26. Jase: Evitare

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Quando aprii gli occhi mi ritrovai in una stanza bianca e dal l'odore di limone. Riconobbi immediatamente il luogo. Bleah, l'infermeria. Poi realizzai un'altra cosa nell'immediato. Bleah, la B.L.C. Mi tirai sù velocemente facendomi venire un capogiro. «Jase!» qualcuno mi travolse facendomi cadere nuovamente sul materasso. Joy mi stringeva il collo e mi schiacciava con il suo peso, intrappolandomi a letto. «Ehi!» risi per l'accoglienza. La abbracciai a mia volta, godendomi la sensazione di mia sorella avvolta nella protezione delle mie braccia. Le accarezzai i capelli corti e le sussurrai dolcemente che stavo bene. Era veramente bello sentire il suo affetto, non mi ero nemmeno reso conto di quanto ne necessitavo per sentirmi bene «Sei vivo» mormorò «L'ho sempre saputo» continuò. «Ancora non per molto se mi stritoli così» scherzai. Finalmente si staccò e notò il vassoio e il bicchiere d'acqua che aveva fatto cadere quando, appena entrata nella stanza aveva mollato a terra per saltarmi addosso. Lo raccolse e lo rimise a posto «Da quanto sei sveglio?» mi chiese «Non da molto» notai che avevo addosso una semplice camicia bianca e pantaloni di cotone bianco. Mi avevano curato le ultime ferite. Infatti mi sentivo tremendamente bene, come se fossi stato messo a nuovo. Mi guardai intorno ed individuai il bagno. «Vado a prenderti dell'altra acqua» affermò mia sorella. Annuii anche se l'idea di rimanere di nuovo solo mi rendeva triste, non che mi aspettassi chissà quale accoglienza da parte di tutti... Ma mi aspettavo Lei. Joy mi baciò la guancia prima di uscire. Sul suo volto un sorriso malinconico di cui non capivo il motivo.
Mi diressi in bagno e mi levai la camicia per guardarmi allo specchio. Sospirai di sollievo. Non mi avevano cancellato le cicatrici guadagnate nel tempo. Avevano solamente curato le più recenti. Ogni cicatrice rappresentava un traguardo, una prova superata, un passato vissuto. Erano importanti per me. Controllai la caviglia su cui era stata attaccata la catena della Palla-Anti-Ignis e notai che non ve n'era traccia. Completamente guarita dalle bruciature che mi aveva segnato la pelle. I dottori della B.L.C. sapevano fare bene il loro lavoro.
Mi rimisi la camicia e ritornai nella stanzetta trovando di nuovo mia sorella seduta sul letto a giocherellare con un mini tornado sul palmo della mano. Alzò lo sguardo e mi sorrise «È strano vederti qua fratellone» ammise «Non strano quanto tu che mi parli amabilmente» scherzai perché se non ci avessi scherzato sù sarebbe rimasto un argomento di pieno di tensione tra noi due. «Ehi Jase» mi richiamò seria «Io... So tutto» mi disse. Forse perché si sentiva in colpa per aver cercato di uccidermi negli ultimi quattro anni «So del Flash e so dei nostri genitori... E voglio scusarmi con te, di nuovo. Non è giusto che tu abbia sopportato questo peso da solo. Avresti dovuto dirmelo» mi sedetti accanto a lei e le circondai le spalle con un braccio «È passato Joy» le sussurrai gentilmente. Volevo che anche lei superasse quel baratro che ci aveva separati per tanto tempo.  «Concentriamoci sul presente! Comunque... Lei...» ripresi. Non che non apprezzassi la compagnia di mia sorella. È che volevo vederla. Volevo sentirla. Rivolevo la mia Fi. Joy si irrigidì sotto il mio braccio «Che c'è?» le chiesi «Umh...» «Che c'è?» ripetei con tono più basso «Sophie ha problemi... Ad accettare la tua presenza» sussurrò appena «Come sarebbe a dire? Dovrebbe essere qui a farmi screpolare le labbra a forza di baci» borbottai offeso. Perché non è qui? «Jay!» esclamò mia sorella scandalizzata «Che ho detto?!» protestai «Non parlare della mia migliore amica come di una facile!» esclamò «Ma non è vero! Non ho mica detto che dovrebbe venire qua per appagarmi» Joy mi diede una gomitata allo stomaco «Ahi!» protestai ancora. «Senti. Vado a cercarla.» «No!» esclamò Joy troppo agitata «Qual'é il problema Joy?» le chiesi con il tono da fratello che avevo solo con lei «Il problema? Nessuno problema!» si agitò lei «Aspetta qui. Ti vado a procurare dei vestiti nuovi, okay?» si precipitò verso la porta «Joy?» la richiamai «Non c'è niente che non va!» protestò ancora facendomi insospettire ancora di più «No, volevo dirti che non accetterò vestiti di Ryder e di non provare nemmeno a portarmi la divisa nera delle guardie B.L.C.... Ma da come hai reagito, si vede che mi stai nascondendo qualcosa» la raggirai. «Vado a prenderti i vestiti» ripeté prima di scappare.
Aspettando che si fosse allontanata uscii dall'infermeria. Dove sei Fi? Percorsi i corridoi familiari, siccome avevo studiato tempo prima le cartine. Raggiunsi la sala di ristoro dove c'erano molto scienziati nella pausa caffè e vari Imperium che chiacchieravano animatamente. Appena mi affacciai si ammutolirono e mi fissarono a bocca aperta. Probabilmente erano indecisi se farmi fuori sul momento o chiedere il permesso ai superiori. Diedi un rapido sguardo alla ricerca della chioma corvina di Sophie ma non la trovai lì. Passai in tutte le palestre, dove ottenni le stesse reazioni di stupore e shock da parte degli altri abitanti ma senza trovare alcuna traccia della mia ragazza. In corridoio notai un gruppo di quattro giovani Imperium che parlottavano tra loro. Li raggiunsi «Scusate» erano tre ragazze ed un ragazzo che non avevo mai visto o forse sì ma che non ricordavo. «Avete per caso visto Sophie Hunter?» chiesi con il mio miglior tono cordiale. I ragazzi si limitarono a fissarmi con occhi sgranati senza emettere alcun suono «Ooookay» dissi non ottenendo nessuna reazione. Schioccai le dita davanti alla bruna che si risvegliò e arrossì violentemente. Non ha mai visto un bel ragazzo? «Hai per caso visto Sophie Hunter?» le chiesi «Lei... L'ho vista con Ryder» balbettò intimidita. Inarcai le sopracciglia infastidito da quella risposta «Grazie» salutai con il umore sotto lo zero. Che ci fa con lui? Sono tornato dal regno di Ade e lei non solo non si è buttata subito addosso a me! Ma preferisce passare il tempo con Aiden Ryder?
Cercai di uscire dall' edificio ma due guardie me lo impedirono «State scherzando spero?» sbottai «Onestamente non sappiamo se sei diventato innocuo, quindi te ne stai buono buono dentro la Base, dove ti possiamo tenere tutti sotto controllo.» affermò la guardia. «Credetemi. Se volessi potrei far saltare in aria questo posto anche se "mi tenete sotto controllo"» li minacciai «Attento a quello che dici Ribelle» mi ringhiò contro «Per ora sarai pure protetto da Mr.Steel, ma non durerà per sempre. Un Ribelle del tuo calibro resterà Ribelle fino al midollo» sussurrò minaccioso, rincarando il tono ogni volta che ripeteva la parola "Ribelle", avvicinandosi pericolosamente a me. Pericoloso per lui, non per me. «Non mi serve la protezione di nessuno, bello, sei tu che ne hai bisogno in questo momento» sussurrai con arroganza accendendo le fiamme sui miei pugni stretti «James» mi richiamò qualcuno che mi posò una mano sulla spalla, allontanandomi dalla guardia «Che stai facendo?» mi chiese Frost con il sopracciglio inarcato «Ci penso io» disse poi rivolto alla guardia «Bene bene Frost. Sei il mio babysitter?» chiesi seguendolo «Dov'è Annie?» chiese lui brusco «Doveva essere lei ad assisterti» «È sempre bello essere trattati da prigionieri» commentai deprimendomi ancora di più mentre seguivo Frost, alla ricerca di mia sorella, che si stava dirigendo in mensa. Mi ero liberato con tanta fatica e ora mi ritrovavo in una prigione che mi faceva sentire la mancanza di quella cella grigia. Riflettei un secondo sull'affermazione. No, non esageriamo, anche se tutti facevano schifo c'era pur sempre Joy e Sophie... Giusto Sophie, dove sarà? «Sai dov'è...» ma mi bloccai perché vidi la chioma corvina della ragazza accanto a quella fastidiosamente bionda di quel Ryder. Sophie era appoggiata ad una colonna con le braccia incrociate dietro la schiena, una gamba allungata è una piegata per sostenersi. Indossava una semplice canottiera bianca che le fasciava il torace, assieme ai jeans blu e le converse alte del color dei suoi occhi. Teneva il volto abbassato con una espressione triste quanto la mia sul volto. Aiden teneva la spalla appoggiata alla stessa colonna, accanto a lei con le braccia con le maniche della divisa nera della B.L.C. tirate sù fino al gomito, incrociate davanti a sé. Sembrava tentasse in tutti i modi di tirarle sù di morale. Senza successo.
Come se avesse percepito il mio sguardo su di lei, alzò la testa per puntare i suoi smeraldi su di me. Le sue labbra si schiusero e gli occhi si fecero lucidi e commossi. Si mise dritta e fece un passo avanti portandosi entrambe le mani al petto, come se fosse pronta per dire qualcosa, per raggiungermi. Feci un passo avanti anche io, sorridendo leggermente, attratto da lei come una calamita. Era come se il tempo si fosse fermato, un momento magico. I nostri sguardi allacciati che si dicevano tante cose che a parole non si sarebbero mai espresse nel modo giusto. Mi gustavo già la nostra riunione ma lei scosse la testa confusa, si voltò e corse verso l'uscita opposta da quella dalla quale ero entrato io. Aiden notò la scena. Mi guardò con una strana espressione e la seguì. Mi preparai a correre anche io per raggiungerla ma qualcuno mi tirò per un braccio «Non ci andare Jase» mi disse mia sorella comparsa dal nulla «Perché no?» chiesi spazientito «Non vuole vederti. Mi ha chiesto di tenerti lontano da lei.» ammise «E per quale motivo?!» sibilai. Joy parve veramente offesa dalla mia reazione così sospirai «Scusami. Non dovrei prendermela con te» le dissi «Non ti preoccupare Jase.» disse lei. Joy mi sembrava diversa, era cambiato qualcosa in lei, come se le mancasse qualcosa che ha sempre avuto. «Afferma di non essere più la tua Sophie e non potrà mai più tornare quella che amavi tu. Quindi preferisce lasciarti andare adesso che può, prima che la abbandoni tu perché è diventata una persona diversa» mi disse. Dentro di me tirai un sospiro di sollievo che seguì subito uno reale «È ridicolo» dissi «Infatti! Le ho detto che è una stupida a pensarla così! Ma mi ha minacciato che avrebbe chiuso i rapporti anche con me e se ne sarebbe andata dalla Base5... Quindi ho pensato di accontentarla all'inizio per poi lasciarti campo libero per riconquistarla... Forse ora è solamente troppo scossa...» iniziò a parlare freneticamente spiegandomi la sua versione. Le sorrisi per rassicurarla. «Tranquilla. Va tutto bene. Andiamo a recuperare i miei vestiti?» chiesi gioviale mettendogli un braccio intorno alle spalle «Vieni anche tu Frost? Così "mi tieni d'occhio?"» lo schernii. Frost accanto a me sembrava a disagio «Non ti servo io» rispose freddamente andandosene. Joy lo guardava con espressione triste e delusa «È successo qualcosa tra voi due? Avete litigato?» chiesi confuso perché quei due erano sempre andati d'accordo nonostante i due caratteri diversamente uguali o così similmente diversi... Joy abbassò lo sguardo «Ci siamo lasciati» mormorò. In quel momento capii cosa le mancasse. La sua sicurezza. Joy era sempre stata dotata di una sicurezza invidiabile, persino dopo che la abbandonai. Quando la rividi, era più combattiva e determinata che mai, sicura e forte, anche se piena di rancore verso di me. In quel momento però, sembrava che avesse perso quella sicurezza, che fosse a pezzi. E qualcosa mi diceva che quella sicurezza si chiamasse Seth Frost. Non sapevo come affrontare queste situazioni, non ero più abituato a fare il fratello maggiore, ad essere la colonna portante per mia sorella. Ormai quel posto l'aveva preso qualcun altro nel mio lungo periodo di assenza. Così allungai semplicemente una mano, la agguantai e l'abbracciai. Joy si mise a ridere «Non mi stai veramente abbracciando per consolarmi dalla mia disfatta amorosa» scherzò «Umh... In realtà è proprio quello che sto facendo» «Non sforzarti di fare il buon fratello. Lo so che lo sei.» mi disse gentilmente. La allontanai di colpo «Oh, grazie al cielo! Perché è veramente imbarazzante abbracciarti in mezzo a tutta questa gente» scherzai «Ehi!» mi diede un pugno giocoso sulla spalla. Le scompigliai i capelli ed uscii dalla mensa seguita a ruota da lei «Beh, dove dormo?» le chiesi «Non vuoi... Andare da Sophie?» mi chiese lei «Non mi hai appena detto che non vuole vedermi?» chiesi tranquillo «Sì ma... Ti arrendi così facilmente?» fece lei scandalizzata «E chi ha parlato di arrendersi? Le farò capire che si sbaglia e che...» lasciai la frase in sospeso per mettere suspance «E che?» mi incitò Joy «E che capisca che ho bisogno di lei». Joy mi sorrise «Intanto possiamo recuperare il tempo perduto fratello e sorella» le proposi mettendolo un braccio intorno alle spalle «Appena mi fai mettere qualcosa di decente. Questa roba puzza di disinfettante scaduto» borbottai incamminandomi assieme a lei «E che odore ha?» chiese lei curiosa «Questo. Mi sembra ovvio».

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