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 Quel sabato mattina la luce che entrava dalla finestra era grigio, fuori nevica piano e un manto bianco ricopriva candido case, strade e auto. Il freddo pungeva sarcastico il viso e arrossava nasi e guance.

 Bonnie si era svegliata presto, aveva fatto una doccia veloce e aveva indossato il suo maglione preferito. Era grigio, la copriva fino alle cosce ed era pieno di buchi, ma era caldo e accogliente come l'idea che aveva di "casa".
 A mezzogiorno, si sarebbe svolto il funerale del padre di Ana, ma la ragazza non voleva prendervi parte. Non avrebbe avuto senso, dopotutto.
 Un uomo come quello... Come aveva potuto comportarsi così con i suoi figli? Era qualcosa... Meritava solo...

 Bonnie sospirò. Era meglio non pensarci.
 Il campanello suonò e lei si scostò dalla finestra per scendere ad aprire la porta. Non appena l'aprì, il vento la investì e lei cominciò a tremare.
 "Ciao" - disse Ana, sorridendole.
 Era così bella.

 "Entra" - riuscì solo a dire Bonnie.
 Forse era troppo bella..
 Isamu corse a fare le feste ad Ana, scodinzolando e abbaiando.
 "Ehi, bello!".
 Bonnie li guardò e si sentì terribilmente in colpa per la poco sincerità che stava avendo con quella ragazza. Per lei c'era tutto mondo d'amore che non avrebbe mai potuto provare per nessun'altra persona, ma alle storie a distanza non credeva. La lontananza, l'attesa, la paura. Voleva continuare ad amarla così. L'avrebbe ricordata per il resto della sua vita e se erano davvero destinate a stare insieme, il destino avrebbe creato un'altra possibilità affinché s'incontrassero di nuovo.
 "Vieni" - disse Bonnie, guidando Ana al piano di sopra. "I miei oggi non tornano prima di cena" - sussurrò, mentre lei si dirigeva verso la sua stanza e Bonnie entrava in bagno per lavarsi le mani.
 Più che vederla, sentì la reazione di Ana a quella frase e sapeva che sarebbe stata un fulmine ad arrivare da lei.
 Isamu era rimasto al piano di sotto, soddisfatto per essere stato coccolato e Miranda era andata fuori con gli amici. Nessuno le avrebbe disturbate.
 Ana la prese per i fianchi, sollevando un po' il maglione. Cominciò a baciarle il collo, lentamente, creando un piccolo sentiero, poi la fece voltare e fuse le loro labbra. Il bacio fu appassionato e pieno di calore, uno scontro di sentimenti senza fine. Continuando a baciarsi, raggiunsero il letto e quando le gambe di Bonnie toccarono il piumone, il suo maglione e il giaccone di Ana finirono sul pavimento. Il maglioncino di Ana sfregava contro l'addome di B, provocandole infiniti brividi, mentre la ragazza la torturava di baci e carezze. Una mano di Ana si insinuò rapida nelle mutandine della ragazza, facendole sfuggire un gemito, ma questo non fece che aumentare l'eccitazione che stavano provando. Ana si muoveva con una lentezza esasperante, ma questo non faceva che accrescere le sensazioni che B stava provando e il fatto che si trattenesse a stento dall'implorarla ad andare più veloce era un dettaglio che ad Ana non sfuggì.

 Bonnie perse la pazienza e con poche mosse rapide, slacciò i jeans di Ana e cominciò a toccarla dove la ragazza stava toccando lei, con la medesima lentezza. Lo sguardo che si era acceso nei loro occhi, i suoni che rimbalzavano nella stanza erano ciò di cui avevano bisogno in quel momento. Avevano bisogno di essere una persona sola, per dimenticarsi tutte le loro ferite, tutte le incomprensioni, tutte le cose sbagliate e le frasi pronunciate con durezza. Avevano bisogno di unirsi così, per ricordarsi che potevano farsi del bene, anche se erano create per ferirsi a vicenda.
 Erano una cosa sola e tanto bastava a credere che il loro amore fosse forte.
 Con una certa difficoltà, si separarono l'una dall'altra, inconsapevoli del tempo. Dopo aver raggiunto insieme le porte della soddisfazione assoluta, erano rimaste abbracciate a fondere i loro cuori.
 Mentre si rivestivano, Bonnie chiese: "Sicura di non voler andare al funerale?".
 Ana trattenne il respiro. "Sì. Non devo dire addio a nessuno, sarebbe inutile andarci".

 "Josh ci andrà. Dovresti andare almeno per dare forza a tuo fratello. Lo sai che lui è più sensibile".

 "Non voglio parlarci" - disse Ana, irritata, dichiarando così conclusa quella conversazione.

 Scesero in cucina per farsi un panino veloce, nonostante la fame che le aveva assalite. Mentre erano sedute a tavola a mangiare, Bonnie trovò tutto così naturale. Era come se ogni azione compiuta prima d'incontrare Ana, anche la più banale, ne portasse comunque i suoi segni. Legate da qualcosa di più forte del tempo, più forte della vita, più forte persino della morte; ecco!, era un sentimento che trascendeva le leggi naturali e si distingueva nell'eterno etereo.
 Erano già state in quella cucina, sedute a mangiare, a bere, a scherzare; erano già uscite insieme, andate al cinema e a mangiare una pizza o a bere un frullato. Tutto sembrava già fatto eppure appena scoperto. Era stranamente bello e Bonnie avrebbe voluto passare altri giorni come quello, con Ana, ma non era possibile. Forse, se fosse sparita dalla sua vita così come vi era entrata, avrebbe fatto meno danni, perché l'unica cosa di cui era certa era proprio questa, ne sarebbero rimaste ferite entrambe. È questa la pecca nelle relazioni umane, si finisce sempre per ferire e per essere feriti... Ma è questo a renderci umani, no?

 Bonnie si sporse sul tavolo, per baciare Ana sul naso. La ragazza ne rimase sorpresa, ma prima che B si facesse indietro, le rubò un bacio. Bonnie arrossì violentemente, mentre il cuore prendeva a correrle tutto felice. Il suo cuore era proprio un bambino, ma anche lei lo era, dopotutto.
 "Ti amo" - sussurrò Ana, prima di baciarla di nuovo, permettendo così a quella frase di rimanere sospesa in aria, in bilico tra il reale e la felicità.

Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora