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Quando tornò sua madre per pranzo, Bonnie aveva perso e riacquistato coraggio almeno una cinquantina di volte. Il rumore della porta che si chiudeva, la voce di sua madre e quella di suo padre che si mescolavano, aveva sentito tutto dal salotto. Dopo aver parlato con suo padre si era seduta sul divano raccogliendo le ginocchia al petto, facendosi il più piccola possibile. Rick le aveva portato una tazza di tè, dileguandosi al piano di sopra subito dopo. Suo padre era fatto così.

B poggiò la tazza vuota sul piccolo tavolino di legno di fronte a sé.Ce la puoi fare.

"Mamma"- disse alzandosi, così da farsi notare da sua madre.

Lo sguardo di Beatrice era severo, la curiosità la sfiorava appena."Dimmi, Bonnie".

"Possiamo parlare un momento?".

Lanciò uno sguardo al marito per poi riportarlo su Bonnie. Rick doveva essere presente, era suo padre ed andava coinvolto nelle scelte sconsiderate che faceva sua figlia. Doveva sapere.

"Va bene. Sediamoci, Rick" - disse con enfasi, sedendosi.



Bonnie era stesa sul letto nella sua stanza, Sheeran che aiutava l'obiettivo di pace che la sua mente si era prefissa. Gli occhi chiusi, il respiro regolare, il battito tranquillo. Era come se al di fuori di quella stanza non esistessero persone, non ci fossero affetti, non ci fossero cose da fare e luoghi da raggiungere. Ogni cosa sembrava dissolta, nulla aveva lasciato traccia del proprio passaggio. Veniva da chiedersi se ci fosse mai stato qualcosa, in realtà.

E se fosse tutto finto? Se noi chiamiamo in un certo modo un oggetto o una pianta e questi in realtà hanno un nome differente? E se le parole, quelle che pronunciamo ogni giorno, persino quelle che stiamo leggendo, fossero diverse rispetto a come le percepiamo? E se avesse un significato più semplice magari o più complesso di quello che crediamo? Magari i limiti ce li imponiamo noi. Diciamo "questo non si può fare" e tutti seguono a ruota e non lo fanno, ma qualcuno ha permesso agli uomini di volare, ai palazzi di sfiorare il cielo e all'uomo di camminare sulla luna. Ci sono persino dei robottini su Marte per scoprire se c'è vita! A questo punto, non possiamo nemmeno affermare che l'universo sia infinito. Persino Einstein, ironicamente, lo asserì. Le cose sono impossibili solo per chi non ha occhi per vederle, semplicemente. Perciò, quando ci si mette intesta qualcosa, basta crederci e prima o poi si raggiungerà il traguardo.

La ragazza strinse a pugno una mano, doveva farcela. Doveva risolvere quella situazione e poi avrebbe potuto partire senza problemi... Come se quella vita non le appartenesse nemmeno. Ma almeno, non avrebbe avuto rimpianti che l'avrebbero accompagnata per il resto della sua strada. E poi, uno degli ostacoli era ormai andato: sua madre non aveva reagito bene, quando avevano parlato, ma sembrava aver deposto l'ascia di guerra. Non era stata felice nemmeno di sapere che Rick appoggiava la figlia. Il giorno del Ringraziamento aveva pronunciato poche parole concitate, per rivolgere tutta la sua attenzione al cibo e a Miranda.

Bonnie sospirò.

Pazienza, non si può aver tutto e questo era già più di quanto si aspettasse.

"Bonnie?"- chiamò Miranda, ferma sulla soglia della stanza.

Indossava uno di quei maglioncini dai colori pastello che le lasciavano la pancia scoperta e una minigonna con delle calze di lana bianche fino al ginocchio. Quel giorno il maglioncino era di un celeste talmente chiaro da apparire bianco.

"Cosa c'è Mir?" - chiese svogliatamente Bonnie, abbassando il volume dello stereo.

La sorella esitava, spostando il peso da un piede all'altro, lo sguardo basso. B si tirò su a sedere e la guardò meglio.

Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora