52. Jase: Stella

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Bussai alla porta aperta per attirare la sua attenzione.
Joy sobbalzò ma non si voltò.
«Mi hai spaventata, Jase» affermò appoggiando una cornice sul comodino.
«Come facevi a sapere che ero qui?» mi chiese.
Feci un'alzata di spalle. «Intuizione.» dissi. Era il primo posto a cui avevo pensato. La stanza di Frost.
«Un tempo era anche la mia.» riflettei entrando. Il mio letto era sparito, al suo posto c'era solo una semplice libreria semi vuota. Frost non sembrava un tipo da roba immobiliare. La sua stanza era persino più spoglia della mia.
«Già, quasi cinque anni fa era tua.» disse Joy. La ragazza stava guardando una cornice con la foto di lei e Frost. Lei sorrideva mentre lui teneva lo sguardo fisso sull'obbiettivo, un accenno di sorriso sulle labbra. Si trovavano a San Francisco, appena fuori dalla Base 5, lei lo abbracciava in vita e lui circondava le sue spalle con un braccio.
La ragazza si sedette sul letto.
«Sai una cosa? Ho sempre dato per scontato la presenza di Seth accanto a me.» disse tuffandosi nel letto. «Più di della tua, comunque.» ridacchiò. «Alla fine solamente Aiden è sempre stato al mio fianco. Forse era per questo che in un certo senso, preferivo che Sophie scegliesse lui.» affondò il volto nel cuscino e ispirò.
«Dove vuoi arrivare?» le chiesi.
Lei rise. «Da nessuna parte. Solamente sono gelosa del rapporto che avete tu e Sophie. Talvolta mi sento esclusa da voi due.» disse prendendo i bordi della coperta e avvolgendosela addosso.
«Talvolta penso che quello che c'è tra me e Seth non si possa eguagliare a quello che c'è tra voi.» aggiunse con tono ovattato da sotto le coperte.
«Talvolta credo che non sappia più amare per via degli insegnamenti della B.L.C., che quello che sento per Seth sia solo attrazione.» sussurrò.
«Tu pensi troppo.» affermai liberandola dalle coperta. Scoprii le sue guance rigate dalle lacrime e i suoi grandi occhi lucidi puntati su di me.
«Se piangi, piango anche io.» le sussurrai con un sorriso, in memoria dei vecchi tempi. Non sapevo se se lo ricordasse, ma lo dissi ugualmente.
Lei ridacchiò asciugandosi gli occhi con il palmo della mano, e macchiandolo con il mascara. Sì era sbavata tutto il trucco e in quel momento aveva le sembianze di un panda.
«Sembreresti poco figo se piangessi.» mi disse.
«Sciocchezze. Tuo fratello è figo anche con le lacrime agli occhi.» dissi allungando la mano. Lei l'afferrò saldamente e si lasciò tirare sù.
«Frost ha detto che sarebbe tornato per rispondere al tuo "ti amo"» le dissi.
Il volto tutto macchiato di mia sorella di increspò in un vero sorriso.
Ripensai agli avvenimenti che ci avevano portato alla Base. Non c'era stato tempo di verificare le condizioni del jet di Frost, potevo solo sperare per mia sorella che stesse bene.

Il jet di Frost e Miss Cooper era precipitato. E sembrava che l'artefice volesse fare lo stesso con noi.
«Scendi! Scendi! In aria è troppo pericoloso!» gridai a Zach incitandolo.
«Sì, vado! Vado!» esclamò agitato facendo volare le dita sui comandi.
Il velivolo nemico attaccò.
Comparve anche sul radar del nostro jet sotto forma di puntino rosso in avvicinamento.
«Merda, merda, non voglio precipitare di nuovo!» esclamò Zach.
«Nemmeno io.» dissi risoluto afferrando le mani di Zach e piegando bruscamente il manubrio. Il muso del nostro jet si piegò in avanti e in mezzo secondo eravamo in caduta libera.
«CI UCCIDERAI! DI NUOVO!» gridò nel panico Zach accanto a me. Lo ignorai e continuai a fissare la radura davanti a me in avvicinamento. Non ancora. Non ancora. Non ancora. Tirai sù il manubrio all'improvviso. Smettemmo di precipitare poco prima di toccare terra, raddrizzandoci appena il tempo. La pancia del nostro jet sfrigolò contro il terreno, sballottando i membri all'interno. Vorticammo. Il mondo attorno a noi girava troppo velocemente. Poi finalmente tutto rallentò. Dalla vetrata vedevo la distesa blu dell'oceano. Un orribile scricchiolio ci disturbò, raggelandoci sul momento. Io e Zach ci guardammo, sentendo la lastra di metallo sotto di noi inclinarsi pericolosamente.
«TUTTI FUORI!» gridai.
Zach sì sganciò immediatamente mentre il jet si piegava ancora di più, rendendoci difficile la risalita. Rotolammo fuori dal portone rimasto ancora aperto per via di Courtney, appena in tempo per vedere il jet precipitare dal dirupo, tra le scogliere frastagliate dal mare.
Mi voltai verso i miei due compagni. Non sapevo come Eli fosse riuscito a rimanere all'interno della vettura, con quell'apertura che risucchiava aria, ma ero felice che stesse bene. Almeno lui.
«Vuoi andar a cercare Frost?» chiese Zach.
Prima che potessi rispondere un rombo disturbò i miei pensieri. Alzai lo sguardo e vidi materializzarsi non uno, ma ben due jet da guerra.
«No.» sussurrai. «CORRETE!» esclamai. Eravamo troppo scoperti.
Ci dirigemmo a perdifiato a nasconderci dietro una sporgenza che ci portava verso delle grotte. L'odore del mare mi invase mentre sentivo quei mostri sparare. Continuarono a bombardare, facendo piovere anche sull'acqua, mentre il soffitto di stalattiti iniziava a traballare. L'oceano si increspò, facendo arrivare ai nostri piedi ondate gelide di acqua salata.
Poi tutto finì.
«Se ne sono andati?» sussurrò Zach, come se temesse di poter essere udito.
Uscii allo scoperto e fissai l'aria. Potevano benissimo essersi resi invisibili, ma ne dubitavo. Probabilmente se n'erano andati.
«Via libera.» dissi ai ragazzi tornando alla radura. Nessun attacco, se n'erano andati. 

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