Capitolo II

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Dopo quella serata Meg,mia sorella maggiore, si arrabbiò molto con me e mi vietò di prendere la sua macchina. Appena rientravo dalle mie nottate in discoteca mi controllava peggio che se mi fossi trovata in areoporto.
In ogni cosa tentavo di cogliere il lato positivo ed in questa situazione posso sicuramente affermare che stava nel fatto che mio padre non sapesse nulla.
"Sophie non mi va quello che tu stai facendo, è pericoloso potresti giocarti l'adolescenza per queste stupidate" commentò Meg una sera mentre tutta la famiglia era radunata intorno al tavolo.
Quando parlo di famiglia intendo Meg, Patrick, mio fratello maggiore e Kate,la sorellina piccola.
Continuai a mangiare la carne facendo finta di nulla.
"Sophie hai capito? Mi ascolti una buona volta quando ti parlo?"Commentò Meg seccata.
"Lasciala stare è giovane e deve divertirsi" le rispose Patrick, devo ammettere che in alcuni casi è proprio utile averlo in famiglia.
"Mi passi da bere?" Domandai.
Patrick sgignazzò mentre Meg con un'occhiata lo fulminó, Kate non capendo bene l'accaduto prese la brocca dell'acqua versandomela.
"È inutile che fai finta di nulla,noi tutti ci teniamo a te Sophie, finiscila di comportarti così perché sei infantile".
Mi alzai dando un colpetto sulla testa a Kate "grazie mille per l'acqua" esclamai.
"Adesso te ne vai e non mi rispondi nemmeno, Sophie?" Continuò Meg.
Feci per aprire la porta ma mia sorella non mi diede pace "Sophie rispondi quando ti parlo!".
Mi girai di scatto "vuoi che ti rispondo? Bene! Dici che a tutti importa di me,vero? Perfetto, ma papà dov'è adesso? Sicuramente non è qui con me ma è a farsi quella specie di puttana che ha trovato per strada. E mamma? Mamma non fa altro che imbottirsi di psicofarmaci, pensi che ad una donna così le importi dei suoi cazzo di figli? E poi ci sei te Meg, patetica cazzo! Cerchi di farmi la predica come se fossi mia madre ma hai solo sei anni più di me, quando ero più piccola mi ricordo di come tornavi concia certe sere,quindi ti prego non farmi la predica perché sei proprio l'ultima persona che deve farmela " le urlai in faccio con tutta la rabbia accumulata in quel perido.
"Chi vuole un po' di dolce?" Chiese Patrick prendendo dal frigo una vaschetta di gelato.
"Vai al diavolo Pat" dissi.
Lui si zittì e uscì subito dalla stanza mettendosi le cuffie per la musica.
Io feci lo stesso,uscii e salii in camera.
Meg fissò intensamente il pavimento, sfece la tavola e prese in braccio la piccola Kate.
Il tempo passava lentamente ed io me ne stavo immobile a fissare fuori dalla finestra. Non pensavo tutte quelle cose dette a Meg,forse ne pensavo solo una parte probabilmente quella riferita a mio padre. Quell'uomo ha portato mia madre all'esaurimento e ha rovinato tutto quello che ci poteva essere di bello nella nostra famiglia, per questo lo odiavo al contrario di mia madre.
Meg si era presa carico di noi, alla fine come potevo odiarla? Patrick in ogni circostanza riusciva a farmi ridere,come potevo odiare anche lui?
Non volevo però scusarmi perché mi sarei sentita debole ed era una delle cose che detestavo di più in quel periodo.
Aprii l'armadio e presi i primi vestiti che mi capitarono tra le mani un top bianco ed un paio di shorts neri ed uscii in fretta dalla mia stanza.
Appena chiusi la porta sentii provenire dall'altra stanza come un singhiozzio così pensai che fosse mamma in preda ad un attacco di depressione a causa di mio padre.
Decisi di andare a tranquillizzarla perché non volevo che continuasse a soffrire in quel modo ma appena aprii la porta trovai Meg in lacrime. Era seduta sul letto sfatto, i suoi morbidi capelli castano scuro erano tutti arruffati,il trucco le era colato, ed i suoi vestiti erano stropicciati. In quei momenti sembrava così tanto mia madre, il suo aspetto esteriore coincideva con quello interiore e aveva l'aria di essere così fragile. Ci fissammo per qualche secondo, lei fece per asciugarsi gli occhi e distogliere lo sguardo ma poco dopo mi chiamò "Sophie?"
"Meg.." risposi con un velo di imbarazzo.
"Mi dispiace per tutto,so che questa non è la famiglia dei tuoi sogni, è colpa del clima che c'è qua dentro se fai queste cose, non è colpa tua " disse singhiozzando.
"Non è nemmeno colpa tua" la rassicurai.
"Sei cresciuta in un periodo di continui litigi,forse non ricordi nemmeno cosa significhi avere una madre ed un padre uniti e mi dispiace cara Sophie" continuò.
"Vacanze di natale a Vienna, papà aveva invitato mamma a cena fuori con un mazzo gigante di rose rosse e noi eravamo rimasti in albergo! Pat non aveva fatto altro che prenderli in giro per un sacco di tempo e aveva dato del romanticone a papà,ricordi?"
"Te la ricordi davvero quella vacanza? Avrai avuto circa nove anni! Kate era appena nata!"chiese con ancora tutte le lacrime agli occhi.
"Già" risposi.
"Vorrei che fosse ancora così Soph"
"Sarebbe bello" continuai.
"Mi dispiace di averti trattato male ma mi sento molto protettiva nei tuo confronti, ho già perso mamma e papà non posso perdere te!" Esclamò guardandomi.
"Meg tu non mi perderai! Dovrai stare dietro ai miei casini ancora per un po' di tempo"
"Ti voglio bene Sophie,rimarrai sempre la mia piccola Soph dalle guanciotte paffutelle e dagli occhioni da cerbiatto" concluse.
Mi venne quasi da piangere per la commozione ma trattenni le lacrime perché non mi andava di farmi vedere a terra "e tu la mia rompiscatole preferita".
Chiusi la porta sorridendo a Meg,sapevo di aver fatto la cose giusta, lei alla fine si è sempre presa cura di me.
"Signorina sesso droga e rock'nroll dove stai andando?"Domandò Patrick quando mi incontrò sulle scale.
"Cazzi miei"
"Vedi di non finire in prigione questa volta" rise con la faccia da ebete.
"Togliti di qua coglione" risposi.
"Stai attenta Soph" continuò
"Lo sono sempre Pat" gli risposi allontanandomi da casa.

SOPHIE  [ #Wattys2016 ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora