Nothing is impossible

Capitolo 23

"2 settimane fa sono andato in ospedale"
"Perché non lo sapevo? É successo qualcosa?" Chiesi preoccupata e mi sedetti sul letto.
"Non mi sono sentito bene al lavoro e mi hanno portato in ospedale." Riprese il suo scorso
"Papà rispondimi... cos'è successo?" Mi si stavano formando le lacrime agli occhi.
"Il dottore mi ha fatto dei controlli. Diceva che." Si fermò e si asciughò una lacrima.
"Che era meglio fare una tac"
"Rispondimi papà.." stavo piangendo e lui non mi guardava neanche negli occhi.
Prese un respiro:
"ho un tumore al fegato" si soffiò il naso e mi abbracciò.
"A Stefano e Leonardo non ho detto niente."
"Ma... a che stadio é papà?"sussurrai in mezzo ai singhiozzi.
"Se trovano un donatore compatibile mi operano."
"Papà ti voglio bene. Non andartene. Ti prego"
"Finche potrò starò accanto a voi."
Piansi nel suo abbracciò.
"Ohi basta. Non sono morto. Non ancora almeno. Non dire niente a Stefano e Leonardo. Lo dico io sta sera a ognuno dei due."
"Ma come faccio a non dire niente. I miei occhi dicono tutto. Papà resta"
"Io resterò sempre con te". Cambiò discorso.
"Com'è andata con marchisio?"
"Bene. Ma... Papà"
"Certo che se prova anche solo a sfiorarti senza il tuo consenso le prende. Calciatore o meno se solo ora farti male é morto. Lo sai vero?" Forzai un sorriso. Non ce la facevo a vederlo cosi.
Uscii dalla sua stanza cercando di non farmi vedere da nessuno. Mi chiusi in camera, spensi le luci misi la musica nelle orecchie. Non avrei mangiato. Non sarei riuscita a guardarlo in faccia senza dire niente. Piansi tutta la sera. Volevo stare sola.

Mio padre passò a darmi la buona notte. Feci finta di dormire. Pensai a cla a quei giorni con lui. Il suo corpo sul mio. I suoi baci. Mi sentii quasi in colpa.
Non meritavo di divertirmi quando mio padre stava male. Dovevo stargli vicino.

"Notte amore mio" mi scrisse Claudio.
Non gli risposi. Volevo stare sola. Per fortuna sarebbe andato in trasferta. Sarebbe stato più semplice non dirgli niente.

La mattina seguente avevo corsi in università e al pomeriggio studiai molto, un po' per tornare al livello degli altri, un po' perché concentrandomi su altro argomento non pensavo né a papà né a Claudio.