Capitolo 21

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Per chi ha letto l'annuncio precedente: credo  di aver risolto il problema, questo capitolo si legge bene ora, sì?   


Evans entra in camera subito dopo di me e non emette un suono.

Vedo le sue labbra socchiudersi e i suoi occhi spaziare per tutta la stanza e soffermarsi qualche secondo in più sulla parola tracciata in rosso sul letto di Remus: se la scritta la sorprende, non lo dà a vedere.

- Quindi i Serpeverde si sono, prevedibilmente, vendicati per la storia delle Caccabombe nella loro Sala Comune, - commenta infine, riportando lo sguardo su di me. - C'è un motivo in particolare per cui non hai chiamato un professore?

- Servirebbe a qualcosa? - replico scettico, inarcando un sopracciglio. Chiamare un professore. Solo ad un Prefetto poteva venire in mente un'idea simile.

- Cancellare la scritta, tanto per cominciare, - risponde immediatamente lei, avvicinandosi lentamente al letto di Remus.

- Già e poi la McGranitt saprebbe che siamo stati noi, quando...

- Quando vi vendicherete, - conclude contrariata, sospirando. So esattamente cosa sta pensando e mi preparo già a sentire una ramanzina indispettita sull'infantilità di tutte queste ripicche, ma lei si limita a sfiorare le lettere scarlatte con le dita, corrucciata, prima di voltarsi di nuovo verso di me. - Non è difficile, Potter. Una comunissima pozione Solvente la farà sparire: puoi chiedere a chiunque altro del nostro anno che non sia negato come te, non ti serve la più brava del corso.

Negato è un'esagerazione totale, perché potrei preparare anch'io una pozione Solvente, se volessi, se avessi più tempo e se non fossi sotto pressione. Ma non avrei la certezza di non sciogliere anche i muri e questo sarebbe sospetto, oltre al fatto che non gioverebbe ai nostri rapporti col vicinato e la nostra camera e quella di Frank, Mike e Daniel diverrebbero un tutt'uno. Il fatto è che Evans è tutto quello che si pone tra me e l'espressione mortificata di Remus nel momento in cui leggerà quella scritta e non è il momento di puntualizzare i dettagli.

- Sì, ma mi serve prima di subito, - insisto e probabilmente questo non è il modo esatto di chiedere un favore, ma non è una cosa in cui mi sia richiesta bravura, questa. Sono io a fare favori agli altri di solito, a cominciare dal favore che faccio al mondo semplicemente esistendo.

- Frank è perfettamente in grado di prepararla nel tempo minimo indispensabile, - Evans si affretta verso la porta, scoccandomi un'occhiata veloce. - Mi sta aspettando in Biblioteca con Mary ed Alice, te lo mando su.

*

Frank sarà felice di aiutare Potter.

Per qualche strano motivo, non trova la sua compagnia insopportabile come faccio io. Alice sarà un po' meno felice di vedere il suo ragazzo defilarsi per occuparsi di affari misteriosi, ma una soluzione che mi permette di fiondarmi alla velocità della luce fuori dalla camera dei Malandrini, lontano da Potter, non può che essere la soluzione migliore. La mia mano si è appena stretta attorno alla maniglia, quando la voce di Potter si frappone per l'ennesima volta tra me e i miei piani.

- Evans.

Non è come se non avessi mai ignorato Potter in vita mia, non è come se lui non passasse il tempo a chiamarmi senza motivo, ma questa volta è diverso. C'è qualcosa nella sua voce che mi costringe a voltarmi e il suo è lo sguardo di qualcuno che preferirebbe ingoiare un doxie vivo piuttosto che tenere questa conversazione.

- Non è proprio un insulto a caso, no? - sospira combattuto, accennando alla scritta alle sue spalle. - L'ho chiesto a te perché non mi stai facendo domande.

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