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La notte passò insonne, portando con sé un'inesorabile conto alla rovescia e numerose consapevolezze che atterrirono i cuori e strinsero forte le anime. Le due amiche sapevano che le cupe ore, in cui la luna riluceva pallida, mostrava verità che il sole, pur luminoso come nessun'altra stella, era in grado di portare all'attenzione.

Bonnie si voltò su un fianco e osservò la schiena dell'amica che, rannicchiata su stessa e stringendosi le gambe al petto, sembrava un piccolo peluche. Persino nel sonno, vi erano segni della sofferenza che stava provando, come se questa non volesse lasciarla nemmeno un momento per timore d'esser dimenticata. B era un po' restia ad accarezzarle anche solo i capelli, l'amica ci aveva messo tanto di quel tempo prima di cedere al sonno che, anche il solo respirare un po' più profondamente, credeva avrebbe potuto svegliarla. Così chiuse gli occhi e cercò la mano di Morfeo, sperando in un sonno senza sogni.

Un suono insistente e stridulo irruppe furioso nella coltre d'oscurità che aveva avvolto la mente della ragazza. Dalle sue labbra sfuggì un lamento infastidito, mentre con tutta se stessa cercava d'ignorare il rumore, quando sentì qualcosa muoversi accanto a lei. Aprì gli occhi giusto in tempo per vedere un braccio sottile passarle davanti e posare pesantemente la mano sul comodino accanto al letto.

"Oh che palle..." - biascicò una voce femminile, mentre la cosa accanto a lei si voltava dall'altra parte.

Bonnie ci mise un po' a ricordarsi dov'era e che la cosa accanto a lei era la sua migliore amica. Con un sospiro divertito si voltò e di nuovo trovò la schiena di Jenna ad osservarla.

"Jen" - chiamò la ragazza, spingendola piano con la mano.

La risposta fu un grugnito spazientito, ma l'amica non si girò.

"Jenna!" - esclamò ridacchiando B, mentre muoveva silenziosamente le mani fino alla schiena dell'amica.

Jenna non ebbe il tempo di rispondere o fare alcunché, l'attacco di solletico la colse completamente impreparata e il riso proruppe dalle sue labbra come l'acqua di un tiepido ruscello.

"Va bene, basta, sono sveglia!" - asserì Jen, tra una risata e l'altra, con il fiato corto e le lacrime agli occhi.

B si fermò con le mani a mezz'aria, ridendo a sua volta.

"Sei una stronza, sai?" - continuò Jen, ridendo. "Sai che di solletico si può morire!?".

"Sei ancora viva, non lamentarti" - la canzonò Bonnie.

Jenna sbuffò, fintamente offesa, poi si alzò improvvisamente e si gettò su Bonnie. Finirono sul pavimento un secondo dopo, entrambe per metà sul letto. Cominciarono a ridere e quando la sveglia strillò per la seconda volta, sospirarono rassegnate. Si alzarono strisciando completamente sul pavimento e poi mettendosi diritte, ma quando i loro occhi si puntarono sui numeri lampeggianti della sveglia elettrica, persero lentezza come per magia. Insieme si fiondarono in bagno, per riuscirne una decina di minuti dopo pronte per uscire; recuperate le borse, corsero giù per le scale e fuori dalla porta d'ingresso, lanciando un saluto frettoloso a Samantha che stava parlando al telefono in salotto. Arrivarono in giusto in tempo per sentire lo stridulo suono della campanella diffondersi nel cortile della scuola.

"Bonnie!" - chiamò qualcuno, mentre B e Jenna erano ferme accanto al cancello a riprendere fiato.

La ragazza si voltò e non poté trattenere il sorriso che le affiorò sulle labbra, quando riconobbe Ana. Le gettò le braccia al collo, quasi fossero passati anni dall'ultima volte che si erano viste. Ana la strinse ancor più forte a sé, perché quando quella creatura era tra le sue braccia, tutto acquistava un senso e non importava più che il mondo fosse uno schifo e che si stesse distruggendo da solo. E sì, poteva sembrare una scena da film romantico, ma a loro andava bene così. Quando sei davvero innamorato, le frasi sdolcinate che ascolti nei film e che inconsciamente ripeti a chi ami e tutte quelle sorprese stupide, come i peluche, i fiori, i cioccolatini, tutto perde il senso del ridicolo e del già fatto. Vuoi dare a chi ami il tuo amore sotto ogni forma sia possibile e cerchi di far di tutto per inventarti qualche nuova sorpresa che possa portare un sorriso – il sorriso che tu ami – spunti sul viso della persona che ha conquistato il tuo cuore.

"Dobbiamo smetterla di ricopiare i film" - sussurrò Ana, scherzando.

Bonnie scoppiò a ridere – aaah che gratificante suono!, pensò Ana. "Sì, forse hai ragione".

Si scostò dalle braccia di Ana e senza pensarci troppo, le stampò un bacio sulle labbra.

"Okay, sto per vomitare!" - esclamò disgustata Jenna.

Solo in quel momento, B si ricordò della presenza dell'amica e vergognandosi della propria disattenzione, si voltò verso di lei con un sorriso di scuse.

Jenna rise, portandosi una mano alla pancia. "Okay, okay! Andiamo, adesso". E così dicendo, prese le due ragazze per un polso e le trascinò all'interno dell'edificio, rimproverandole sul loro comportamento vomitevole. In quel momento, non aveva la forza per ammetterlo, ma ciò che stavano provando quelle due, era ciò che a lei adesso mancava, ciò che voleva di nuovo nella sua vita ed era combattuta sul fatto che fosse giusto o meno. Il suo cuore le diceva due cose completamente diverse, perciò come avrebbe potuto seguirlo?

Salutò Ana e Bonnie e si diresse verso l'aula di trigonometria, rimuginando sul da farsi e sperando di trovare presto una soluzione. Stava mandando se stessa al manicomio, non Will; a lui aveva detto di non cercarla più, di non insistere e non farsi più vedere. Forse... doveva risolvere le cose con se stessa prima di poter dire a Will quelle cose. Se pensandoci meglio, capisse d'aver sbagliato? Non avrebbe potuto tornare indietro, soprattutto non dopo essere stata così dura con lui.

Merda, avrei dovuto pensarci meglio!

 Entrò in aula, mentre il professore la incitava ad andare in fretta al posto. La lezione cominciò poco dopo, ma quando finì, se gliel'avessero chiesto, Jen non avrebbe saputo dire a quale argomento fossero arrivati e quali, invece, avrebbe dovuto ripetere in vista del test che avrebbero avuto al ritorno delle vacanze di Natale. Questo, però, non puoi spiegarlo ad un insegnante, non capirebbe, perché hanno già dimenticato come ci si sente davvero a quell'età e quanto uno o più problemi, possano affollare rumorosamente la mente.

Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora