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Resistere.

Bukowski scrisse che "resistere ha senso solo se ne esce con qualcosa in mano, ma resistere tanto per resistere è la spiacevole condizione di milioni di persone". Bonnie se lo ripeté a lungo, mentre passava dall'aula di storia a quella di inglese e poi a quella di spagnolo. Come aveva sempre sentito nei film, il tempo passò davvero lentamente, non era una presa in giro o una trovata per far comprendere meglio attesa e impazienza. Sì, l'impazienza ci metteva del suo, ma era come se si accordasse con le lancette dell'orologio affinché si muovessero con la stessa lentezza di una tartaruga. Quando finalmente la campanella dell'ora di pranzo suonò, B si precipitò fuori dall'aula. Nella fretta urtò qualche studente, girandosi frettolosamente solo un momento per scusarsi. Ana l'aspettava, l'aspettava, l'aspettava.

La mensa era già piuttosto popolata, ma non vi si soffermò troppo. Temeva di poter incontrare Link o Jenna che l'avrebbero certamente fermata. Uscita all'esterno, accolse con un brivido il freddo. La neve sotto le scarpe sembrava scricchiolare e borbottare, mentre si dirigeva verso gli alberi. Tirò fuori dalla felpa il pacchetto di sigarette, estraendone poi una e accendendosela. Quando soffiò una nuvoletta di fumo, quasi credette potesse congelarsi tanto faceva freddo.

Ma perché non si era portata il giubbotto!?

Perché Ana aveva proposto quel incontro segreto? Non che le dispiacesse, certo, ma era curiosa del motivo per cui dovevano vedersi proprio lì. Loro due, sole. Era come ritrovarsi in un film, tipo Boys don't cry o uno simile. Ma no, forse stava solo esagerando. L'ansia e l'attesa stavano mettendo a dura prova la sua lucidità, avrebbe dovuto darsi una calmata, anche se era più facile a dirsi che a farsi. Sapeva benissimo che fino a quando non avesse visto Ana, non si sarebbe tranquillizzata affatto.

"Eccomi. È da molto che sei qui?" - chiese una voce, quando Bonnie stava finendo la seconda sigaretta.

Essendosi appoggiata parzialmente ad un albero, si voltò di poco e scorgendo la figura di Ana trattenne il respiro, rischiando addirittura di strozzarsi per non aver espirato il fumo.

"No, no" - rispose, non appena smise di tossire.

"Meglio così, fa davvero freddo!".

Quel giorno, Ana indossava dei jeans blu scuro, un maglione marrone e ai piedi aveva un paio di anfibi neri. Non indossava il giubbotto, proprio come Bonnie, quindi anche lei stava diventando un ibrido tra ghiaccio e carne.

"Volevo parlarti di un sogno che ho fatto l'altra notte. Non è il primo simile che faccio e tenendo in conto che riguarda anche te, ho pensato di mettertene a parte. Sarà avventato da parte mia, ma converrai con me che è meglio così, fidati" - disse Ana con un tono carico di sottintesi.

"Chiudo gli occhi e ti vedo sotto di me, bellissima, nuda. Con una mano ti copri il volto, ti vergogni. Eppure sei meravigliosa. I capelli sparsi sul cuscino attorno alla tua testa, le guance leggermente arrossate, le labbra schiuse.
Ti bacio.
Continuo a baciarti, fino a quando una mano non mi scende sul tuo busto. La pelle morbida, liscia, calda. Creo un sentiero di baci lungo il tuo collo, mi soffermo a leccare una clavicola. L'odore della tua pelle mi riempie, ne voglio ancora. Scendo di più, mi soffermo prima su un seno, poi sull'altro. Spingo vie le tue mani, le tengo ferme ed alte sulla tua testa. Ti bacio, faccio passare smaniosa la mia lingua proprio sul capezzolo. Vuoi baciarmi ed io voglio baciarti, ma il desiderio di farti impazzire è troppo forte, così desisto. Scendo ancora, riempiendo di baci la pancia, le anche e poi... finalmente ecco ciò che volevo. La lingua scivola a penetrare la parte più intima di te, giocando ed eccitandoti. Lecco, bacio, mordo. Ormai sono piena del tuo odore.
Mi allontano lentamente, gustandomi l'espressione carica di desiderio nei tuoi occhi.
Non ti do il tempo di respirare ancora: la mia mano trova ciò per cui tanto ti divincoli sotto di me. La muovo lentamente, spingendo piano e fino in fondo.
Gemiti. I tuoi e i miei che si mescolano e occupano la stanza.
Muovo ancora la mano, veloce, sempre più veloce, fino a quando mi implori di aspettare un po' per poterti riprendere. Ma non vuoi davvero che mi fermi. Continuo a muovermi, a penetrare sempre di più, divorata dalla voglia di vederti venire, di sentirti urlare. E tu urli, Dio, come urli. Le mie orecchie accolgono la tua voce, volendo ascoltarla ancora e ancora. E così mi muovo di nuovo. Mi scosto solo quando ho la certezza che sei soddisfatta e sfinita. Ti guardo, mi appoggio su un fianco e ti bacio. Poi, ti prendo e ti porto a poggiarti con il busto su di me, in modo da avere il tuo volto sulla sommità del mio seno. Guardo il tuo nasino, i tuoi occhioni chiusi. Sei bellissima e al mondo non riesco a trovare nulla di altrettanto bello e mozza fiato. Con un braccio ti circondo più che posso, voglio tenerti al sicuro nella mia fortezza.
A questo punto, non importa cosa succede fuori. Non importa niente, eccetto te su di me che piano piano ti addormenti"- conclude dolcemente Ana.

Il sogno che aveva appena finito di raccontare, sembrava uscito proprio dalle fantasie di Bonnie. Il desiderio, la voglia di unire la carne con la carne in quel unico atto in cui si fondono anche le anime e i cuori.

Ana la desiderava.

"A-anche io voglio fare l'a-amore c-con te" - sussurrò Bonnie, con i denti che battevano per il freddo.

Ana ne rimase colpita, quasi come se non si aspettasse di sentirsi dire una frase simile proprio da quella ragazza. Ma comprendeva anche il fatto che per Bonnie non sarebbe stata una passeggiata fare sesso con lei, dopotutto la prima volta era ubriaca.

Sospirò."Va bene, ma solo quando sarai tu a chiedermelo. Non ti toccherò più a quel modo fino a quando tu non sarai sicura di volere che io lo faccia" - sentenziò Ana alla fine.

A Bonnie si illuminò lo sguardo e non poté trattenersi dal sorriderle.

"Bene"- disse, voltandosi e baciando una guancia di Ana.

Ti voglio Ana.



Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora