27. Sof: Alimentare il fuoco

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Lo vedevo per i corridoi e in mezzo agli altri come se fosse una cosa naturale e normale. Si mangiava mele verdi e camminava con passo lento, concedendo alle persone il tempo di ammirarlo e squadrarlo, e purtroppo erano molti a farlo. Anzi era costantemente sotto i riflettori, era l'attrazione del momento. Perché diavolo era così attraente? Nemmeno una volta tentò di avvicinarmi. Sarei dovuta essere sollevata, ma invece ne fui delusa. Lo volevo disperatamente accanto a me. Era come se con quei atteggiamenti strafottenti mi stesse provocando. Come diavolo ho fatto a innamorarmi di uno sbruffone simile? Siccome passava la maggior parte del suo tempo con Jo, anche lei si era allontanata da me e non avevamo avuto modo di parlare di questa situazione di stallo. E probabilmente era furiosa con me, dato che quando le ho detto che non avevo nessuna intenzione di vedere suo fratello, sembrava volesse fare di me uno spezzatino di Sophie. Ma mantenne la promessa, non permise a James di avvicinarsi a me... Quasi speravo che si fosse comportata da cocciuta come le solite volte. «Tutto a posto?» mi chiese dolcemente Aiden. Annuii e mi stampai sul volto un sorriso di rassicurazione «Aiden non sei obbligato a farmi da balia» gli dissi «So che hai molte cose da fare. Io sto bene» lo rassicurai. Lui scosse la testa «Non sto facendo da balia. Voglio solo starti accanto.» arrossii per quanto era stato schietto «Scusami» mi alzai e fuggii da lui. Perché il suo modo di volermi bene mi rendeva una persona schifosa.
Non avevo mangiato praticamente niente a pranzo, ma decisi comunque di andare in palestra per gli esercizi quotidiani, che mi aiutavano a non pensare ad altro se non al mio corpo. Come al solito scelsi quella con gli attrezzi dei Popolani perché di norma c'era meno gente, ma già nel corridoio notai una popolazione raddoppiata per strani motivi. Mi avvicinai ed entrai nella sala curiosa di vedere se avessero installato qualcosa di nuovo e figo... Ma scoprii che non era un qualcosa. Era un qualcuno di figo. I nuovi frequentatori della sempre deserta palestra erano giovani ragazze dall'aria accaldata e starnazzante, troppo simili alle mie vecchie compagne di scuola, in preda ad attacchi isterici per via di quel ragazzo che si stava allenando alle parallele. Avrei riconosciuto quella schiena ovunque e non per via del tatuaggio maestoso e le cicatrici di battaglia. Ma per ogni fibra muscolare. Quella schiena che avevo curato mesi prima con premura, quella schiena che in quel momento era imperlata di sudore assieme ai muscoli delle braccia che si flettevano e distendevano in una maniera troppo affascinante per essere qualcosa di umano. Era così bello saperlo in salute e al sicuro... Ma mancava qualcosa. «Aaaaah, oh Cielo! Quant'è figo! È così stuprabile!» esclamò una di quelle ragazze. «Ma guardatelo! Quello è un corpo da esperienza! Così vissuto con tutte quelle cicatrici!» esclamò un'altra «E con quel tatuaggio diventa il classico ragazzo cattivo troppo figo! È un sogno che abbia rinunciato ad essere uno dei capi di Ribelli per venire qui!» starnazzò un'altra «Sarà qui per la sorella. Che dolce!» aggiunse la prima. Mi avvicinai a loro di soppiatto, finché non mi parai di fronte a loro interrompendo la loro visuale «Ciao» le salutai con un sorriso falso «Ehi! Ci stai rovinando la visuale» esclamò una di loro dai vaporosi ricci rossi. «Se non ve ne andate vi rovino la faccia» affermai a bassa voce. La sua amica accanto le diede una gomitate nelle costole «È Sophie Hunter!» le sibilò contro. La ragazza dai Ricci Rossi sembrò sbiancare ma non demorse. «E quindi? Solo perché è la viziata nipote del capo pensa che debba avere il rispetto di tutti?» ridacchiai quasi divertita «Senti cara. James Sharp è il mio ragazzo e io sono una Imperium molto gelosa» dalle mie mani scaturì un lampo di elettricità involontaria ma riuscii a contenere la sorpresa dal mio volto, in modo da farlo sembrare volontario. «Cri andiamocene» disse la terza ragazza alla Rossa. Andandosene la Rossa mormorò «Come diavolo fa ad essere la sua ragazza?» «Che ne so! Lui l'aveva rapita... Magari è successo qualcosa» «Dio... Se venissi rapita anche io da un tipo così...» ma smisi di ascoltarle mentre uscivano frettolosamente dalla palestra. Mi voltai di nuovo verso il ragazzo notando in un secondo momento Jo accovacciata poco lontano a sorridere allegra. Era da un po' che non vedevo quel sorriso. Decisi di rinunciare al mio solito allenamento e me ne andai in fretta prima che qualcos'altro chiamato impulso mi spingesse verso di lui.

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