Capitolo 7

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Elena's pov
Uscii dalla porta di casa e mi sdraiai sul letto. Mi stava prendendo il cuore, pensai fosse dolce, ma non ero ancora pronta, ne ero convinta.
Ora dovevo pensare a come vestirmi. Annusai per la decima volte le rose e notai un bigliettino nel mazzo:
'alla mia piccola da Claudio'
girai il biglietto e vidi il suo numero. Lo salvai sul telefono. Mi buttai in bagnoM e feci una doccia fredda per schiarirmi le idee.
Avvisai i miei che avrei mangiato fuori con un amico. Erano esageratamente felici di ciò.

Claudio's pov
Entrai in spogliatoio dopo l'allenamento distrutto.
Durante tutto l'allenamento l'avevo pensata. Avevo pensato al suo sorriso, alle fossette che le si creavano, era bellissima quando sorrideva.
Guardai il cellulare vidi un messaggio da lei
"Ciao sono Elena, dove si va a mangiare?"
"Ristorante di lusso♡" le risposi.
Non mi rispose.
Alle 12.30 citofonai a casa sua e la vidi scendere dalle scale pochi minuti dopo: aveva un abito nero lungo fino al ginocchio, i tacchi bianchi, una borsa bianca e aveva uno scinnion voluminoso in testa. Era bellissima. Quando mi sorrise mi vennero i brividi sulla schiena.
Rimasi a fissarla.

Elena's pov
Avevo chiesto a Sofia e aveva detto che dovevo vestirmi elegante. Lui era bellissimo aveva il completo nero la camicia bianca un po' sbottonata dalla quale potevo intravedere i suoi muscoli. Mi stava fissando intensamente, i suoi occhi mi mettevano suggestione. Se ne accorse.
Mi aprì la portiera e me la chiuse salutandomi. Ricambiai il saluto.
Salí in macchina, durante il viaggio non parlammo. Lui era più teso del solito. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano e lui si mordeva il labbro, lasciandomi una sensazione di mancanza di ossigeno nei polmoni. Se ne accorse e per provocarmi lo fece più spesso.

Quando scendemmo dalla macchina mi bisbigliò in un orecchio
"Piccola, sei bellissima".
La sua voce riempí il mio cuore di un calore mai provato prima. Ero imbarazzata.

Entrammo in questo ristorante enorme cercò di prendermi la mano, ma immediatamente mi tolsi dalla sua presa spostandomi da lui di qualche centimetro. Sorrise maliziosamente.

Ci diedero il tavolo che aveva già prenotato con vista Torino innevata. Mi ero imbambolata sul paesaggio e lui per distogliermi dalla vista spettacolare mi prese la mano e me la baciò, arrossii in maniera molto evidente, lui rise e io gli diedi un calcio sotto al tavolo.

Parlammo molto di noi, delle nostre famiglie, dell'università, gli parlai anche di Gabriele e di Beatrice in maniera molto fredda. Quando parlai di loro mi vennero delle fitte al cuore continue, ma i suoi occhi mi calmavono. Probabilmente si accorse della mia sofferenza, del dolore che provavo parlandone. Cambiò discorso mi parlò del suo lavoro. Mi disse che era un calciatore nella Juventus, inizialmente non gli diedi peso. Ero ancora sorpresa da quanto fosse stato comprensivo con il mio dolore anche se non aveva fatto niente, mi aveva solo guardato.

Una volta finito il pranzo mi ricordai che dovevo andare in università, ci alzammo, mi propose di fare una passeggiata nel parco fuori il ristorante. Non aveva più provato a toccarmi, forse aveva capito che mi dava fastidio.

Claudio's pov
Non resistevo più a vederla solo ridere, mi mancava toccarla. Il calore del suo corpo era una ricarica per me. Era stato un pranzo fantastico. L'avevo conosciuta meglio e ora sapevo come comportarmi con lei. Durante la camminata piano piano mi avvicinai a lei, la spinsi leggermente per stuzzicarla, lei fece lo stesso, iniziammo a spingerci finche cadde nella neve del giardino. Iniziò a ridere, la risata che avevo sentito in macchina il giorno prima, quella di cui mi ero innamorato.

Io ero sopra di lei. La guardavo ridere. Mi avvicinai al suo viso.

Nothing is impossibleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora