Capitolo IX

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La mattina mi svegliò Meg ma ero ancora assonnata perché avevo dormito giusto due orette.
"Sophie cosa ci fai alla finestra? Volevi scappare?"
"Sì proprio così porca puttana, ma qua mi avete praticamente rinchiusa, se continuate così chiamerò i servizi sociali per maltrattamento"
Meg questa mattina ho visto l'alba e ho pensato a quanto mi mancherà questo posto, mi mancherà fare casini e non avere più una sorella maggiore che me li risolve, mi mancherà non essere più a contatto con la stupidità di Pat mista alla sua dolcezza e Kate? Cosa ne sarà della mia piccola principessa? Quando tornerò e se tornerò sarà sicuramente cambiata e non mi riconoscerà più come sorella maggiore. Forse sono stata e sono tutt'ora un casino vivente, vorrei essere come te, avere il tuo carisma, la tua forza di volontà ma non possiedo nessuna delle tue doti.
"Vedi di smetterla e preparati che tra poco hai il treno con Meredith"
"Non nominarmi quella troia"
"So che ci ha fatto del male, ma forse ora vuole rimediare"
"Sai dove glielo metto il suo 'rimediare'?"
"Non voglio saperlo"
Chiuse la porta uscendo dalla stanza.
Mi infilai un paio di jeans strappatti, una maglietta corta verde ed un paio di stivaletti color pelle.
Scelsi una borsa a tracolla dove infilai il portafoglio, il cellulare, gli auricolari, una bustina di trucchi e un piccolo ricambio.
Pensavo che fosse troppo per una situazione del genere.
Senza pensarci scesi nel salotto, Meredith era seduta sulla poltrona con le gambe incrociate ed uno sguardo terribilmente sexy.
"Pronta per il viaggio?"
Non le risposi perché non avevo veramente parole per descrivere quello che mi stava facendo.
Pat uscì dalla cucina tenendo in braccio Kate, aveva gli occhi lucidi.
Pat come ti vorrei abbracciare di nuovo.
"Sophie"
"Patrick"
Non ci furono parole da parte di nessuno dei due, non sapevamo cosa dire entrambi perché eravamo troppo confusi. Ci trovavamo dal litigare costantemente ad avere bisogno l'uno dell'altro, ma non avevamo la forza di ammetterlo per il troppo orgoglio.
Mentre Meg la consideravo più come una figura materna, Pat era il mio compagno di disavventure perché avevamo circa la stessa età.
"Salutami la regina" disse la piccola Kate sorridendomi.
"Certo" le risposi contraccambiando il sorriso.
Pat aveva gli occhi talmente lucidi che non riuscii a non farglielo notare "Smettila di tagliare così tante cipolle"
"Hai ragione Soph dovrei smettere"
"Tutto questo rimane ancora patetico"
"Molto patetico"
Meg scese correndo dalle scale, quella mattina portava i capelli,castano scuro, legati in un ciuffo che risultava i suoi lineamenti così minuti.
"Buon viaggio Soph, vedi di non far casini! conto su di te"
"Fai male a farlo Meg! Sai benissimo che ne combinerò altri"
"Probabilmente"
"Abbiamo il treno fra poco" ricordò Meredith avvicinandosi a Meg.
"Non vi rubiamo altro tempo allora"
Ecco il momento che ho sempre temuto più di qualsiasi altra cosa al mondo, il momento dei saluti. Non sapevo mai come comportarmi, non sapevo mai il saluto adatto. C'erano degli arrivederci che in realtà erano addii e degli addii che diventavano arrivederci. Non sapevo mai cosa aveva in serbo per me il destino e per questo mi tenevo sempre a distanza. Un saluto era come una sorta di sfida nei confronti del destino ed io non volevo rischiare. Mi ero sempre mostrata agli occhi della genta come la persona che non esce mai sconfitta, ma in realtà era solo uno dei tanti modi per infondermi sicurezza.
"buon viaggio Soph" dissero tutti in coro.
"Porta sfiga augurare buon viaggio" dissi mentre Meredith chiuse la porta di casa mia.
"Si parte all'avventura!" commentò la bionda, facendomi salire in macchina.

"Quanti anni hai?" le domandai con una voce fredda e distaccata.
"Trenta" mi rispose.
"Papà ha ventitré anni più di te"

Quelle furono le ultime parole che pronunciai durante il tragitto in macchina, Meredith mi faceva schifo e lei lo sapeva bene.
Mi feci condurre sul treno come se fossi un bagaglio, ero completamente muta e quando lei provava ad avvicinarsi io mi allontanavo.
Passò un'ora,poi ne passarono due e poi tre.
Il tempo sembrava quasi essersi fermato ed ogni secondo di distanza dalla mia città faceva male anche se decisi, come al solito, di non rivelarlo.
Guardavo fisso lo schermo del cellulare, non avevo il coraggio di avvisare Lea, né di avvisare Nick.
Non volevo fargli vedere che avevo perso la battaglia, non volevo mostrarmi così debole perché non era nella mia natura.
Entrò nel nostro scompartimento il carrello per il pranzo.
"Vuoi qualcosa da mangiare?" mi domandò Meredith.
"No" le risposi voltandomi dalla parte del finestrino.
Il paesaggio scorreva così velocemente, troppo velocemente e avrei voluto metterlo in pausa.
"Penso che prenderò una bottiglia d'acqua e delle patatine" affermò Meredith.
"Perfetto" rispose il venditore.
Dopo aver pagato l'uomo uscì dal vagone.
"Vuoi una patatina Sophie?"
"Mi prendi per il culo? No!"
"Non ti prendo per il culo"
Io non risposi e Meredith per quella giornata si arrese smettendo di parlarmi.
Nel primo pomeriggio il treno arrivò a Liverpool Street e da lì prendemmo la metropolitana per arrivare in albergo.
Mio padre aveva un piccolo appartamento da quelle parti, ma preferì farci alloggiare in un hotel del centro.
Io e Meredith avevamo due camere distinte, così mi rinchiusi per tutta la prima giornata nella stanza, senza nemmeno scendere per la cena.
Passai la notte insonne, ero da sola ed ero spaventata.
Non ero abituata a parlare delle mie paure, così spesso queste si facevano più grandi di me sovrastandomi.
Faceva male eppure dovevo resistere, combattere fino alla fine perché Sophie non era mai stata una ragazza disposta a perdere.





Angolo autrice.

In questo capitolo ho deciso di riportare direttamente il pensiero di Sophie prima di dover abbandonare la famiglia. Sorprendentemente si é rivelata una ragazza fragile all'interno, così tanto da sentirsi inferiore rispetto alla sorella Meg.
Il legame con Pat si è intensificato proprio nel momento dell'addio.
So che questo capitolo probabilmente è uno dei peggiori ma ho voluto provare già da subito a mostrarvi questo lato più debole di Sophie.
Magari é stato un po' prematuro ma ho voluto rischiare.
Colgo anche l'occasione per ringraziare tutti, tutti quelli che stanno leggendo la mia storia perché per me é davvero importante.
Altra cosa importante il fatto che volevo aggiungere ad ogni capitolo un titolo, ditemi cosa ne pensate commentando qua sotto.
Fatemi sapere in oltre cosa ne pensate della storia, partendo dal mio modo di scrivere, alla narrazione, agli stessi personaggi.

Grazie ancora a tutti!
eirenes


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