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Respira. Piano. Con calma.

Cammina.

Bene, così.

Adesso... sii coraggiosa.

"Puoi farcela" - disse piano Jenna, guardando negli occhi la sua migliore amica.

Bonnie le restituì uno sguardo impaurito, ma annuì. Non era più il momento di scappare. Sì, però... era difficile rimanere fermi e affrontare tutto quello che fino a poco tempo prima passava parallelo alla corsa.

Jen si mise dietro Bonnie e le poggiò le mani sulle spalle, spingendola a camminare. "Così potrò finalmente conoscerla!", esclamò entusiasta.

"Shh!"- le fece Bonnie, con un sorriso. "Oddio. Eccola" - aggiunse pochi secondi dopo.

Ana era ferma accanto al cancello della scuola a parlare con Erik, uno dei ragazzi che l'avevano aiutata quando quel cretino di Jack aveva deciso di avventarsi su di lei, quella notte all'Oblivion. In un certo senso, gli era grata per essersi comportato così, perché aveva conosciuto Ana e probabilmente se le cose fossero andate diversamente non sarebbe mai successo.

Bonnie adorava Erik, forse perché con quello strano modo di parlare che aveva risvegliava il suo istinto materno o qualcosa del genere. Sembrava un bambino, inciampava continuamente nella propria lingua e con quei grandi e profondi occhi castani di certo non dava l'impressione di un ventenne. Chissà cosa ci faceva lì.

"Ehi, Bobi!" - la salutò Erik, con un grande sorriso che lo fece apparire ancora più infantile.

Uno spruzzo di capelli biondi usciva dal cappello che aveva in testa e svolazzava a destra e a sinistra, a causa del vento.

"Ehi"- rispose Bonnie. "Lei è Jenna" - aggiunse indicando la ragazza, che adesso l'aveva affiancata.

Ad Erik si illuminò il viso e tese addirittura la mano dicendo: "Piacere, Erik".

Jenna lanciò uno sguardo divertito a B, mentre stringeva la mano del ragazzo. Bonnie non poté trattenere un sorrisetto divertito.

"Ciao"- sussurrò Ana, affiancandosi a quest'ultima.

Era rimasta in silenzio fino a quel momento, osservando Bonnie e non trovando il modo per salutarla, non sapeva da dove cominciare. Eppure, erano ben oltre il più banale imbarazzato.

"Ciao"- sussurrò a sua volta Bonnie, guardando Ana e lasciando che il proprio volto si stendesse in un sorriso dolce come il miele.

Ana ricambiò il sorriso, poggiandole una mano sul polso, il più vicino possibile al palmo, ma non abbastanza da stringerlo. Bonnie si chiese perché non le avesse afferrato la mano, non si sarebbe ritratta.

"Sono Jenna" - disse la sua migliore amica, districandole svogliatamente da quel momento.

A chi stava rivolgendo?, si chiese distrattamente Bonnie, guardando l'amica. Oh.

"Ana". E sorrise.

Jenna ricambiò il sorriso ed esclamò: "Finalmente ti conosco! Ho sentito tanto parlare di te e poi volevo ringraziarti per quel che hai fatto per Bonnie, all'Oblivion. Non ne ho mai avuto l'occasione, perciò ne approfitto".

Bonnie s'irrigidì un momento, in ricordo delle sensazioni provate con Jack. Ana le strinse la mano, cercando di darle conforto, immaginò B, dopo essersi ripresa dalla sorpresa di sentire le loro mani strette l'una all'altra.

"Non c'è bisogno che mi ringrazi. Quel ragazzo è stato un vero coglione, si meritava ciò che i miei amici gli hanno fatto" - rispose in modo duro.

"Esatto! Che cretino! Quando l'abbiamo portato fuori dal locale ha cercato prima di rifilarci delle pasticche, poi si è messo a piangere come una femminuccia, chiedendoci di non picchiarlo ancora" - disse Erik, sghignazzando.

Bonnie notò che Jenna aveva la classica espressione di chi si è appena ricordato qualcosa e quel qualcosa non sembrava particolarmente gradevole. Così si allontanò un poco da Ana, stringendole comunque la mano, mentre quest'ultima faceva battutine su quanto Jack fosse un idiota e uno senza spina dorsale.

