Nel fiotto di studenti che si riversava fuori dalla struttura scolastica nel freddo di fine lezioni, Jenna cercava di non farsi spintonare troppo, mentre era intenta a recuperare il cellulare dalla borsa. Per quanto ci provasse, le sue borse finivano sempre per imitare quella di Mary Poppins.
Quella era, forse, stata la giornata più impegnativa che avesse dovuto affrontare durante il corso dell'anno. Be', dopo quella in cui avevano sparato a Bonnie, ovviamente. Tra Will e i test di letteratura e matematica, programmati rispettivamente giovedì e venerdì, e la situazione che stava attraversando la sua migliore amica, Jen si sentiva in crisi. Non sapeva bene come comportarsi e il senso di colpa la opprimeva. Se Jack aveva trovato il modo di avvicinarsi a Bonnie, la colpa era in gran parte anche sua. Non aveva fatto abbastanza per fermarlo e con il senno di poi, forse avrebbe potuto rivolgersi alla polizia. Ma di concreto, cosa avrebbero fatto?
Scosse la testa, facendo ondeggiare il morbido caschetto biondo.
Doveva darsi tregua, ripensare continuamente a ciò che avrebbe potuto fare l'avrebbe fatta impazzire. Ormai era andata com'era andata e lei non poteva farci niente.
"Jenna".
La ragazza avrebbe riconosciuto ovunque il suono di quella voce e la cadenza delicata che sfiorava il suo nome, quando quella bocca ne formulava le lettere e gli dava voce.
Alzò lo sguardo di fronte a sé, rendendosi conto solo in quel momento di essersi fermata e di avere il cellulare nella mano.
"Cosa ci fai qui?" - chiese, con un tono più da cerbiatto spaventato che da lupo arrabbiato.
"Dovevo parlarti. Sono giorni che non rispondi alle mie chiamate" - rispose Will, con l'espressione più triste che lei gli avesse mai visto.
"Non ho alcuna intenzione di parlare con te" - disse, allontanandosi con passo sicuro.
Il suo cuore era di certo mal fermo.
"Non mi farò chiudere di nuovo la porta in faccia, Jen" - asserì il ragazzo, portandosi accanto a lei e modulando la propria andatura affinché si adattasse a quella di lei.
Jenna lo ignorò.
"Non puoi avercela con me", riprese Will più deciso, "ho cercato di fermarlo. Cos'altro avrei potuto fare? Picchiarlo, forse? Ma mi sarei solo abbassato ai suoi modi. Jen. Jen, guardami!".
Lei si fermò e si girò a guardarlo.
"Ti amo, Jenna. Vorrei trovare un modo per scusarmi, per dirti che mi dispiace e che non volevo fare del male né a te né a Bonnie. Ho commesso un errore e credo che quello che è successo, sia abbastanza per punirmi. Non ti sto pregando; torna con me". Will pronunciò le parole come se gli facessero male, con gli lucidi di lacrime e le mani piantate nelle tasche dei jeans.
Jenna avrebbe voluto dirgli che lei lo amava ancora, che voleva stare con lui e che, anche se non sapeva se la loro storia sarebbe durata o meno, voleva fare dei progetti insieme. Ma, mordendosi la lingua, si maledisse per tutto questo. Loro avevano sbagliato e dovevano pagare per l'errore fatto, lei doveva allontanarlo, perché i sensi di colpa che provava erano più forti e pressanti della sua stessa volontà distare con lui. Avrebbe fatto pesare anche a lui ciò che sentiva e non poteva fargli questo. Doveva lasciarlo andare...
"Will, è finita... Non possiamo stare insieme" - disse lentamente, più per assimilare le parole che stava pronunciando che non per farle assimilare al ragazzo.
AWill, invece, sembrava avessero dato un pugno in pieno stomaco.
Impallidì al punto che Jenna pensò gli fosse venuto qualcosa, ma si ricredette quando il ragazzo le voltò le spalle e se ne andò. Intorno a lei, c'erano gruppi di ragazzi intenti a parlare e scherzare tra di loro e si sentì sola. Incredibilmente sola. Era un pulcino disperso, desideroso di trovare un po' di conforto e di un posto nel mondo.
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Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]
General Fiction"Questa vita è una sequela di "vaffanculo" urlati ad una porta chiusa e l'unica cosa che ritorna è un'eco continua che manda a fanculo anche te." In fondo lo sapevano: le storie più rudi danno le emozioni più belle. #44 drama 16/05/2018 #9 strong 1...