"È questa?"- chiese Ana.
L'abitazione eradi un bel marrone scuro, con una deliziosa porta rosso sangue, notò Ana.
Bonnie non voleva scendere da quel auto, non voleva lasciare quel sedile e non voleva allontanarsi dalla persona seduta accanto a lei, al posto del guidatore. Voleva rimanere ferma lì, nel tempo e nello spazio, per poter stare con Ana. Per non doverla salutare nemmeno per un minuto.
"Sì, questa"- rispose B, sospirando.
"Allora, ci vediamo lunedì" - disse Ana, con una luce particolare nello sguardo.
"A lunedì"- ripeté Bonnie decisa.
Scese dall'auto, indugiando pochi secondi prima di chiudere lo sportello. Non poteva perdere ulteriore tempo, sua madre sarebbe andata su tutte le furie. Corse fino alla porta di casa e suonò un paio di volte, frettolosamente. Beatrice apparve sulla soglia con sguardo severo, la bocca ridotta ad una linea sottile.
"Entra e fai presto. Aspettavamo solo te" - disse seria.
Bonnie trattenne un sospiro, avrebbe fatto irritare ancor di più sua madre. Entrò in casa, ignorò il salottino sulla destra e proseguì dritto, verso la cucina. Non avevano una vera e propria sala da pranzo, perciò si riunivano al vecchio tavolo della nonna che avevano sistemato in cucina. Era come un rudere, di forma rettangolare, ma solido a modo suo. Oltrepassata la soglia della cucina, trovò suo padre già seduto, con indosso la T-shirt azzurra che usava in casa e il pantalone verde della tuta. Sua sorella stava prendendo un piatto dalla piccola credenza sul lavabo e come al solito, indossava un maglioncino rosa – per Bonnie era orribile – che le lasciava l'ombelico scoperto e una minigonna di jeans. Doveva essere "in tiro", come diceva lei, in modo da non essere presa alla sprovvista se "qualcuno" fosse venuto a bussare alla loro porta. Che testaccia. Isamu era accucciato accanto alla porta della cucina, mezzo addormentato. B e sua madre presero posto rispettivamente di fronte a Miranda e a Rick, suo padre.
"Bene, adesso che ci siamo tutti, vorrei parlarvi di qualcosa di importante" - cominciò Rick. "Oggi ho partecipato ad una riunione importante della mia azienda. Pensano che per non licenziare nessuno, siano necessari dei trasferimenti. Il mio lavoro è semplice e facile da sostituire... Dopotutto, ci sono giovani che sarebbero disposti a fare i segretari. Perciò... siamo tra coloro che dovranno presentare la richiesta di trasferimento".
Calò il silenzio.
Beatrice rimase con la forchetta a mezz'aria, le foglie d'insalata che lentamente perdevano la presa. Miranda aveva sgranato gli occhi, fissando il padre muta. Bonnie strinse i pugni, abbassando lo sguardo sul piatto ancora vuoto. Cosa voleva dire suo padre con "richiesta di trasferimento"? Doveva essere immediata? Avrebbero dovuto cambiare Stato?
Beatrice cercò di riprendere il controllo su se stessa, gettandosi i capelli indietro con le mani e sistemandosi sulla sedia. Infine disse: "Quando dovremmo trasferirci, Rick?".
"Abbiamo tempo fino a Natale, oltrepassato questo periodo scatterà una richiesta di licenziamento a mio nome".
Bonnie strinse gli occhi per un secondo. Non posso trasferirmi, proprio non posso. Non ora almeno...
"Papà non è giusto! Non voglio lasciare i miei amici! Voglio rimanere qui e continuare a fare le solite cose! Perché proprio noi? Non possono trasferire qualcun altro al posto tuo?" - esclamò Miranda, alzandosi di scatto dalla sedia.
Rick la guardò in silenzio, incapace di spiegare alla figlia che quella era la loro unica possibilità per non finire in mezza ad una strada. Avrebbe voluto che continuassero la loro vita così come l'avevano conosciuta, così come la stavano vivendo.
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Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]
General Fiction"Questa vita è una sequela di "vaffanculo" urlati ad una porta chiusa e l'unica cosa che ritorna è un'eco continua che manda a fanculo anche te." In fondo lo sapevano: le storie più rudi danno le emozioni più belle. #44 drama 16/05/2018 #9 strong 1...