogliatoio maschile?>> quindi ho davanti a me uno Stefano mezzo nudo, bagnato e arrabbiato. Non credo ci possa essere visione più bella, ma ho una missione e quindi sono concentrata su altro.
<<Quanto ti diverti? Dimmelo ti prego. Dimmi che ne è valsa la pena e che vi siete fatti tante di quelle risate che vi scendevano le lacrime. Dimmelo. >> gli dico impassibile e lui sembra preso alla sprovvista. <<Che stai dicendo?>> chiede confuso.
<<Ti sei divertito Stefano?>> ormai sono troppo arrabbiata anche per cercare di formare frasi di senso compiuto. <<A fare cosa, Emma non ti capisco. >> mi risponde esasperato. Ah, fa pure quello esasperato... lui?!
<<Hai sempre avuto un ego sproporzionato, le manie di protagonismo, chiamiamole come ci pare. Ti è sempre piaciuto muovere i fili della vita di qualcuno, ma in questo modo con me non c'avevi mai giocato.>> sono io quella esasperata, Stefano. <<Non so di cosa tu stia parlando.>> dice poggiandosi al muro con la schiena. E ad un occhio poco allenato, sembrerebbe sincero, ma non a me. Io ho notato il lampo di nervosismo che per un secondo gli ha illuminato gli occhi.
<<Sto parlando del tuo nuovo passatempo Stefano. Il "Roviniamo la vita a Emma" hai presente?>> ed infatti non ho bisogno neanche di scendere in ulteriori particolari, perchè lui sa già di cosa sto parlando. <<Sto cercando di aiutarti Emma, non è adatto a te quel ragazzo. >> lo blocco in partenza. <<Perché? Perché è cinico? Perché se ne fa una a sera? Perché non è un ragazzo serio? Beh, guardati allo specchio Stefano, perché non sei diverso da lui. Anzi, sei il primo esponente di quella categoria. Lasciami vivere la mia vita in santa pace e non ti immischiare.>> gli punto un dito contro e sento a mano a mano la mia rabbia aumentare. Più lo guardo in faccia e più la sua espressione arrogante non fa altro che farmi innervosire.
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Ogni Volta
ChickLitEra un pomeriggio estivo quando vidi Stefano per la prima volta. Era basso, certo, più alto di me, ma era alto tanto quanto gli altri bambini di sei anni che conoscevo. Non era speciale, non era che un altro bambino che mi tirava i capelli o che ama...