"Tutto a posto, J?".

"Sì, tranquilla" - rispose l'amica, sorridendole. "Mi sono solo ricordata di non aver scritto il nome sulla tesina di storia. Dovrò aggiungerlo".

"Sei la solita sbadata" - disse Bonnie ridendo.

Doveva sempre dimenticare qualcosa.

"Su, entriamo, altrimenti la Moore comincerà a dare di matto" - disse poi Jen, avviandosi verso il portone, assieme ad una gran folla di studenti.

"Okay. Andiamo?" - chiese Bonnie ad Ana.

"Certo. Allora ci vediamo, Erik".

"Ciao,Erik".

"Ciao, ragazzeee!" - urlò l'amico, agitando veloce la mano e sorridendo come uno di quei bambini sempre allegri.

Mentre si avviavano a scuola, mano nella mano, Bonnie si sentì felice. Stava assaporando il contatto delle loro mani, del calore che si sprigionava e si raccoglieva attorno ad esse. Sentiva che la mano di Ana era ciò che mancava alla sua per essere completa, per sentirsi qui. Era questo che voleva nascondere? Era questo che aveva paura di mostrare? Si sentì stupida, davvero stupida. Non avrebbe dovuto avere paura di essere felice con Ana. Lo stare con lei la rendeva completa e le faceva venir voglia di fare tutte quelle cose che le coppie facevano e che a lei erano sempre sembrate fin troppo smielate. Adesso, aveva voglia di andare a vedere Titanic al cinema e piangere e stringere forte la mano di Ana. Aveva voglia di frasi sdolcinate da carie e di serate al bowling o a casa sua con lei. Aveva voglia di una serata in una pizzeria o in un ristorante, perché no, a mangiare cinese e a ridere.

Bonnie si sentì strattonare e inciampò, finendo per lasciare la mano di Ana che si voltò a cercarla. Mentre B si rimetteva in piedi, una mano le afferrò il braccio e tirò fuori dalla massa di corpi che rischiava di travolgerla ancora di più. Una lieve folata di vento, portò con sé il profumo di Link, facendole capire chi fosse il suo"salvatore", il che la fece un po' ridere, perché si ricordò il cognome del vampiro Damon.

"Grazie, Link. Senza di te, mi avrebbero..." - cominciò a dire, voltandosi, ma le parole le morirono non appena riconobbe il volto del ragazzo che le stava ancora stringendo il braccio.

"Sono felice anch'io di vederti" - disse il ragazzo, ghignando.

"Cosa ci fai qui?" - chiese B spaventata. Tra tutti, proprio lui doveva incontrare? E poi, cosa ci faceva lì?

"Sono venuto a prenderti. Ho aspettato a lungo questo momento" - rispose, mantenendo un sorrisetto alquanto sinistro.

Il taglio alla mohicana si muoveva convulso, mentre Jack la strattonava fuori dal cancello della scuola. Bonnie cercava di allentare almeno un po' la presa che il ragazzo aveva sul suo braccio, dicendogli di lasciarla e purtroppo consapevole che il cortile era quasi del tutto deserto. Non l'avrebbe aiutata nessuno questa volta. Chissà Ana dov'era...



Chiusa in uno dei bagni della scuola, con il cellulare stretto in mano, Jenna pregava che Will le rispondesse. Fa che non sia ancora entrato, fa che non sia ancora entrato.

"Ciao, amore. Stavo per chiamarti" - rispose il ragazzo, con tono strano.

"Will!"- esclamò Jenna, felice che le avesse risposto.

"È successo qualcosa, Jen?" - chiese Will allarmato dal tono di voce di lei.

"Cosa ti ha detto Jack?".

Will non rispose subito e quando lo fece, aveva una voce che tradiva perfettamente tutta la preoccupazione che avvertiva. "Gli ho detto che doveva smetterla di pensare a Bonnie e che se avesse fatto qualcosa, gliel'avrei fatta pagare. Mi ha sorriso e se n'è andato, senza che io potessi fermarlo o trattenerlo. È salito in moto ed è sparito".

"Merda!"- esclamò Jenna, correndo fuori dal bagno e dimenticandosi che il suo ragazzo era ancora in linea e cercava di parlarle.

Ti prego, fa che non sia come penso.

Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora