25. Sof: Inaspettato

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Zaino in spalla, capelli legati in una coda di cavallo, vestita a strati. Uscii quatta quatta dalla base5, senza che nessuno se ne accorgesse. Ero pronta ad andare a salvare James anche se non sapevo da dove iniziare. Sarebbe stato un viaggio pericoloso e probabilmente non sarei riuscita a tornare... Scossi la testa per cacciare i pensieri negativi. Appena fuori dalla portata dell'edificio sentii qualcuno chiamarmi «Dove pensi di andare?» mi voltai e mi ritrovai davanti un Philip sorridente «Non puoi andare da nessuna parte senza di me.» disse «Sai che non me lo puoi impedire» dissi freddamente «E chi te lo impedisce? Io vengo con te. Sei tu che comandi, ricordi?» sollevai un sopracciglio perplessa. «Fa come ti pare» sbottai ignorandolo. Presi a camminare in fretta mentre il ragazzo mi affiancò con un sorriso. Tentavo di raggiungere una stazione., ma per farlo dovevo attraversare un quartiere molto familiare. Il quartiere dove un tempo credevo di essere cresciuta. Il quartiere di casa mia.
È sempre stato un luogo pacifico, con vicini cordiali e simpatici, nemmeno troppo lontano dalla scuola. Individuai la mia vecchia dimora ed un sorriso involontario mi comparve sul volto, le mie gambe si diressero automaticamente verso quel semplice edificio, dove ai piedi erano accaduti così tanti avvenimenti, il primo bacio con Aiden, l'incontro con James, il tentativo di James di ottenere la mia fiducia raccontandomi la storia sui Ribelli, l'incontro di mia madre e mio nonno dopo quattro anni, dove lei ha finto di non riconoscerlo... Toccai la soglia della porta con dita tremanti, immersa nella nostalgia dei ricordi felici legati a quel luogo «Che stai facendo?» la voce di Philip irruppe tra i miei pensieri «È casa mia» dissi «Oh» commentò lui. Abbassai la maniglia della porta principale che con mio grande stupore si aprì «Pensavo di aver chiuso la porta a chiave» mormorai. Dato che ricordavo che l'ultima volta in cui ero stata qui stavo uscendo per portare mia madre all'ospedale assieme a mio padre. Forse quando Scarlett e nonno Paul si sono trasferiti non avevano chiuso la porta. Entrata in casa ispirai l'odore stantio dell'ambiente, arricciando il naso. Vedevo la polvere fluttuare nell'aria resa visibile dai raggi che filtravano dalle finestre chiuse. Raggiunsi l'interruttore, ma la luce non si accese. Hanno staccato la corrente... Sospirai e tirai fuori il telefono, attivando la torcia. Era tutto così familiare ma allo stesso tempo sconosciuto. Come in trance i miei piedi si mossero verso il piano superiore, diretti nella mia camera da letto. Era tutto come l'avevo lasciato, nel disordine totale nella quale solamente io riuscivo a trovare un ordine. Passai una mano sui miei libri, quelli che consideravo come tesori, lasciando tra le mie dita uno strato di polvere. Era curioso vedere il letto ancora disfatto come se l'avessi lasciato solamente quella mattina. Lo rifeci nonostante fosse inutile ed uscii dalla mia stanza. Al piano superiore c'era anche la camera da letto dei miei genitori. L'incubo ricorrente tornò a presentarsi prepotentemente davanti ai miei occhi nonostante non stessi dormendo. La paura che provavo quando entravo in camera dei miei genitori e trovavo un'asse aperta, per poi girarmi e trafiggere James. Scossi la testa per cacciarlo via. Era solo uno stupido sogno. E poi lui era vivo. Posai la mano sulla maniglia della porta mentre il mio cuore iniziò a battere improvvisamente troppo forte, da riempirmi le orecchie. La porta si aprì senza che abbassassi la maniglia. Non era chiusa. Un brivido di paura mi percorse lungo la schiena. Non essere sciocca Sophie. Non c'è niente di cui avere paura. Mi rimproverai. Tirai un sospiro per prendere coraggio, ma in quell'istante una mano si posò sulla mia spalla. Cacciai un urlo e voltandomi agilmente mi liberai dalla mano per poi tirare un pugno sul volto del proprietario. Ero pronta a tirare anche un calcio ma mi bloccai a mezz'aria notando che era solamente quell'idiota di Philip. «Tu. Sei. Pericolosa.» dichiarò massaggiandosi il naso «Mi hai spaventata» dissi freddamente senza avere la minima voglia di scusarmi. «Sono entrato in casa con te. Sei tu che ti sei dimenticata della mia presenza» protestò «E tu dovresti fare più rumore quando cammini» dichiarai. Mi voltai di nuovo ad affrontare la porta. La aprii tenendo però gli occhi chiusi, ma prevedibilmente non mi arrivò niente addosso. Cosa credevi? Che un Dimenticato ti sarebbe saltato addosso? Risi per la mia stupidità e guardai la camera. I miei occhi si posarono sull'asse del pavimento che nel mio sogno era sempre aperto, lasciando un buco in cui c'era qualcosa che non avevo mai visto. Mi avvicinai a quel punto e mi inginocchiai tastando la superficie liscia «Sophie» mi voltai in fretta quasi mi aspettassi di vedere James, ma ovviamente era Philip. Il mio cuore perse la sua velocità per quella falsa speranza. Se non ci vado io, lui non può venire. «Che c'è?» chiesi brusca «Che diamine hai? Perché sei così scontrosa? Pensavo che fossero passati i giorni da pazza stronza!» sbottò il ragazzo. Lo fissai attentamente negli occhi notanti un tremore nelle palpebre. «Phil... Perché non mi stai obbligando a tornare alla Base?» chiesi «Perché io credo in te» rispose come se fosse ovvio «Non credi che sarebbe un suicidio?» «Ci siamo allenati insieme so quanto sei brava» disse serio «E io so quanto lo sei tu» dissi «So che sei molto più forte di quanto dimostri anche se durante il nostro incontro mi hai lasciata vincere. Davvero carino da parte tua, non c'è che dire» dissi cercando di capire se quell'asse si potesse veramente aprire. Poi notai una riga che non combaciava e capii che i miei sospetti erano fondati. Improvvisamente un ricordo d'infanzia mi balenò nella mente.

Elements: Perdita (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora