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"Bonnie, avanti. Parla" - la incoraggiò ancora Link.

Erano seduti sui gradini del portico di casa Jackson da una decina di minuti, con il vento che penetrava nei piumini che entrambi avevano addosso. Bonnie aveva chiesto a Link di raggiungerla, dovevano parlare di qualcosa e dovevano farlo faccia a faccia. Non sapeva come parlargli di Ana, del sentimento che provava per lei e di come erano finite le cose tra loro. Non sapeva come Link l'avrebbe presa, lo conosceva da poco tempo in fondo, ma sentiva che era arrivato il momento di parlargli chiaramente. Non sarebbe stato facile, ma cosa, di tutto quello che stava succedendo nelle ultime settimane, lo era?

"Bonnie"- la chiamò Link. Nel suo tono, la curiosità e l'ansia si stavano sfidando a duello.

"Link... è solo che non so come dirtelo. So che è semplice... ma non so proprio come dirlo...".

"Dillo e basta. Vedrai che sarà più facile se non pensi a ciò che potrebbe accadere...".

Bonnie trasse un profondo respiro, convincendosi che stava semplicemente dicendo ad un amico che si era innamorata. Tutto qui.

"Io... mi sono innamorata di Ana" - le uscì in un colpo solo, dopo un breve istante d'esitazione.

Non guardò verso Link, tenne gli occhi fissi sul piccolo vialetto di casa sua. Non voleva guardarlo in faccia, il coraggio le mancava troppo. Più i secondi passavano e Link non parlava, più si chiedeva se non avesse sbagliato a dirglielo. Dopotutto, Ana non voleva più saperne di lei ed erano due giorni che non rispondeva alle sue telefonate... ma in fondo non si aspettava lo facesse, non dopo quello che era successo con sua madre. E poi si sarebbe trasferita entro Natale, quindi poteva lasciarsi alle spalle ogni persona o situazione spiacevole nella quale era incappata nel giro di pochi mesi. Già, erano solo pochi mesi... le sembrava fosse passato molto di più. Aveva vissuto delle emozioni troppo intense per razionalizzarle in una manciata di settimane, troppo vive per ricordarle che aveva solo diciotto anni. Che fosse questo il potere dell'amore? Che spingesse le persone a vivere e a sentirsi vive? Che promettesse ad occhi chiusi quella certezza di felicità a cui ogni essere umano ambisce? Che amare fosse il trampolino di lancio verso la conoscenza di sé?

"E lei cosa prova per te?" - chiese Link, lentamente, come se farle quella domande gli costasse un grande sforzo.

B tornò con i piedi per terra, improvvisamente atterrita dalla potenza della realtà. "Credo avesse cominciato a provare qualcosa anche lei... ma adesso mi odia".

Lo sguardo che Ana le aveva rivolto quel giorno era stato il più doloroso che le si fosse mai vista rivolgere e sapeva che era stata proprio lei a provocarlo, il che amplificava tutto.

"Perché dovrebbe odiarti?". Il tono di Link era carico di sincera curiosità.

La ragazza si voltò a guardarlo e notò subito gli occhi lucidi di lui, notò anche che aveva stretto così tanto le mani a pugni che le nocche erano bianche. Link era ancora voltato per metà verso di lei, proprio come quando si erano seduti, ma qualcosa nella sua posa le diceva che avrebbe voluto mettersi a correre.

"Perché ho rovinato tutto e prima che potessi dire qualsiasi cosa per rimediare, mia madre l'ha cacciata e le ha detto di non avvicinarsi mai più a me". Qualche lacrima le sfuggì, non poté trattenerle.

Link non le asciugò le lacrime, non provò nemmeno a consolarla. Rimase in silenzio, la mascella contratta, lo sguardo perso nel vuoto. Bonnie gli stava chiedendo qualcosa o almeno così lui credeva, ma era consapevole che non era in grado di dargliela. Non in quel momento, almeno. Ma è questo il brutto dei sentimenti, quando razionalmente sai quale sia la cosa giusta da fare, il tuo cuore decide per te e tu glielo lasci fari, perché senti che indipendentemente da tutto è quella la cosa giusta.

"Mi dispiace, Link. Avrei dovuto dirtelo prima, avrei dovuto essere sincera con te... avrei... avrei dovuto fare qualcosa". La voce della ragazza era un sussurro carico di dolore, ma nessuno dei due aveva intenzione di approfondirlo.

"Io so che ti ho ferito e credimi, non avrei mai voluto ferirti. Non sapevo cosa fare, perché non volevo vedere ciò che stava succedendo e così ho rimandato più che potevo il momento di affrontare la cosa... ed ho finito con il ferirti ancora di più. Ma forse è meglio tardi che mai..." - continuò B, guardandosi le mani. Le sentiva intorpidite a causa del freddo, non aveva messo i guanti.

Link sentì montare la rabbia e strinse ancora di più i pugni, ma non poté evitare che il suo tono fosse duro quando parlò. "Sai perché non vado d'accordo con il <<meglio tardi che mai>>? Perché è la scusa di chi ha aperto gli occhi e sa di averlo fatto troppo tardi. Perché non c'è scusa peggiore per un gesto mancato o una frase non pronunciata in un determinato momento. È vero che si aspetta l'occasione giusta o il fatidico momento giusto, ma ripetersi <<meglio tardi che mai>>, quando invece lo si poteva fare prima, è sciocco. Davvero sciocco". Detto ciò, si alzò e se ne andò, lasciando dietro di sé il peso di un silenzio carico di sottintesi. Aveva sganciato una bomba senza preoccuparsi dei danni e del grado di devastazione.

Bonnie rimase sola, seduta su quei freddi scalini che conosceva bene. Si strinse di più nel piumino, cercando di contenere i cocci della sua anima, cercando di rimanere integra ancora po'. Non sapeva come sistemare ciò che si era sfaldato, come incollare ciò che si era rotto e all'improvviso si ricordò di una tecnica giapponese: <<Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la spaccatura con dell'oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello>>.

Lei doveva fare la stessa cosa.







Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora