20.1 - 20.2

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 Perdere l'amore.

 Che strana frase.

 Non si può perdere ciò che, in realtà, nemmeno si sta tenendo tra le mani.

 Eppure – a volte – succede, si perde l'amore. Ma, al contrario, di quando si perde un oggetto o una persona in un posto e poi si ritrova, quando perdi l'amore – e non l'amore, ma la persona che ami – non sempre la ritrovi. Non perché l'abbia volontariamente persa tu, semplicemente uno dei due voleva perdersi e perdere qualcosa. Il problema però è di chi rimane ad amare chi è andato via.

 Non volevi perdere niente. E ti sei ritrovato a perdere te stesso in tutti i modi in cui una persona, da sola, possa perdersi.

 Ti riempi di domande, di rimproveri, ti chiedi cos'altro avresti potuto fare. Ma ti accorgi che nel tuo modo di fare le cose, hai donato la tua intera anima e anche molto di più alla persona che ami. E se davvero realizzi tutto questo ed hai la certezza che sia stato così, allora non avrai rimpianti. Hai fatto il possibile e l'inimmaginabile per quella persona e se non è bastato, non è colpa tua. Chi riceve, non sempre accetta volentieri tutto ciò che gli si presenta, perché magari sta cercando qualcos'altro.

 Non è colpa tua.

 Diventa una specie di mantra, lo ripeti continuamente a te stesso, come se in te ci fossero due persone distinte che condividono lo stesso corpo. Vorresti illudere qualcosa, in te, qualcosa che possa aiutarti ad andare avanti senza sentire troppo il peso dei tuoi errori.

 Ma non puoi riuscirci del tutto, pensò Jenna, fissando gli occhi finti del suo coniglietto di peluche.

 Forse era troppo giovane e acerba, troppo sentimentale e inguaribilmente romantica. Forse era semplicemente troppo sciocca e testarda. Ma sentiva qualcosa di intenso per Will.

 Non avrebbe mai saputo descriverlo, di sicuro avrebbe cominciato a gesticolare e alla fine si sarebbe persa nel suo stesso discorso.

 Il coniglietto la guardò di rimando, restituendole uno sguardo finto e vuoto. Lei si sentiva esattamente così, solo che non era un peluche.

 Will aveva smesso di cercarla, non le aveva più telefonato dopo quel giorno... Eppure, sperava tornasse all'attacco, per così dire. Lo sperava con tutta se stessa, perché non riusciva a trovare il coraggio di contattarlo lei.

 Sospirando, si lasciò cadere sul letto, stringendo al petto il piccolo animaletto, fino a quando il sonno non la vinse.

"VENERDì" - esordì Bonnie, spuntando d'improvviso alle spalle di Jenna.

 Erano ferme davanti al cancello della scuola, strette nei loro giubbotti, per ripararsi dal freddo di dicembre.

 "Venerdì?" - chiese perplessa quest'ultima.

 "Ah, ah. V-e-n-e-r-d-ì!".

 "Cosa dovrebbe dirmi questo?".

 Sul volto di Bonnie si dipinse un'espressione indignata. "Come 'cosa'?! È venerdì! Tra cinque giorni è Natale!".

 Jenna esclamò un "Oh!" fin troppo sorpreso, poi si riscosse e cominciò a sorridere esageratamente assieme alla sua migliore amica.

 "Sai cosa vuol dire, vero?" - ammiccò B, con un sorriso furbetto.

 "Regalo speciale?" - canticchiò Jen.

 "Esatto!" - esclamarono insieme.

 Avevano preso l'abitudine di definire il regalo di Natale "speciale", perché il primo Natale che passarono insieme lo fu davvero. Almeno per loro due.

Se non mi tocchi tu, io non so toccare te [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora