Capitolo XXXIII

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Scesi dal treno insieme agli altri e con riflessi non molto pronti e veloci cercammo di dirigerci nelle nostre stanze.
Entrai in camera verso le 11 del mattino, non feci attenzione a nulla, fra poco non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi.
Mi sdraiai sul letto consapevole che avevo giusto tre orette prima dell'inzio delle lezioni.
Ero talmente frastornata che decisi di darmi per malata e non presentarmi in classe.
Dormii come un sasso per molto tempo, avevo bisogno di smaltire la sbronza e le ore di sonno perse la notte precedente.
Feci sogni strani, ricordo che immaginai di essere al vecchio faro insieme a Meredith, entrambe ballavamo e ci scatenavamo insieme come due "amichette". Quando tutto ad un tratto nel locale entró Victor Wood che incominció a provarci spudoratamente con Meredith, nel bel mezzo delle danze il ragazzo estrasse un coltello dalla tasca interna della giacca di pelle che portava ed accoltelló Meredith.
Il sangue scorreva in tutto il pavimento, il corpo della ragazza giaceva sul pavimento ansimante.
Nessuno sembrava prestare attenzione alla scena, tutti continuavamo a ballare senza nemmeno prestare soccorso a Meredith.
Iniziai ad urlare, ma le mie grida sembravamo insignificanti nel mezzo della folla.
"Una ragazza è stata accoltellata, chiamate i soccorsi " dissi a gran voce.
Victor venne verso di me gettandomi a terra.
Mi ritrovai nella pista da ballo, la testa mi girava ed i miei vestiti erano completamente macchiati dal sangue di Meredith.
Odore di sangue ovunque, con la mano cercai di afferare il polso di Meredith che nel frattempo smise di ansimare, volevo aiutarla ma appena gli presi il polso non sentii più i battiti del suo cuore.
Mi ritrovai in un lago di sangue, i capelli, i vestiti completamente ricoperti.
Mi alzai dal letto con uno scatto, aprii gli occhi e quando capii che si trattava soltanto di un sogno cercai il più possibile di calmarmi.
Guardai l'orologio erano ormai le 6 di sera, avevo dormito veramente tanto ma era quello che alla fine ci voleva per riprendersi, escluso l'incubo ovviamente.
Presi il telefono e mi resi conto di aver 9 chiamate perse e qualche messaggio.
Tre chiamate e due messaggi erano di Amber, era preoccupata perché non avevo più dato segni di vita così le risposi che mi ero addormentanta per tranquilizzarla.
Due chiamate ed un messaggio di George, anche lui era preoccupato ma penso molto meno rispetto ad Amber.
George? Cosa dovrei pensare di lui?
Avevo ancora dei ricordi molto sfuocati della serata precedente ma so con certezza di averla passata quasi tutta con lui.
Come mi sarei dovuta comportare adesso?
Lo sapeva del mio scetticismo riguardo all'amore? Lo sapeve che non ero una ragazza fidata da questo punto di vista?
Incominciai a preoccupai, però poi riflettendo mi ricordai del sul essere così libero, così poco legato alle cose che tirai un sospiro di sollievo.

-Soph, perchè non mi chiami mai? Perchè non mi rispondi più? Guarda che sono serio quando ti dico che mi manchi, quando ti dico che ho capito di amarti, solo ora che sei lontano ho veramente capito quanto tu sia necessaria per la mia sopravvivenza-

Visualizzai questo messaggio di Nick, lanciai il telefono sopra il letto.

Necessaria alla sua sopravvivenza? Ma stiamo scherzando?
Nick, il ragazzaccio per eccellenza? Pieno zeppo di donne che gli sculettano intorno.
Deve essere sicuramente uno scherzo.
Dove sono finiti tutti quei discorsi che facevamo sull'amore? Dov'è finito quel ragazzo con una famiglia allo sbaraglio, sfiduciato nei sentimenti come me?

- Non devi dipendere da nessuno, tantomeno da una ragazza come me.
Dov'é finito il vero Nick? Quello strafottente e privo di sentimento?
Io sto bene qua, ho bisogno soltanto di tempo per me. - Gli risposi

Decisi che la sera sarei andata da Amber, avevo bisogno di un po' di conforto, non soltanto per Nick ma per le continue visioni ed incubi che mi tormentavano.
Non le avrei detto nulla ma la compagnia è sempre stata una buona soluzione.
Mi sistemai in fretta ed uscii dalla stanza, non feci in tempo a mettere un piede fuori dalla porta che inciampai.
Non avevo fatto abbastanza attenzione, sovrapensiero misi il piede sopra ad un mazzo di rose e scivolai.
Mi resi subito conto della situazione imbarazzante in cui ero, fortunatamente non mi vide nessuno.
Ero convita al cento per cento di essere caduta sopra ad un mazzo di rose non indirizzate a me, risi pensando alla povera destinataria che avrebbe ricevuto delle rose leggermente rovinate.
Soltanto in seguito mi resi conto che vicino ai fiori si trovava un biglietto con su scritto ' Per Sophie Mitchell '

SOPHIE  [ #Wattys2016 ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora