13. Sof: fuggiaschi

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Sentii bussare alla porta.
Philip giuro che un giorno ti ammazzo nel sonno. Perché mi disturbi sempre?!
Aprii la porta e mi ritrovai davanti un Aiden sorridente «Che ci fai qui?» chiesi troppo brusca «Ci vivo» rispose senza perdere il sorriso «Aiden, sai cosa intendo» lo rimproverai seccata «Devi imparare a controllare gli elementi al più presto no? E devi sceglierti degli insegnanti, Mr. Steel ha detto che è meglio se le persone siano qualcuno di familiare, quindi io sarò il tuo insegnante dell'acqua» si offrì andando dritto al punto «Cosa? No, Aiden. Preferisco cercarmi degli sconosciuti» risposi, facendogli perdere il sorriso «Impareresti più in fretta e sai che il tempo è prezioso. Annie potrebbe essere il tuo insegnante dell'aria e Seth della terra. In quanto al fuoco potrebbe essere lo stesso Mr...» «No!» lo interruppi. Mi stava rendendo le cose difficili «Perché ci stai evitando Sof?» chiese sussurrando dopo qualche minuto di silenzio. Fece un passo avanti obbligandomi ad indietreggiare. Appoggiò entrambe le mani sullo stipite della porta e abbassò il volto, avvicinandosi pericolosamente al mio «Cosa ti spinge a fuggire da noi?» distolsi lo sguardo dal suo intenso blu degli occhi «Non puoi capire» mormorai «Non lo puoi sapere se non ti sfoghi e ti nascondi dietro a questa maschera di ghiaccio.» ribatté «Fammi capire Sof, dimmi cos'è che ti preoccupa. Voglio aiutarti. Tutti noi vogliamo solo aiutarti» pregò. Alzai lo sguardo e lo fissai nel suo, diventato malinconico e disperato «Aiden. Lasciami in pace, okay? Non vi voglio vedere, non vi voglio sentire, vorrei che spariate dalla mia vita!» esclamai ad occhi chiusi. «È davvero questo che vuoi?» sussurrò tristemente. Annuii senza avere il coraggio di guardarlo «Sì, è così Aiden» risposi freddamente «Un tempo mi chiamavi Aid» prima che potessi replicare la porta della stanza accanto si spalancò, facendo comparire sulla soglia Philip «Ci sono problemi?» mi chiese pieno di apprensione «No, me ne stavo andando» rispose Aiden con tono freddo e distaccato. Staccò le mani dallo stipite della porta, per poi voltarsi «E comunque...» disse «tu hai bisogno di noi. Non puoi continuare ad allontanarci tutti, perché quando crollerai, perché senza di noi crollerai, non ci sarà nessuno ad aiutarti a rimetterti insieme» disse gelido «Inoltre... Anche noi abbiamo bisogno di te. Annie soprattutto. Ha bisogno di te.» «Le sarò più d'aiuto lontano» risposi facendolo voltare «Lo credi veramente? E se io ti dicessi che sono io che ho bisogno di te?» «Perché tu dovresti aver bisogno di me?» «Perché...» mi guardò stringendo la mascella «Lascia perdere» e se ne andò lasciandomi confusa «Ryder non era il tuo ex?» chiese Philip «Fatti gli affari tuoi Smith» sbraitai sbattendo la porta.

«Guarda che non mi devi seguire ventiquattro ore su ventiquattro» rimproverai Philip mentre mi seguiva in palestra come un cagnolino «Ti devo tenere d'occhio. Devo stare al tuo fianco ad ogni evenienza...» «Philip» «Dimmi» «Voglio un po' di tempo per me, è chiedere troppo?» il ragazzo sembrò a disagio «Fatti un giro a San Francisco. Dimmi come stanno i miei vecchi compagni di scuola e vai a fare un occhiata a mio padre. Ecco ora hai un incarico da eseguire. Vai» «Allora ci vediamo a cena» anche domani, magari . E se ne andò a passo svelto. Guardai il corridoio e venni demoralizzata da quanto era lungo, forse se avessi utilizzato i miei poteri arriverei prima in palestra e mi stancherei di meno. Mi sollevai a qualche centimetro da terra e fluttuai per il corridoio senza faticare i piedi. Era una bella sensazione levitare.
Un ragazzo dai capelli corti e neri stava correndo dalla parte opposta ma siccome non ero ancora abbastanza brava da spostarmi a destra e a sinistra fluttuando, continuai a proseguire diritto, dando per scontato che sarebbe stato lui a schivami. E invece mi venne addosso e mi buttò a terra. «Ma sei cieco?! Non hai visto che ero in mezzo al corridoio?!» sbraitai, pensando che lo avesse fatto apposta. Lui si mise a gattoni nel tentativo di rialzarsi e quando alzò il volto verso di me mi zittii. Aveva lo sguardo vitreo e privo di pupilla «In effetti sì, sono cieco» disse con tono di scuse «Non è che mi aiuteresti a trovare i miei occhiali da sole?» chiese tastando il terreno. Li individuai e mi affrettai a consegnarglieli «Oh, grazie e scusami. Ma non ti avevo visto» sei cieco, ovvio che non mi avevi visto. Non mi vedi tuttora «Correvi piuttosto velocemente per essere uno che non ci vede» dissi invece «Oh, ma io ci vedo. Vedo col terreno. Percepisco la presenza di qualcuno dalla pressione che esercita sul terreno. Solo che te... Devi essere un Imperium dell'aria» disse «Sì. Dove vai così di fretta?» il ragazzo balzò in piedi «È vero! Devo andare all'ufficio di Mr. Steel. Sono arrivato da Boston due minuti fa e mi sono perso. Un signore mi aveva detto di girare al terzo corridoio per poi girare ancora a destra e la porta è sulla sinistra. Solo che ora ho perso il conto» ammise «Ti ci accompagno io se vuoi.» mi offrii per pietà «Questi corridoi sono labirintici anche per chi ci vede.» «Su questo non c'è dubbio. Ma normalmente il mio senso di orientamento è abbastanza buono. Sei tu che mi hai distratto» disse con un sorriso «Stai flirtando con me?» realizzai divertita «Si capisce così tanto?» rise «Potrei essere una vecchietta orrenda, bassa e tarchiata» lui rise ancora di più «È vero, non ci vedo ma ciò comporta sviluppare gli altri sensi. Riesco a capire dalla provenienza della tua voce che sei alta almeno uno e sessantasette centimetro in più centimetro in meno» spalancai la bocca per lo stupore, aveva indovinato la mia altezza esatta e nemmeno chi riusciva a vederci ci riusciva. «Sempre dal timbro della tua voce e dalla pressione che eserciti sul terreno, riesco a capire che hai circa diciassette anni, la mia età. Quindi mi sembra giusto provarci con te» disse «Potrei essere brutta» «Il bello di essere ciechi è che a questo punto la bellezza diventa totalmente inutile» rispose facendomi sorridere «Ti accompagno da Mr. Steel» lo invitai.
Mi seguì immediatamente mentre lo conducevo nei vari corridoi «È oltre questa porta.» gli dissi aiutandolo a trovare la maniglia «Grazie. Signorina» disse «Io sono Eli, comunque» «Piacere di conoscerti Eli» risposi senza presentarmi. Poi ripercorsi la mia strada prima che lui mi chiedesse il mio nome. Quell'Eli metteva tanta dolcezza. Era praticamente impossibile essere cattivi con lui, anche se non sembrava un indifeso bisognoso di aiuto.
Uscii dal retro dell'edificio, invece di dirigermi in palestra, ritrovandomi in una specie di parco all'aperto. Era un luogo pieno di pace e il sole splendeva alto sul cielo azzurro. Lo guardai filtrare tra le mie dita e mi godetti da brezza di fine primavera che mi offriva la natura. Oltre gli alberi si distinguevano gli edifici di San Francisco, così familiari e sconosciti che mi facevano diventare malinconica. «Signorina Hunter?» mi voltai per vedere una Coral che si guardava i piedi in imbarazzo. Perché oggi mi fanno tutti tenerezza? «Io... Volevo... Volevo sapere... » «Parla chiaro» la incitai. Lei prese un lungo respiro «Lei è d'accordo della mia entrata in squadra?» la guardai con curiosità «Perché lo chiedi a me?» «Perché se lei non fosse d'accordo chiederei a Mr.Steel di farmi trasferire» inarcai un sopracciglio «Non sono io che devo essere d'accordo» risposi «Ma lei è importante per quel gruppo e quel gruppo è quello che le sta più vicino» «nessuno può starmi vicino. La tua presenza nel gruppo di Jo mi è indifferente» «Perché si comporta così? Mi avevano detto che era una ragazza molto...» si interruppe «Molto cosa? Gentile? Disponibile? Debole? Una citrulla che si fa imbrogliare costantemente? Perché è questo che ero.» replicai con stizza «Ho lasciato i Ribelli per lei» mi voltai per guardarla «Perché mai avresti dovuto farlo?» «Perché l'ammiravo. Ho sentito tutta la sua storia con il Geminus... E da quello che ho sentito lei potrebbe essere la nuova leader della B.L.C. Lo vorremmo tutti sa? Barker e Blackwood sono incontrollabili e stanno impazzendo per distruggersi a vicenda. La voce che tu stessi recuperando i poteri e che avresti levato di torno i tuoi nonni, per unire le organizzazioni sotto un utopia è allettante per la maggior parte degli Imperium e per i scienziati soprattutto. Questa lotta porta a molte morti... Ed era l'ideale principale della B.L.C. Speravamo che tu la potessi portare all'origine.» «Perché io?» «Perché sei nata per esserlo. La rinuncia di Theresa Barker a tutto ciò, ha automaticamente reso te l'unica ereditaria. Fin da quando tuo nonno voleva che controllassi tutti e quattro gli elementi e tu sopravvivesti all'Operazione.» non pensavo di essere tanto importante. Ma si sono tutti illusi che io possa fare qualcosa. Non ho tutto questo potere, non sono in grado di dare a loro quello che vogliono. L'unica mia capacità finora è stata quella di far perire e soffrire quelli che amavo. «Non avrai problemi in questa squadra» sussurrai «Jo e Seth sono brave persone... Si prenderanno cura di te come tu dovrai fare con loro.» continuai rivolgendo di nuovo lo sguardo verso il cielo, invasa da una malinconia di cui non riuscii a capacitarmene «Signorina Hunter...» «Non darmi del "lei", non sono così vecchia» dissi sperando di liquidarla «Sof?» sentii una voce familiare chiamarmi, che non sentivo da tempo. Mi voltai e vidi Nox, sotto l'ombra di un albero, con le mani in tasca e gli occhi come al solito luminosi come quelli di un felino. «Nox?» da dietro l'albero sbucò anche una chioma di capelli rosso scuro, appartenenti ad un ragazzo dagli occhi vivaci e giocosi del color del cielo «Angelo! Ti siamo mancati?» chiese Zach sorridente.«Ragazzi!» mormorai sorpresa. Coral si frappose tra me è loro «Chi siete?!» chiese dura. Le pioggia una mano sul braccio e le dissi «Non ti preoccupare, li conosco. Torna alla Base» le ordianai sempre tenendo lo sguardo fisso sui due Geminus «Ma...» iniziò a protestare, ma io le scoccai un'occhiata ammonitoria e lei si allontanò ubbidiente, e forse, ferita.
«Cosa ci fate qui ragazzi?» chiesi pungente, incapace di trovare la morbidezza che la caratterizzava un tempo «Ma che bell' accoglienza! Angelo, ti è andato di traverso un limone?» scherzò Zach avvicinandosi «Ci ha mandati Max. Ti vuole parlare» cosa potrebbe volere Max da me? «Adesso?» chiesi «Sarebbe meglio, siamo in costante movimento Sof, non possiamo fermarci troppo a lungo in un determinato posto» spiegò il ragazzo dai capelli neri. «Voi!» Proruppe una voce rigida che riconobbi come quella di Robert Steel. Nox si irrigidì di colpo «Muoviti Angelo» mi invitò Zach. «Allontanatevi da lei!» ringhiò l'uomo albino avvicinandosi. Coral era andata a chiamare rinforzi, quella stupida.
Fissai il volto sbiancato di Nox e lo scossi per un braccio «Andiamo» dissi risvegliandolo dalla sua paralisi. Iniziammo a correre via, mentre Nox si voltava per vedere suo padre «Lucas?» lo sentii esclamare schioccato  «Correte più veloce!» ci incitò il diretto interessato. «Lucas! Fermati!» gridò l'uomo rincorrendoci. Vidi Nox fare un gesto con la mano, seguendo il suo movimento, delle radici si andarono ad attorcigliare su per le gambe di Mr. Steel, bloccandolo. Ma non fu abbastanza perché l'uomo li bruciò immediatamente «Mi permetti, amico...» chiese Zach con un sorriso a Nox «Permesso accordato Sandman» replicò Nox infiltrandosi tra gli alberi che circondano la Marcey Academy. Zach si bloccò mentre Nox mi prese per mano e continuò a trascinarmi con lui per impedirmi di fermarmi. «Cosa...» «Lo terrà occupato per lasciarci fuggire» replicò il ragazzo.
Mi sembrava strano che non fossi ancora inciampata in qualche radice, era come se davanti a Nox gli alberi si spostassero. Fuori dalla boscaglia Nox mi trascinò per vicoli secondari finché non ne raggiungemmo uno cieco, dove mi invitò a salire su per le scale d'emergenza. Nox bussò un motivetto allegro e immediatamente la porta si spalancò «Sophie! Che bello rivederti, prego entra» mi accolse Max in tutto il suo splendore. Nox mi diede una spintarella per invitarmi ad entrare. «Non c'è Opal?» chiesi accomodandomi nel piccolo salotto «Non c'è Zach?» replicò l'uomo sedendosi sulla poltrona accanto «Abbiamo incontrato Robert Steel, Zach lo sta seminando» a quel punto bussarono di nuovo alla porta, sempre con lo stesso motivetto da quattro colpi. «Parlando del diavolo, spuntano le corna» sorrise allegro Max «Ti dispiace Nox?» il ragazzo non protestò e andò ad accogliere l'amico «Certo che è un osso duro "Fiocco di Neve", per poco non mi acchiappava» commentò il rosso, per poi voltarsi verso l'amico e assumere una espressione colpevole «Oh, scusami amico. Non intendevo offendere» «Figurati» replicò il figlio dell'interessato facendo spallucce per poi accomodarsi accanto a me. L'altro di buttò sul divano dall'altra parte del tavolino e si distese comodamente «Opal non è ancora tornata?» chiese il fratello «Lasciale seguire i suoi bollenti spiriti» commentò Max «Certo, lei si dà alla pazza gioia e noi rinchiusi in questa topaia. Quasi mi manca quella schifezza che chiamavo casa a Seattle, senza offesa amico» «È una schifezza per un motivo, Zach. E il motivo ha i capelli rossi e gli occhi azzurri» replicò Nox impassibile buttando la testa indietro e chiudendo gli occhi per rilassarsi. Ma dorme mai questo ragazzo? Sembra sempre stanco.
«Boom. Colpito e affondato» scherzò Zach «Opal si è trovata un ragazzo?» chiesi per curiosità. I tre uomini mi fissarono come se si fossero accorti di quel momento della mi presenza «Sì, si è trovata qualcuno» rispose Zach guardandomi con un sorriso malizioso «Diciamo che ha gusti... Ampi» continuò Nox sorridendo a sua volta. Ma il suo era più sincero e dolce. «Non sai che Opal è bisessuale?» intervenne Max tranquillissimo «Uh, oh, wow» balbettai stupita «Non vi conosco abbastanza da poterlo sapere.» replicai imbarazzata. Zach scattò su e scavalcò il tavolino in mezzo alla stanza per farsi spazio tra me e Nox con grande disappunto di quest'ultimo che tentava di riposare. «A me piacerebbe un sacco conoscerti meglio, Angelo» disse con un sorriso smagliante «Piantala Zach. Se lo viene a sapere Jase ti uccide.» mi si bloccò il cuore. «Ne varrebbe la pena» rise quest'ultimo, ritornando però al proprio posto «A proposito di Jase. Dov'è? Pensavamo fosse con te. Non abbiamo sue notizie da un po'» chiese Zach.
In quel momento entrò dalla porta principale una Opal allegra e mezza ubriaca. «Sono tornata!» esclamò. Indossava vestiti spiegazzati, probabilmente aveva passato la notte fuori «Ti sei divertita, sorella?» lei si voltò verso di noi per raggiungere barcollando verso il fratello «Sento ancora l'alcol che ho ingerito ieri. Ma sì, mi sono divertita. Alla fine sono andata a letto con il fratello di quella Mary.» replicò «Vuoi che ti aiuti ad espellerlo?» si offrì Nox «Oh, grazie al cielo esisti!» esclamò lei esagerata tentando di rialzarsi per poi accasciarsi nuovamente sul grembo del fratello. Nox sospirò e si alzò per raggiungerla. Le puntò un dito sulla fronte e immediatamente del liquido le uscì dalla bocca.  La bolla di alcol volò fino in cucina per cadere nel lavabo. «Grazie. Mi sento molto meglio» commentò soddisfatta scalciandosi via i sandali per accoccolarsi meglio sul fratello che le mise un braccio intorno le spalle. «Comunque ciao Sof» mi sorrise. Risposi con un cenno della testa. «Ci stava giusto dicendo che fine ha fatto Jase» disse Zach. Sbiancai nuovamente. Come potevo dire ai suoi amici quelli che gli era accaduto? Non ero capace di affermarlo ad alta voce perché sapevo che sarei crollata e forse... Non sarei più riuscita a rialzarmi. Proprio come aveva detto Aiden. «Sophie, puoi venire con me?» fissai Max e sostenni il suo sguardo serio. Mi alzai e lo raggiunsi «Ragazzi. Devo raccontare a Sophie quello che vi ho detto l'altro giorno. Voi intanto cercate il prossimo posto in cui alloggiare» tutti e tre annuirono. I gemelli si diressero immediatamente verso la porta e uscirono, mentre Nox si attardò accanto a me, aspettando che Max attraversasse la porta di una camera. Mi bloccò per un braccio e mi chiese «Gli è successo qualcosa, vero?» mi limitai a guardarlo disperata «Ne... Ne sei certa?» mi chiese con voce spezzata. Una lacrima mi rigò la guancia. A quel punto il ragazzo mi abbracciò stringendomi a lui e invadendomi col suo profumo di pioggia. Era da tanto tempo che nessuno mi abbracciava così, mi abbracciava per lasciarmi sfogare, per consolarmi, per aiutarmi e io proprio non riuscii a respingerlo, e accettai il suo aiuto «Sophie. Fidati di James.» mi sussurrò all'orecchio. Poi si staccò e uscì anche lui di casa.

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