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Una settimana prima di Natale...

Ana si sistemò il grembiule legandolo attorno alla vita, odiando il colore arancio della divisa. Indossava una maglia e una gonna dello stesso arancione spento, con il colletto marrone, i calzini bianchi sprofondavano nelle scarpe da ginnastica bianche. Il grembiule era di un intenso marrone scuro e in sostanza si salvava da tutto il resto. La ragazza sospirò pesantemente, uscendo dalla stanza riservata al personale e immergendosi nel fiotto di gente che quella sera popolava il locale. Mancava poco a Natale e molti erano impegnati a comprare i regali e stressanti per il troppo lavoro. Un periodo da schifo, ecco. Eva, l'altra ragazza che faceva la cameriera da Jenny's, era già ricoperta di ordinazioni. La poverina reggeva due vassoi stracolmi e dall'espressione dipinta a chiari colori sul suo viso era in crisi. Ana corse ad aiutarla, prendendo un vassoio e ricevendo un'occhiata di profonda gratitudine.

"Dove li porto?" - chiese, reggendo meglio il vassoio.

"Tavoli tre, sei e sette" - rispose Eva, sorridendole di sbieco.

"Corro"- sussurrò complice Ana.

Si diresse verso i tavoli, chiedendo tra le varie bevande e piatti di cibo sul vassoio cosa fosse di chi. Al tavolo sette avrebbe preferito non andare, c'era uno di quei porci da manuale in compagnia di altri due uomini. Avevano lo stesso volto sfatto, la barba di almeno un giorno che gli imperlava le guance, ma a parte sono-un-cazzo-di-maiale, nessuno degli altri mostrava inclinazioni simili. Lasciò le birre e gli hamburger sul tavolo, mentre gli uomini schiamazzavano e le lanciavano occhiate in direzione del seno. Mai come in quei momenti, desiderava poter avere un seno talmente insignificante da non valere nemmeno un commento. Si allontanò, sperando di non dover ritornare da loro e di poter arrivare alla fine del turno senza altre seccature. Ultimamente sembrava non finissero mai.

Erano giorni che non sentiva Bonnie, non le mandava messaggi e non si guardavano nemmeno in classe. B aveva provato a parlarle diverse volte e qualche giorno dopo il ringraziamento si era presentata a casa sua, ma l'aveva lasciata fuori dalla porta, con il cuore che ricominciava a sanguinare. Josh era tornato a casa due ore dopo e le aveva detto che la ragazza era fuori, nel vialetto. Solo grazie ad un supremo sforzo di volontà non si era fiondata alla finestra a controllare. Cavolo quanto era stupida! Aspettare fuori tutto quel tempo, con il freddo e la neve che non ne voleva sapere di smettere di piovere giù dal cielo in tanti piccoli batuffoli di cotone. Eppure, vederla lì le aveva dato la speranza che volesse risolvere le cose e che le dicesse che si era sbagliata quel giorno a casa sua, quando la madre le aveva beccate insieme. Voleva che B fosse più coraggiosa ed eccola fuori dalla sua porta ad aspettare che si facesse vedere, che si decidesse a parlarle.

Non era uscita fuori.

Quando si era affacciata, prima di andare a letto, aveva visto solo il vialetto pieno di neve, ma di Bonnie neanche l'ombra. Meglio così... Già, ma questa era bugia che aveva ripetuto un centinaio di volte a Josh e a se stessa. La bugia che aveva rifilato a Link, quando le aveva detto che sapeva tutto della sua relazione con B, che per lui "andava benissimo" che stessero insieme. Ma a Link aveva detto "meglio così, meglio che non sia successo nulla", come se dirlo al suo migliore amico potesse servire a togliersi quella ragazza dal cuore e dalla mente. Sapeva di essere persa per lei, sapeva che niente e nessuno avrebbe potuto farle cancellare ciò che provava. Nemmeno i rimpianti di Bonnie e il suo finale rifiuto a quello che avevano passato insieme. Non aveva mai rincorso nessuno, con lei aveva creduto ne valesse la pena. Lo credeva ancora. Come si può continuare ad amare una persona che ci ha ferito irrimediabilmente? Perché continuava ad amarla, anche se la odiava per come la stava facendo sentire? Con lei era stata male, ma senza di lei si sentiva morire dentro ogni secondo. Ana l'aveva incontrata nel momento sbagliato della sua vita, quello in cui lei era ancora a pezzi e non aveva la forza necessaria ad affrontare le cose. Ed era stato sempre questo il suo tormento, no? B non era pronta e dopo quello che si erano dette l'ultima volta, non credeva lo sarebbe mai stata. Ma, poi, per cosa avrebbe dovuto essere pronta? Aveva detto che si era pentita, che avevano "commesso un errore"... non aveva senso sperare. Era andata a casa sua, ma Ana sentiva che, se ci avesse sperato di nuovo, ne sarebbe morta di certo.

Per l'ennesima volta quel giorno, trasse un profondo sospiro. Per le successive tre ore e mezza, torturò il suo povero cervello con ordinazioni e richieste capricciose dei clienti. Faceva quel lavoro da due anni, ma non si era ancora abituata al tipo di clientela che frequentava il Jenny's. Per una volta, però, ringraziò di fare quel lavoro, perché niente aiuta a far tacere i pensieri come un'attività che impegna completamente.







Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora