38. Jase: Litigi

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Nox era fuggito. Era prevedibile che appena sveglio ed aver compreso dove si trovasse, lo facesse. «Vado a cercare fuori!» esclamò Sophie seguendomi. «No.» dissi risoluto «È quello che aspetta. Sa che la Base 1 è sigillata e che l'unica via d'uscita è il portone principale, a meno che non voglia passare attraverso l'inceneritore o i tubi di scarico, e dubito che lo farebbe. Sfrutterà il momento in cui apriamo le porte per farsi strada e scappare.» dissi serio. «Oppure potrebbe andare nelle sale comando e aprire il portone.» suggerì Sof «Ma il tempo che impiegherebbe per raggiungere il portone equivale a quelle che impiegano gli altri Imperium per raggiungerlo. Non è stupido e non si lascerà catturare, e inoltre... In queste condizioni non ci riuscirebbe...» riflettei cercando di ragionare come il mio amico «Un luogo in cui si potrebbe calmare... Un luogo qui in cui non si potrebbe sentire al chiuso...» sussurrai più a me stesso che a lei. «La Serra...» dissi realizzando che potrebbe essere l'unico posto in cui era andato a rifugiarsi dagli altri. Un luogo in cui avrebbe potuto aspettare che una persona che lo conoscesse fosse stato capace di trovarlo. «Fi. Tu vai al portone e vedi se è lì, in attesa che aprano le porte, io vado a cercarlo alla Serra. Se lo trovi convincilo a venire da me» le dissi fiondandomi sù per le scale. Corsi così velocemente che per voltare le curve scivolavo sui pavimenti. Ma finalmente raggiunsi la Serra. Il dispositivo della porta era stato manomesso e la vetrata era aperta. Entrai a passo sicuro. Se Nox era lì dentro, mi avrebbe sicuramente percepito. Camminai tra le piante finché non giunsi al centro dell'enorme stanza verde. «Nox» lo chiamai «Jase» rispose prontamente. Saltò giù da un albero e atterrò affianco a me. Nox era in pessimo stato. Le ombre sotto gli occhi erano più scure che mai e la pelle impallidita le rendevano ancora più cupe. Gli erano cresciuti troppo i capelli che arrivavano a nascondergli gli occhi e ad arricciarsi attorno al volto scarno. Riuscivo a vedere i segni della prigionia e la frattura negli occhi, ora che non stavamo più scappando da morte certa. «Sei orribile» gli dissi senza tante cerimonie «Lo so, sono stato meglio» replicò lui tranquillamente. «Beh, Jase. Aiutami a lasciare questo posto. So che Opal e Zach devono stare qui per curarsi. Quindi penso che possa affidarli alle tue cure.» disse raggiungendo la porta pensando che non mi sarei opposto. «Non mi dispiacerebbe portarmi dietro dei viveri e...» «Stai scappando» lo interruppi. Nox si voltò verso di me e mi guardò «Sto tornando alla mia vita» mi rispose lui «Quale vita Nox? Hai passato tutto il tempo a scappare e lo stai facendo ancora» gli dissi senza pensare. «Non so te, ma per me è importate aiutare persone che non hanno un luogo in cui stare. Persone che vogliono liberarsi dalla loro vita fatta su misura» mi rispose in modo così freddo che quasi non lo riconobbi. «Nox... Lo so che è importante, ma ormai siamo nel bel mezzo di una guerra, non puoi salvare tutti e inoltre non posso permetterti di andare là fuori e rischiare di essere preso di nuovo da Susan» affermai. Nox mi guardò con un sopracciglio alzato «Tu non sai niente.» mi disse «E non puoi dirmi di fare niente.» non avevo mai sentito il mio amico pronunciare parole così dure. La sua facciata da candido pacifista era stata sostituita da un temerario giustiziere che sapeva ciò che voleva e che sarebbe stato troppo testardo per ammettere la propria debolezza e vulnerabilità. «E io non faccio parte di questa guerra» continuò «Ci siamo tutti dentro» risposi prontamente. «Non puoi restare come spettatore che aiuta gli attori che cadono dal palco. Perché fai parte di questa opera» gli dissi «Tu non puoi capire. Non è la mia battaglia. Io sono fuori da tutto ciò che fa parte di questo mondo e non voglio avere niente a che fare con loro, non voglio schierarmi, non voglio ritornare sui miei passi perché ho altre nuove strade da percorrere» mi disse cercando di farmi capire. «Ma non stai tornando indietro... Smettila di scappare da lui...» non avevo mai avuto il coraggio di chiedergli cosa fosse effettivamente successo con suo padre, perché non volesse nemmeno sentire parlare di quell'uomo. Mi aveva sempre fatto capire chiaramente che non voleva che gli facessi domande a riguardo. Eppure, avevo conosciuto Robert Steel, e per quanto strambo, severo, inquietante, rigido e gelido fosse, non mi era sembrato tanto terribile. Aveva curato Joy dopotutto. E lei era cresciuta forte ed indipendente. Era comunque suo padre, sarebbe dovuto essere felice semplicemente per il fatto di averne uno. «Piantala di darmi del codardo! Non sto scappando da nessuno!» mi gridò contro perdendo la pazienza per la prima volta da quando l'avevo conosciuto. «Allora dimostramelo Nox! Dimmi la verità! Ti possiamo aiutare!» esclamai. «Non devo dimostrarti niente. Se non mi aiuti a lasciare questo posto non fa niente, farò da me. Ma non impedirmelo.» replicò voltandosi per andarsene. Lasciai passare diversi secondi in cui pensai che probabilmente se la sarebbe cavata da solo, che forse non gli ero abbastanza amico da meritarmi la sua fiducia... Al diavolo! Non gli permetterò di rischiare di essere preso nuovamente da Susan per poi ficcarlo in quella Fossa claustrofobiaca! Qualunque problema ha con il padre è sicuramente meno pericoloso di Susan. Dovrebbe capirlo! È lui quello prudente! Tornai anche io verso il corridoio giusto per vederlo in fondo ad esso intento a voltare. «Perché non ti lasci aiutare per una volta?! Invece di aiutare sempre e solamente gli altri?!» gli gridai «Non ne ho bisogno» disse senza voltarsi. «Lucas!» lo chiamai, ogni volta che lo chiamavo così si voltava e mi minacciava di morte, ma questa volta non funzionò. Nox voltò l'angolo e mi affrettai a raggiungerlo. Non mi sarei arreso. Appena voltai l'angolo lo trovai appoggiato mollemente al muro. «Nox» sussurrai sostenendolo. «Non ti sei nemmeno ripreso e vuoi andartene. Cocciuto» lo rimproverai mettendomi un suo braccio attorno alle spalle «Non posso restare...» sussurrò «Non voglio restare...» a quel punto perse i sensi e quasi mi tirò giù con sé. Me lo caricai sulle spalle per poi dirigermi verso i piani inferiori. Incrociai una delle infermiere che lo stavano cercando e le chiesi di condurmi alla sua stanza.

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