42. Jase: Confusione

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Sophie mi spinse via e prese al correre.
Sul suo volto dominava un'espressione confusa quanto la mia. Michael era stato catturato da Christopher Barker. Ero sicuro che l'avesse rinchiuso da qualche parte, non gli avrebbe mai permesso di fuggire e unirsi nuovamente a Susan. E quella donna... Come poteva fidarsi ancora del Luogotenente dopo che l'aveva tradita? Era un miracolo anche il solo fatto che fosse ancora vivo. «Sophie, aspetta» la raggiunsi prendendola per il polso. «Lasciami James!» esclamò agitata. Panico e confusione si leggevano sul suo volto delicato e un senso di impotenza mi invase. «Cerchiamo di ragionare, Fi» «Non c'è niente su cui pensare ora!» esclamò «Hanno attaccato la Base che dovevo raggiungere oggi! C'è un motivo! È un avvertimento e Michael... Dovevo aspettarmelo! Quell'uomo è così ambiguo...» scosse la testa. «Devo andare» annunciò poi scuotendo la testa per riprendersi. «Non senza di me» affermai afferrandogli il volto con entrambe le mani e fissandola dritto negli occhi. Lei annuì dopo un po', prima di correre verso il bunker.

Mi avevano dato una divisa da Imperium. La odiavo. Non perché mi stesse male, il nero mi donava, ma perché mi avevano etichettato come membro della B.L.C. La fascia rossa con la stella a quattro punte era orribile. Però le divise erano ignifughe e impermeabili, assai utili per proteggersi da Ignis o Imperium dell'acqua. Avevano anche altre proprietà, ma non ero rimasto lì ad ascoltare la donna. Mi ero limitato a sfilarmi la maglia in mezzo a tutti e infilarmi la divisa nera contrariato.
«Sei impazzito?» esclamò Sophie. «Perché? Hai paura che ti eccit...» ma lei mi fermò appoggiandomi una mano sulle labbra. Poi mi tirò su la lampo della giacca velocemente, prima di prendere la sua roba per andarsi a cambiare.

Vidi la desolazione dall'alto. Era come se fosse passato un tifone. La Base era stata rasa al suolo e anche le abitazioni intorno. Ero rimasto per la prima volta senza parole. Eppure Cincinnati era l'unica Base camuffata da Hotel che si trovava al centro della città.
Centinaia di Popolani feriti. Macerie ovunque. Persona dall'aria smarrita. Morti non contabili.
Notai alcuni Imperium all'opera con il Mini-Flash e molti dottori che si univano agli altri medici Popolani.
Cercai lo sguardo di Sophie, ma lei era accovacciata in cima ad alcune macerie e teneva in mano un pezzo di sasso. Mia sorella le era accanto e le stava sussurrando qualcosa. Mi avvicinai e notai che il pezzo di sasso che lei aveva in mano era macchiato di rosso. C'era scritto "È solo l'inizio". Improvvisamente il terreno iniziò a tremare e il vento ad alzarsi. Molti Popolani iniziarono a gridare spaventati e a fuggire. I capelli di Sophie stavano svolazzando e i massi ai suoi piedi ad andare contro gravità. «Fi, calmati» le sussurrai abbracciandola. Tutto smise all'istante mentre lei si lasciava andare. Iniziò a piangere in silenzio mentre tentavo di darle conforto stringendola. Non potevo sopportare che continuasse a piangere, l'aveva fatto troppe volte nell'ultimo periodo. Volevo darle sempre il sorriso più bello al mondo. Volevo che smettesse di soffrire tanto, di sentirsi in colpa per tutto ciò che stava succedendo, perché sapevo che in realtà si sentiva responsabile di tutto. «Sappi che ti aiuterò a sconfiggerli» le promisi. Lei si strinse a me. «Stammi vicino, Jay» sussurrò. Mi staccai da lei e la baciai con trasporto per darle la mia risposta più sincera. Non l'avrebbe mai ammesso ma sapevo che lei preferiva le azioni alle parole. Volevo darle sicurezza.
«Sophie» la chiamò Ryder. «Non c'è niente da vedere qui.» disse rigidamente «McEwan si sta già dirigendo a Philadelphia, meglio muoversi» disse. Sophie si asciugò gli occhi e annuì. «È come un uragano imprevedibile» commentò Eli passeggiando a vuoto. «Puoi dirlo forte» sussurrai dando un'ultima occhiata alla desolazione della Base.
Gli altri Jet decollarono e poco dopo partimmo anche noi.

Avvertimmo le turbolenze a miglia di distanza. Gli Imperium dell'aria si misero all' opera inserendo le mani nelle armi dei Jet che avevo già provato. Alcuni si buttarono a caduta libera, senza timore, dal portone. Prima che me ne accorgessi, Sophie aveva già slacciato la cintura e si era buttata assieme agli altri. Lo feci anche io ma Joy mi afferrò per il polso. «Ti ucciderai. Lascia che la raggiungi io» mi disse slacciandosi la cintura. «Joy...» «So badare a me stessa» mi anticipò con sguardo serio. Diede un occhiata dietro di lei prima di correre anche lei verso l'apertura.

Elements: Perdita (in revisione) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora