Capitolo XII

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Trascorsero altre due giornate come la precedente, io e Meredith in giro per Londra visitando i luoghi più importanti e facendo shopping nei negozi più prestigiosi.
Non comprai molto perché non avevo una grande possibilità economica ma fui comunque soddisfatta delle mie scelte.
Presi un top nero e molto stretto che si intonava perfettamente con il colore dei miei capelli, un vestito fatto a tubino corto, una camicetta leggera ed una paio di shorts bianchi.
Meredith optó maggiormente per vestiti eleganti, probabilmente per i suoi incontri di lavoro, spese un sacco di soldi.
Terminato il giro dei magazzini ci sedemmo in un angolino sulle rive del Tamigi con un bicchiere di caffè in mano e così approfittai per parlarle "Tutti quei soldi sono di mio padre?"
"Sì, mi ha detto lui di comprare vestiti così eleganti per quando ti dovrò accompagnare al college"
" Il college.."
" Sarà un'esperienza bellissima, la più bella della tua vita, sei fortunata Sophie"
"No invece" commentai sorseggiando il caffè.
" Sciocchezze.. Sophie volevo ribaditi che mi dispiace di aver rovinato la tua famiglia ma ti ripeto che se l'ho fatto l'ho fatto per amore nei confronti di tuo padre."
" Non avresti dovuto, l'amore inganna"
" a volte Sophie ma penso proprio che questa volta non si stia prendendo gioco di me"
" E come lo sai?"
"sensazioni"
"Sbagli ad affidarti ai sensi"
" Sento che è quello giusto, lo capirai quando ti innamorerai"
" Mio padre non è quello giusto, mio padre è quell'uomo che ha abbandonato quattro figli ed ha portato alla pazzia sua moglie. Quanto pensi che ci vorrà ancora prima che lascerà anche te? diventerai un prezioso trofeo aggiunto alla sua collezione delle donne che si è portato a letto"
"Noi ci amiamo"
"L'amore è passeggero"
"Hai una visione così negativa Sophie"
"Semplicemente non sono stupida" commentai con molta sicurezza.
" Ti va di fare qualcosa da ragazze?" mi domandò alzandosi in piedi.
" No, voglio una tua sigaretta" le risposi indicando il suo pacchetto quasi nuovo.
" Ti fa male fumare" commentò.
"Ma è una cosa da ragazzi e poi fumi anche tu"
"Va bene" disse porgendomene una.
Il sole stava quasi tramotando, Londra era avvolta da una luce impercettibile che rendeva l'affollata metropoli un luogo magico.
Scorsi coppiette che mano nella mano camminavano lungo le sponde del fiume, urla di bambini innocenti che gridavano nei parchi giochi rincorrendosi, uomini in giacca e cravatta provenienti dal lavoro, turisti stranieri che cercavano disperatamente di orientarsi con le cartine senza nemmeno prestare un minimo di attenzione a tutta quella magia che li stava circondando.
Io e Meredith eravamo un punto fisso, sedute per terra a fumare mentre un' immensità si muoveva intorno a noi, come se ci volessero ricordare lo scorrere del tempo, un tempo che non avevo il coraggio di guardare in faccia.
"Andiamo a ballare sta sera?" mi domandò Meredith, interrompendo quella favolosa armonia che si era creata tra il mio corpo e la natura.
"Cosa? Scherzi?"
"No, è da giovani e poi è la tua penultima sera prima del grande passo verso il college"
L'avevo scordato! Mancano due giorni! Fatemi tornare a casa!
"Tu balli?"
" Sì, non è sono così vecchia"
"Va bene" commentai ridacchiando.

