Capitolo XXI

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Mi svegliò un raggio di sole, uno spiraglio di luce all'interno del buio di una stanza, sembrò quasi un miraggio.
Non volevo alzarmi, non volevo incominciare ufficialmente la mia nuova vita al college, volevo scappare, evadere come ho sempre fatto.
Fuggire é sempre stato il mio passatempo preferito, fuggire fa sempre bene, ogni tanto temporeggiare aiuta.
Ora non potevo, ora non potevo andarmene, quell'edificio che ai miei occhi appariva come una prigione che mi impediva la fuga.
Mi sollevai dal letto e dopo circa trenta minuti di trucco, mi guardai allo specchio per vedere se ero presentabile.
Mi ero fatta le trecce per far in modo che quella massa di capelli rimanesse al proprio posto e avevo cercato di calcare di meno la matita nera che usavo quotidianamente.
Senza pensarci troppo mi precipitai fuori dalla stanza cercando disperatamente la strada per la segreteria.
Quel luogo che il giorno prima mi sembrava quasi privo di presenza umana, si rivelò invece pieno di studenti che dalle lore stanze si spostavano nelle varie aule per seguire i corsi.
La segretaria mi stampò il modulo dicendo di dirigermi nella stanza 250C, la mia prima lezione sarebbe cominciata alle 9:30 ed avevo tutto il tempo per poter far colazione.
La prima cosa che feci fu ordinarmi un caffé lungo in un piccolo bar che affiancava l'edificio.
Qua vidi una ragazza, non molto più grande di me con un libro in mano che sembrava impegnata nel leggerlo.
"Che corso frequenti?" le domandai richiamando la sua attenzione.
"Lingue" rispose distaccando lo sguardo dai fogli.
Il suo viso era sottile , pelle candida e capelli biondo cenere tagliati un po' sopra alle spalle.
Non risposi perché non sapevo cosa dire, le solite frasi fatte del tipo " in bocca al lupo" o " molto interessante" mi sembravano troppo scontate.
La ragazza riprese la propria lettura mentre il mio cellulare squilló.
-Non sei quella sbagliata-
Nick.
Nonostante tutto continuava ad insistere, continuava a dire di volere me quando io me ne sono andata.
Come ci si può innamorare di me?
Innamorare del concetto opposto all'amore, non si tratta nemmeno di odio ma si tratta di semplice indifferenza.
Smettete di amare, smettete di sprecare gli anni migliori della vostra vita inseguendo desideri fatti di fumo.
- Lasciami in pace -
Voglio soltanto essere libera.
Quando mi accorsi dell'ora mi alzai velocemente dal tavolo per precipitarmi a lezione.
Non sono mai stata molto puntuale con gli orari di scuola, non ho mai amato particolarmente lo studio ma quella mattina ero talmente ansiosa che temevo qualunque cosa.
Faticai molto per trovare l'aula dove a avrei dovuto tenere la mia prima lezione, girai per corridoi avanti e indietro.
La stanza era collocata in una delle zone più vecchie dell'edificio.
All'interno tutto sembrava più grande e strano, corridoi senza una fine, aule ovunque divise per dipartimenti.
Era tutto completamente diverso da quello a cui ero abituata, ogni cosa veniva ingigantita.
Non potevo di certo paragonarla alla mia vecchia scuola, una catapecchia decadente con attrezzature completamente rovinate, era già un miracolo trovare degli studenti.
Qua si respirava un'altra aria, divise attillate, libri costantemente in mano, bracciali per le ragazze ed occhiali firmati per i ragazzi, qua eravamo vicino a Londra, nella zona dove si concentra tutto il denaro d'Inghilterra.
Mi sentivo a disagio perché non sono mai stata abituata al lusso, a cosa così sofisticate, per me era già tanto trovare un banco non distrutto.
Mi incamminai alla ricerca di una piantina per cercare l'aula.
Al primo piano si trovava il dipartimento di matematica, fisica chimica e geologia, salendo di un piano medicina e biologia. Economia e Legge al terzo piano, discipline umanistiche al quarto piano.
A che dipartimento appartenevo?
Non ne avevo la più pallida idea, decisi di chiedere in base all'aula.
Fermai una ragazza nel mezzo del corridoio " Scusa sai mica dove si trova 250C? "
Mi squadró dalla testa ai piedi per poi allontanarsi schifata.
Provai a seguire il corso delle aule, mi feci due o tre volte i piani, quando mi accorsi che in un angolino remoto del quarto piano si trovava questa stanza.
Ero sola davanti alla porta, non capivo se ero in ritardo o in anticipo, così senza pensarci troppo bussai alla porta aprendola.
"Sai perché in una gara di corsa tra Achille ed una tartaruga vincerà sempre la tartaruga?"
Una voce si propagó per tutta la stanza, notai una poltrona girata dalla parte opposta alla porta e un uomo.
"Ragazzina sai dirmi perché vincerà la tartaruga e non Achille?"
"No, signore" affermai.
L'uomo scoppió a ridere.
"Allora forse mi saprai dire per quale motivo quando scocco una freccia in realtà la freccia rimane immobile?"
"No, signore"
"Ipotizza" commentó.
"Perché si é sotto effetto di qualcosa?"
Batté i pugni sui manici della sedia " Tu stai definendo il grande Zenone un alcolista? Un drogato?"
"Non conosco questo signor Zenone"
"Signor Zenone? Prendi nota, voglio una ricerca per domani su Zenone"
Questa era veramente la mia classe? Un vecchio scorbutico sotto effetto di psicofarmaci? No, grazie. Sarei restata più volentieri in casa da mia madre.
L'uomo si alzó in piedi voltandosi dalla mia parte, i suoi occhi di un blu così intenso, un vestito elegante, una pipa in mano e un libro di poesie nell'altra..
È il signore di ieri, quello che mi aveva impedito di fumare!
"Santo cielo! Sei tu? La ragazza che ieri ho visto fumare? Sei tu la nipote di Primrose?"
Feci un cenno con la testa.
L'uomo si avvicinó "Hai gli stessi capelli di tua nonna e guarda che espressione ribelle"
Tremai quasi.
Mi buttó in faccia tutto il fumo della pipa.
"Ragazzina devi voler un gran bene a tua nonna, ha speso tutti i suoi soldi per darti un buon livello di istruzione, ti ha dato la possibilità di studiare nel miglior college d'Inghilterra"
Annuii nuovamente.
"Adesso mi puoi dire chi é Zenone?"
Mi guardai intorno per colmare la sensazione di vuoto, vidi pile di libri ovunque, catalogati per autore e vasi molto antichi.
"Non lo so"
" Allora mi saprai parlare del suo maestro il grande Parmenide?"
" No" commentai scocciata.
" L'essere é e non può non essere, il non essere non é e non puó essere, come definiresti questa affermazione?"
" Io.."
Una voce si sovrappose alla mia " Parmenide é uno dei primi filosofi ad utilizzare la logica, una proposizione che ai molti puó sembrare complessa anche se in realtà é molto semplice. Il filosofo ci sta semplicemente dicendo che quando una cosa esiste questa deve esistere per forza, quando una cosa invece non esiste, beh allora non esiste. Sta applicando la logica, una propizione banale ma grandiosa, da qua parte la vera filosofia!"
Un giovane ragazzo entró nella stanza, una figura slanciata, carnagione chiara, una folta chioma di capelli castano scuro ed un paio di occhi blu notte ricoperti da una montatura di occhiali nera.




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