Capitolo 26

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Tornai a casa subito dopo la fine della lezione.

Salutai tutti. Mio padre mi chiamò in camera sua. Lo salutai con un abbraccio forte.
"Elena."
"Non stai bene? Devo chiamare l'ospedale?"
"No tranquilla. Domani ho una visita. Ti andrebbe di accompagnarmi?" Mi chiese senza guardarmi negli occhi. Mi stava nascondendo qualcosa. Era strano. Lui odiava parlare alle persone senza guardarle in faccia. Non ne diedi importanza.
"Okay papà."

Odiavo gli ospedali, i medici mi mettevano ansia e ogni volta che dovevo fare una visita mi dovevo preparare mentalmente prima. Ma per mio padre avrei fatto di tutto. Soprattutto in questo momento.
La visita era alla mattina presto.

Andammo a mangiare, ma non ero presente realmente a tavola, ero immersa nei miei pensieri. Pensavo a Claudio. A quanto ero stata stronza. Mi sentivo tremendamente in colpa e allo stesso tempo mi sentivo una stupida. Non dovevo innamorarmi cosi in fretta. Non sapevo se volevo dimenticarlo o averlo accanto a me.

Me ne andai in camera presto, ma non dormii niente.

Mi svegliai al mattino e mi vestii veloce. Misi leggins e un maglione grande e caldo. Anche se era ormai fine inverno faceva ancora freddo.
Andai a salutare mia madre con un bacio.
"Fate i bravi, ciao" ci disse.
Non capivo come faceva a sembrare cosi felice anche se la situazione non era delle migliori. Io vedevo dai suoi occhi e dalle occhiaie che in realtà piangeva molto e non dormiva. Pero davanti a noi era così forte.

"Guido io papi?"
"Non sono mica stupido Elena"
Forzai un sorriso.

Arrivati in ospedale raggiungemmo il reparto e il medico di mio padre.
"Venite pure dentro" ci indicò l'ambulatorio e entrammo.
"Lei deve essere la figlia" si rivolse a me. Annuii.
Ci presentammo.
Dopo aver visitato mio padre e averci fatto vedere le varie tac che aveva fatto a mio padre nei periodi precedenti, concluse dicendomi:
"Come avevo già detto a suo padre non c'è molto da fare. Il tumore é molto avanti e un trapianto sarebbe troppo pericoloso"
Ma.. come? Il mio cervello rielaborò ciò che il medico aveva appena detto. Mio padre non aveva detto questo. Aveva detto che si sperava in un trapianto.
"Mi spiace dirlo ma non le rimane molto..." si rivolse a mio padre che annuii come se sapesse gia tutto da tempo. Io ero ancora sconvolta. Non ci credo che mi aveva mentito su una cosa così importante. Salutammo il medico.

Nel tragitto verso la macchina non riuscivo nemmeno a chiedergli spiegazione. Nella mia testa continuavano a ripetersi le parole del medico: 'non le rimane molto'. I miei occhi si riempirono di lacrime.
"Stavo per dirtelo subito ma tu eri così felice per Claudio e eri così scossa dopo che ti ho detto del tumore che non volevo peggiorare."
"Ma.. papà é una cosa importante da dire a una figlia non credi?" Non ero arrabbiata, lo dissi con tono calmo trattenendo le lacrime.
"Ora devi dirlo a Stefano e a Leonardo" gli dissi.
"No loro lo sanno già che mi manca poco. Solo a te non sono riuscito a dirlo." Mi abbracciò forte.
"Papà. Ma tu come stai?" Non gli avevo ancora chiesto come stava. Mi sentivo una cretina. Avevo pensato solo a come mi sentivo io, senza chiedere nulla al primo interessato.
"Sto come sta uno che sta per morire. Però sono fiero di voi. Sei diventata una donna stupenda i tuoi fratelli sono degli uomini fantastici e sono orgoglioso di voi." Lo disse con mezza lacrima che gli scendeva sulla guancia.
"Papà..." Scoppiai a piangere tra le sue braccia.
"L'unica cosa che mi dispiace é non riuscire a vedere i miei eventuali futuri nipotini crescere. Ma ho avuto il privilegio di veder crescere voi. Io sarò sempre con te quando avrai bisogno. SEMPRE. Ti prego però non piangere" mi staccai da quell'abbraccio disperato. Mi asciugai le lacrime e gli sorrisi.
Non potevo sempre piangere, dovevo smetterla. Almeno davanti a lui.

"Devi stare vicino a tua madre. Fa tanto la dura ma soffre, di notte la sento singhiozzare." Disse triste mio padre entrando in macchina.

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