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 "Je... Jenna?" - esclamò sorpreso Will.
 La ragazza boccheggiava dietro di lui, piegata su se stessa. Aveva corso a perdi fiato per cercare di arrivare in tempo, ma aveva dimenticato che tra una scuola e l'altra ci voleva quasi mezz'ora e che il traffico era al culmine del suo progetto di immobilità totale.
 "Jenna, stai bene?". Will non poté evitare che la sua voce avesse un'inclinazione così preoccupata. Era ancora innamorato di lei o meglio, era innamorato di lei e nemmeno il suo continuo rifiutarlo aveva affievolito quel sentimento.
 Ma forse era semplicemente masochista e quindi era per questo che continuava ad amarla.
 "S... Sìh..." - sospirò Jenna, cercando di rimettersi dritta.
 Quando i loro occhi s'incontrarono, sentì ancor più deboli le ginocchia e se Will non fosse stato così pronto da offrirle il suo sostegno, sarebbe certamente finita sedere a terra sul marciapiede. Sentire le sue mani sui fianchi, nonostante il jeans e il giubbotto, era una sensazione che le era mancata più di quanto sapesse esprimere a parole.
 Attorno a loro cominciava a sfoltirsi la marea di studenti della High Sox, ma comunque a loro importava ben poco.

 "Cosa ci fai qui?" - chiese il ragazzo, aumentando la presa su di lei. "È forse successo qualcosa?", aggiunse, con una punta d'ansia nella voce.
 "Will... tranquillo...".
 No, okay, decisamente non ci siamo, pensò Jen. Respira, dai, piano.

 "Will, devo parlarti! Io, davvero... Io... mi dispiace! Sono stata una stupida, ho sbagliato tutto con te. Non avrei mai dovuto arrabbiarmi così, è solo... credo di aver trovato più facile prendermela con te che con me stessa. Sapevo che era colpa mia, ma ammettere di aver fatto del male a Bonnie era anche più doloroso. Solo che, quando ti ho perso... Oh, Will, sono stata così male", Jenna prese un breve respiro, parlava talmente in fretta da non rendersi conto dello stupore sul volto di Will, "Mi sei mancato così tanto... Ho sperato non ce l'avessi con me, ho sperato non mi odiassi, ma so che è così. So che mi odi e non ci potrà più essere niente tra di noi... e questo per colpa mia. Perché sono stata una stupida e non avrei mai dovuto ferirti. Mi dispiace Will, mi dispiace tanto. Non volevo farti del male, non volevo, credimi. E so di avertene fatto, non me lo perdonerò mai. Vorrei ci fosse un modo per farmi perdonare da te, vorrei non essere stata così stupida!", e si fermò. Cominciò a piangere come una bambina e anche se fino a quel momento aveva gesticolato forsennatamente, mentre le lacrime le rigavano le guance, rimase perfettamente ferma.
 Dio, che stupida, adesso piango anche!
 "Jenna..." - cominciò Will, ma si fermò, come insicuro sulla frase da pronunciare. "So che non volevi farmi del male, non è da te ferire chi ami. E sapevo che mi amavi, anche se ti ostinavi a dire il contrario. Sono tuo, Jen, il mio cuore ti appartiene... Oh mamma, ma vedi che cavolo mi fai dire!" - esclamò infine, portandosi una mano sulla faccia, mentre con l'altra continuava a stringere il fianco di lei.
 "Mi dispiace tanto, Will".

 "Sta zitta" - sussurrò contro la propria mano, un momento prima di scostarla e posare le labbra su quelle di Jenna.

 D'accordo, scena da film, forse fin troppo, ma, ehi, le relazioni possono essere come quelle dei film, sapete?
 Jenna, dapprima sorpresa, si sciolse sotto l'effetto di quel bacio e gettò le braccia al collo di Will, stringendoselo più vicino. Provava la forte voglia di allontanarlo, per dirgli ancora che le dispiaceva, che avrebbe trovato un modo per farsi perdonare, ma non voleva allontanarlo nemmeno per un secondo. E di riprendere fiato nemmeno se ne parlava, ma ne rimasero tutti e due accorto e furono costretti a separarsi.

 Si guardarono a lungo negli occhi, come se i loro sguardi fossero incatenati l'uno all'altro e non fosse possibile sciogliere quel legame. Si stavano chiedendo scusa in tanti di quei modo che le loro lingue non avrebbero mai saputo spiegare, perché è negli occhi che risiede l'anima, è il suo specchio e solo attraverso essi possiamo riconoscerla.

 Jenna aprì gli occhi e il peso straziante della realtà le piombò addosso con una forza tale da farle male al petto. Strinse con forza il piumone con le mani, cercando di ancorare non solo il proprio corpo, ma anche la propria mente alla realtà. Davanti a lei, non c'era Will, con gli occhi scintillanti e il naso rosso per il freddo. Non c'erano le sue mani su di lei, né la sua bocca sulla sua. Aveva sognato tutto.

 Calde lacrime le scesero piano lungo il viso, quasi fossero una carezza e al contempo una conferma devastante. Perché quando era uscita da scuola ed era corsa da Will, lui l'aveva respinta, dicendole di sentirsi troppo ferito per poter parlare con lei. L'aveva perdonata, ma non aveva affrontato il proprio dolore e guardarla negli occhi era peggio che passarsi un coltello all'interno delle braccia. L'aveva guardato allontanarsi e confondersi tra la folla, mentre il suo cuore crollava in un abisso nero a tutta velocità, ancorandola al marciapiede. Aveva preso un profondo respiro e poi era corsa a casa, per chiudersi nella sua stanza, al buio, a piangere. Si era stesa sul letto, sperando che il sonno la vincesse, in qualche modo, e le permettesse di non pensare. Ma i suoi sogni erano stati persino più dolorosi della realtà.

 Sapeva che avrebbe dovuto aspettarsi una reazione simile da lui, ma aveva voluto sperare fino alla fine che fosse diversa. Ma quando ferisci troppo qualcuno, non sempre c'è un modo per farsi perdonare, per rimettere le cose a posto e cercare di andare avanti insieme. A volte, devi affrontare il fatto che non puoi curare le ferite che hai inflitto. Fa parte della vita. Feriamo le persone e le persone feriscono noi e qui il Karma non c'entra. È solo il corso delle cose, perché siamo umani e siamo imperfetti.
 Jenna si nascose sotto il piumone, piangendo silenziosamente tutte le sue ferite, sperando scomparissero.

Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora