Capitolo 2

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Mary è ancora sotto la doccia e Alice è solo un corpo indistinto e senza vita sotto le coperte, quando io mi chiudo la porta del dormitorio alle spalle.

Se non stesse dormendo, la mia migliore amica mi direbbe che sono scandalosa e ripugnante. Posso quasi sentire il suo disprezzo seguirmi da oltre le tende del baldacchino, mentre scendo le scale baldanzosa, la spilla da Prefetto perfettamente lucidata e ben in mostra sul mio petto. 

 Lo so, probabilmente dovrei sforzarmi di nascondere almeno un po' la mia gioia di vivere, perché non si addice alla situazione: nessuno deve essere felice la mattina del primo giorno di scuola, è assodato. È una qualche regola non scritta, ma universalmente valida dai tempi dei Fondatori, così dice Alice. E Mary. E Frank. E, beh, qualunque studente si sia lasciato alle spalle un'estate meravigliosa trascorsa insieme alla propria famiglia di maghi. Non che la mia estate non sia stata gradevole. Insomma, lo è stata, il sole, il caldo afoso, i lunghi pomeriggi passati a non parlare con Petunia e ad evitare Severus...oh d'accordo, è stato un inferno, ma qualche volta con Petunia ci ho parlato. Sono sicura che mi abbia dato del mostro proprio pochi giorni prima della partenza, anche se ero molto assonnata e potrei semplicemente averlo sognato. 

 Ma la mia eccitazione per essere di nuovo ad Hogwarts ha veramente poco a che fare con mia sorella e il mio migliore...il mio ex migliore amico. Giusto. Sono passati solo pochi mesi da quel pomeriggio dopo il GUFO di Difesa e a volte devo ancora sforzarmi per non pensare a lui come a qualcuno che ha un posto nella mia vita. Devo sforzarmi per non pensare a lui e basta, dato che il suo pensiero sta cercando di intristirmi il primo giorno di scuola, ma nossignore, negativo: quest'estate mi sono allenata e se c'è qualcuno che sa come ignorare le persone, quella sono io.

Quello che davvero, davvero  mi è mancato di Hogwarts non sono gli amici, il mio baldacchino comodissimo, le scappatelle nelle cucine, l'odore di pergamena che riempie i polmoni non appena oltrepassata la soglia della biblioteca o le chiacchierate in riva al lago, ma la magia. 

 Poter di nuovo stringere la bacchetta tra le dita e sentire la magia scorrere vibrante sotto la mia pelle, questo mi è mancato come respirare.

- Ehy, Evans. Dormito bene, anche senza di me?

Quello che davvero, davvero  non mi è mancato di Hogwarts è il sorriso sornione di James Potter. 

*

Evans si è bloccata proprio in fondo alle scale e non sembra contenta di vedermi, il che è ridicolo naturalmente, perché svegliarsi e incontrareme  come prima persona è sicuramente tra i modi migliori di iniziare la giornata.

- Potter.

Il mio nome esce in un soffio dalle sue labbra e come al solito lo fa suonare come un rimprovero; non so come faccia, perché non c'è assolutamente nulla di riprovevole nel mio nome, ma è qualcosa nel modo in cui piega le labbra quando lo dice, come se essere me fosse di per sé estremamente disdicevole.

- A rapporto, - scatto in piedi e mi affianco a lei, che ha ripreso a camminare spedita verso il ritratto della Signora Grassa. La mia mano vola automaticamente ai miei capelli.

- C'è un qualche motivo logico, - Per poco non le finisco addosso, quando Evans si blocca a pochi passi dal ritratto, voltandosi verso di me. La coda rossa sferza l'aria e i suoi occhi mi inchiodano decisi. – Per cui mi stai seguendo, Potter, o ti sei semplicemente reso all'improvviso conto di che persona orribile tu sia ed ora vaghi senza meta in preda al rimorso?

La fisso corrucciato per qualche secondo, perché buona parte del mio cervello è rimasta sul cuscino caldo del mio baldacchino e prima di una certa ora fatico a decifrare quello che dice questa ragazza.

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