Meredith mi portò in un locale molto strano, non era di certo come quei club da quattro soldi che si trovano nelle zone di casa mia, era una discoteca di lusso ed era strutturata su due piani.
Pensai per un attimo al 'Vecchio Faro' rendendomi conto dello squallore di quel posto confrontato a questo.
La musica era molto alta, le luci erano un qualcosa di eccezionale, un mix letale per l'udito e per la vista.
"Sei già stata qua?" chiedo a Meredith, che si trova vicino a me elegantemente vestita con un abito rosso fuoco ripreso dal rossetto.
"Si, se sali al terzo piano c'è anche una piscina"
"Davvero?"
"Certo Sophie! Senti se ci dovessimo perdere va bene vederci all'ingresso?"
"Sì" le risposi entusiasta.
Lea, mi piacerebbe che fossi qua con me! Impazziresti per queste luci.
Mi lasciai trasportare dal ritmo della musica e Meredith fece lo stesso, ma più il tempo passava e più mi accorgevo della sua sensualità innata.
Forse era una sua dote naturale o forse era qualcosa di minuziosamente studiato, ma in quel momento si muoveva con una tale disinvoltura e naturalezza che, se fossi stata un uomo, le sarei sicuramente saltata adosso.
Meredith era la potenza, la forza e la sensualità racchiusa in un solo essere, talmente bella e giovane che per un momento capii mio padre. Come potevo biasimarlo? Lei aveva tutto, era un'ammliatrice nata con un corpo da dea ed un sorriso irresistibile, probabilmente lo ha catturato all'interno della sua morsa di fascino.
Mi paragonai a lei ed improvvisamente iniziai a sminuirmi, lei il cigno ed io il brutto anatroccolo.
Non avevo mai avuto un pensiero del genere, ma come potevo non averlo davanti ad una come lei?
Mi allontanai un po' per cercare di far sparire questo pensiero, andai verso il bar per ordinare da bere.
Presi un drink forte e mi sedetti su un divanetto lontano da lei.
Un ragazzo mi si avvicinò, era alto con i capelli rasati ed un bicchierino in mano.
"Sei depressa?"mi chiese.
"No, ho solo bevuto"
"Anche io"
"Ieri sera mi sembravi più allegra"
"Ieri sera?" domandai sconcertata.
"Sono il cameriere del locale in cui eri ieri sera con quella tua amica"
Il cameriere si ricorda di me? Decido di stuzzicarlo.
"Se stai cercando quella bomba sexy della mia amica devi sapere che è impegnata"
"Cercavo te veramente"
Serio?
"Sapevo che cercavi me"
"Da cosa?"
"Dal mio fascino ovvio, tutti mi cercano"
"voglio essere uno dei tanti allora"
"Balliamo?"chiesi.
"Va bene"
Devo ammettere che non era molto bravo, ma ormai l'alcool aveva svolto il suo corso e non ci feci particolarmente caso.
"Ti va di andare in piscina?" domandò.
"Hai da fumare?"
"Si"
"Perfetto"
Non eravamo gli unici che avevano optato per la piscina ma almeno era un luogo un po' più tranquillo rispetto al caos della pista.
Mi levai le calze, lui si arrotolò i pantaloni e ci sedemmo sui bordi della vasca con due canne in mano.
"Di cosa vuoi parlare?" chiesi.
"di te"
"Bene, cosa vuoi sapere?"
"Della tua vita"
"Non ho voglia di parlarne"
"Allora cosa vuoi fare?"
"voglio smettere di parlare"
"Smettiamola allora"
Ci fu silenzio, un silenzio strano ma non forzato, non avevo nulla da dire a lui, non lo conoscevo e lui non conosceva me. Due perfetti estranei accomunati da una canna in mano e da una abbondante quantità di alcool in corpo.
Appena finii di fumare decisi di salire al piano di sopra per prendere un altro bicchiere ma assistetti ad una scena sconcertate.
Meredith sopra ad un cubo che stava baciando un uomo.
Inizialmente non lo distinsi bene per la lontananza, ma appena riuscii a mettere a fuoco la scena capii che quello là davanti era mio padre.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'ho visto? Una vita.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'ho mandato a quel paese? Troppo poco.
Scappai improvvisamente in piscina perché non volevo essere vista o forse volevo proprio non avere visto.
"Che ti succede? Hai una faccia.." mi domandò il ragazzo.
"Nulla, colpa del posto.. usciamo?"
"Dove andiamo?"
"Idee?"
"Hyde Park ?"
"Basta che usciamo da qua"












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