Silenzio. C'era un tale silenzio in camera sua.
Nessuno l'aveva toccata dopo che l'aveva distrutta.
Diedi un calcio a quello che un tempo era un libro e quello si sbriciolò.
Sapevo che aveva una storia magnifica quel libro, ma era pur sempre fatto di carta. E la carta si rovina per un nulla.
Sospirai e mi voltai, dando le spalle a quella desolazione.
Camminai, con l'intento di raggiungere la Serra, l'unico posto della Base che mi desse un qualche tipo di tranquillità.
Conoscevo quei corridoi, quelle scale e quegli ascensori a memoria, così bene che i miei piedi si mossero da soli. Le pareti non mi erano mai sembrate più bianche e le stanze non erano mai state più vuote. Un senso di depressione avvolgeva quel luogo.
Se n'erano andati tutti.
Un gruppo di scienziati che chiacchieravano animatamente tra loro mi tagliò la strada, proprio mentre mi stavo posizionando davanti all'ascensore. Forse non proprio tutti.
Ero quasi sorpreso di vederli, avendo passato gli ultimi giorni isolato ed evitando le persone.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono, vi entrai e premetti il numero del piano corretto senza nemmeno guardare.
Pensai a Joy, che aveva lasciato tutto alla Base per seguire Sophie a San Francisco. Voleva darle un luogo sicuro al suo risveglio. Ad un risveglio senza più il suo passato.
Sophie era ufficialmente scomparsa l'inverno precedente assieme a sua madre. Avrebbero semplicemente raccontato che era stata ritrovata e con gli Stati Uniti che si stavano ancora riprendendo dall'attacco catastrofico di Susan, le autorità della California non si sarebbero fatte troppe domande.
Il padre di Sophie aveva deciso di dimenticare, dopo aver saputo della delicata situazione della figlia. Stessa sorte era toccata alla sorella adottiva di Sophie.
Un totale volta pagina per la famiglia Hunter.
Theresa era ufficialmente ancora scomparsa, ma si sapeva che avevano ormai interrotto le ricerche e perso le speranze.
Jo mi aveva chiesto di andare con lei, ma non sarei riuscito a spiegare la mia improvvisa presenza nella sua vita. Non mi conosceva e Jo non aveva mai raccontato niente di me prima del nostro ufficiale incontro. E il fatto che avesse un fratello, non poteva interessare più di tanto a lei che si era appena svegliata da un rapimento e un vuoto di memoria lungo nove mesi.
Dovevo darle tempo per riprendersi.
Uscii dall'ascensore e presi il corridoio davanti a me. Un'unica figura che mi accompagnava nel breve tratto che mi separava dalla porta che mi portava alle scale che dovevo prendere.
La riconobbi come la mia ex, un volto che pensavo di non rivedere più.
«Courtney» la chiamai stupito, per essere certo di averla vista bene. La ragazza si voltò verso di me spaventata, come se fosse stata colta sul fatto. Mi resi conto che ci trovavamo davano alle porte dell'unica palestra della terra che si era salvata dalla distruzione di Sophie. Le porte scorrevoli erano chiuse, ma dalla vetrata si riusciva ad osservare l'interno.
Courtney si portò le mani dietro la schiena di scatto.
Il volto era arrossato dall'imbarazzo e gli occhi cobalto erano sgranati come quelle di un bambino. Ma la cosa che aveva attirato la mia attenzione era la mancanza della deturpazione. Lei si era fatta curare.
Inoltre quell'espressione sul suo volto mi rimandava ai vecchi tempi.
«James!» esclamò lei imbarazzata.
Inarcai un sopracciglio. Quel comportamento mi era estraneo. Estraneo dalla Courtney che conoscevo io.
«Ti sei fatta curare.» notai.
«Sì. Ho realizzato che stavo facendo un torto a me, ascoltando il mio orgoglio. La mia bellezza serve per far sentire bene me stessa e io voglio sentirmi bene.» affermò velocemente, quasi si fosse imparata la battuta a memoria.
«Inoltre...» mi mostrò le mani. «Posso di nuovo suonare. Forse mi cambieranno terapia grazie alla musica.» affermò sorridendo appena.
«È una notizia meravigliosa!» esclamai abbracciandola velocemente.
Lei si guardò intorno, come se temesse che qualcuno ci vedesse. Lo feci anche io, incuriosito dal suo comportamento anomalo.
«Che stai facendo?» le chiesi. Non trovavo il motivo per la quale la ragazza si dovesse trovare in questo piano della Base e nemmeno per la quale fosse così sospettosa.
Il mio sguardo attraversò la vetrata, cercando qualcosa che mi potesse suggerire la causa del comportamento di Courtney.
Poi lo colse.
«Niente! Me ne stavo tornando nella mia sala terapia. PonyBlu sta per essere incoronato principe.» disse in fretta abbassando lo sguardo.
«Cercavi Eli.» dissi certo delle mie parole.
«Non lo cercavo.» protestò.
«Volevi informarlo della tua guarigione.»
«Così non mi avrebbe più rotto le scatole con le sue filosofie da quattro soldi!» esclamò, confutando la risposta precedente.
Non credevo ad una sola parola di quel che aveva detto.
«Solitamente i ciechi sono saggi.» intervenne una voce dietro la ragazza che la fece sussultare. Le porte della palestra si erano aperte senza che lei se ne accorgesse.
«Tu sei un'eccezione, allora.» protestò la ragazza arrossendo.
«Uh, okay.» affermò tranquillamente Eli.
«Mi cercavate?» chiese passandosi una mano sulla fronte sudata.
«Oh, no. Lei ti cercava.» dissi con un ghigno sul volto.
Courtney mi guardò oltraggiata. Vedere quello sguardo rivolto a me e, soprattutto, da parte sua, era un'altra novità.
Eli attese che la ragazza dicesse qualcosa, ma lei boccheggiò senza emettere alcun suono. Le diedi una leggera spinta sulla schiena che la fece avvicinare al ragazzo.
«Mi hanno detto che hai deciso di andartene.» disse la ragazza tutto ad un fiato dopo avermi scoccato un occhiataccia. Novità su novità.
«Oh! Le voci corrono, eh?» rise intrecciandosi le dita dietro la nuca.
«Dove andrai da solo?» proseguì la Fenice acquisendo sicurezza.
«Pensavo di iniziare dall'Europa e viaggiare verso Oriente. Poi magari ritornare indietro.» affermò Eli tranquillamente.
«C'è così tanto da vedere in viaggio, non puoi andarci da solo.» insistette Court.
«Ma io ci vedo...»
«Non dire cazzate, non ci vedi. Non vedi i colori, non vedi le emozioni dei paesaggi. Hai bisogno che qualcuno ti faccia da occhi. Quindi verrò con te.» disse l'Imperium del fuoco senza tanti giri di parole, spiazzando completamente il ragazzo.
«Credimi, non ne ho...» provò a iniziare il ragazzo alzando i palmi.
«E se tu vedrai con la tua vista interiore qualcosa di più bello, farai da occhi a me. Così potremo veramente vedere tutto di questo viaggio.» affermò la ragazza esplicitamente. Sorrisi.
«Amico, non puoi dire di no.» dissi ad Eli, passandogli accanto, dando una pacca sulla sua spalla. Li sorpassai per lasciarli soli e mi diressi verso le porte.
«Devo partire tra due settimane, pensi di riuscire a convincere il tuo medico curante che sei pronta per un viaggio?» sentii dire Eli.
«Tu sarai la mia cura, ovviamente accetterà!» replicò la ragazza con un curioso tono gioioso e felice. Non lo era da molto tempo, ed ero contento per lei.
Mi chiusi la porta alle spalle.
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Elements: Perdita (in revisione)
Fantasy(3) Ultimo capitolo della trilogia di "Elements". Sophie Hunter è arrabbiata e brama il sentimento che più disprezza, la vendetta. È decisa a dominare tutto il suo potere per eliminare la malvagia nonna, causa della sparizione della madre e del suo...