Capitolo 34

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Siamo in classe e la prof di filosofia parla, parla e non la smette più.

Non ho mai amato la filosofia, strano ma vero, è l'unica materia umanistica che proprio non riesce ad entrarmi in testa. E' affascinante da ascoltare, un po' meno da studiare.

Mi giro verso Caro e la vedo guardare un punto fisso. Avete presente quando nei cartoni o nei film ci sono quelle ragazzine con i gomiti poggiati su un tavolo, il viso nelle mani leggermente piegato verso destra e gli occhi sognanti? Ecco, questo è Carolina Parise in questo momento.

Se volessimo fare una carta di identità "speciale" per ognuna di noi ragazze lei verrebbe etichettata come LA SOGNATRICE.

Se Mara è la saggia, Holly è la spensierata, Babi è l'allegra e io sono la profonda, Carolina è l'ingenua.

È sempre stata quella che agisce senza un secondo fine, che crede che il mondo sia buono e che sia solamente coperto da un leggero strato di cattiveria che, come lo zucchero a velo su una torta, volerà via con un soffio di vento.

È quella che riesce a vedere un qualcosa di speciale in ognuno, che trova qualcosa di buono in tutti, quella che arriva alle cose un secondo più tardi rispetto agli altri, battute comprese, che non ama parlare, che arrossisce, che si vergogna perfino di chiedere un bicchiere d'acqua al bar.

Lei è il tipo che si infatua di ogni figo che vede, che immagina il suo matrimonio anche con il ragazzo visto per caso dal macellaio quel sabato di tre anni fa. 

È stupido, direte, no è da Caro.

<<Terra chiama Caro.>> la riporto alla realtà ridacchiando. 

Era completamente persa nel suo mondo. Si gira lentamente e sul suo viso vedo spuntare un sorriso che somiglia a quello dello Stregatto e i suoi occhi luccicano come le goccioline che scorrono sulla finestra esposte al sole. 

<<Dimmi. >> dice sistemandosi meglio i capelli biondi sulle spalle. 

<<Mi dici che hai?>> la vedo abbassare il viso e arrossire. Non è di certo la reazione che mi sarei aspettata, quindi sono ancora più curiosa di sapere cosa mi dirà. 

<<Mi sono innamorata, Emma.>> alzo gli occhi al cielo. <<Che novità. Ho perso il conto di tutte le volte che ti ho sentita pronunciare questa frase.>> stavolta è lei ad alzare gli occhi al cielo. << Sono seria, Em.>> mi fermo un secondo a guardarla e capisco che lo pensa sul serio. << Cosa te lo fa credere?>> chiedo, giocando con la gomma da cancellare. <<Mi sento pronta. - sussurra e a momenti non la sento nemmeno. Continuo a guardarla non capendo. - Hai capito, dai. Mi imbarazzo a parlare di queste cose.>> è in quel momento che la realtà mi colpisce in pieno volto. Non credo di essere mentalmente preparata a questo discorso, è così che si sentiva mia sorella quando le ho chiesto di spiegarmi cosa fosse un preservativo? 

<< E' uno scherzo vero? - quando il suo silenzio persiste, scoppio a ridere. - Da quanto state insieme.. tre giorni? >> non sembra prendersela per il mio tono inacidito, probabilmente se l'aspettava. << Diciassette giorni, sei ore, ventotto minuti e quarantaquattro, quarantacinque, quarantasei... insomma cinquanta secondi. >> dice controllando il promemoria che ha sul telefono. <<Uno: sei inquietante. Due_ non eri quella che diceva che l'avrebbe fatto solo con l'uomo che avrebbe sposato?>> cerco di farla tornare in sé. << Potrebbe essere lui. >> afferma. << Come potrebbe non esserlo. >> ribatto io << Nessuna delle due può saperlo, ma io sento che è lui quello giusto. >> sospiro cercando il modo giusto per iniziare questo discorso.

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