17.[tell me]

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Aprii debolmente le pesanti palpebre, che subito sfregai per aiutarle ad aprirsi totalmente.
Che ore erano?

Mi sporsi per afferrare il telefono che mi scivolò dalle mani, provocando un rumore sordo al contatto con le mattonelle, imprecai mentalmente, lo raccolsi dal freddo pavimento e lo sbloccai.

Vidi scritto sul piccolo display "6:18", emisi un suono simile al richiamo del ornitorinco e di un dugongo, una cosa del genere, per poi rificcare la testa sul comodo cuscino del divano, dove mi ero addormentata la sera prima e dove, a quanto pare, mia madre mi aveva lasciata risposare cullata dalle braccia di Orfeo.

Un brontolio provenne dallo stomaco in subbuglio, d'altronde era da ieri a pranzo che non mangiavo, così decisi di abbandonare il tepore del mio amato divano per rintanarmi nel caldo abbraccio della coperta in lana che,a mo' di mantello, mi portai dietro per tutta la casa.

Arrivai in cucina e con gli occhi ancora semichiusi rovesciai una buona porzione di cereali sulla tazza di latte fumante, che consumai in fretta seduta nella penisola della cucina moderna.

Dalla finestra aperta dei piccoli raggi di sole mi accarezzarono il viso ancora assonnato per poi lasciare spazio ad una lieve brezza che mi fece appena appena muovere i lunghi capelli che avevo raccolto in una coda mezza disfatta.

«Tesoro!? Sei già sveglia?»
Una voce richiamò la mia attenzione dalla tazza fumante agli occhi della dolce bruna che stava scendendo le scale ancora con i capelli scompigliati e il pigiama con un motivo a paperelle che, mischiandosi con la mia stampa a unicorni, creavano un'allegra fattoria di animali mal assortiti.

«Avevo fame!» dissi prendendo un'altra abbondante cucchiaiata di cereali e mandandola giù per la gola quasi ossessivamente.
Lei mi sorrise dolcemente per poi stropicciarsi leggermente gli occhi cercando di rendere la visuale più nitida, per poi alzare le braccia al cielo facendo scrocchiare la schiena e mostrando la pancia perfettamente piatta.

Ero contenta di aver ereditato il suo fisico.
Appena ebbi finito l'abbondante colazione andai su in camera e aprii l'armadio per scegliere cosa indossare.
«okay, e vada per i pantaloni neri e la camicia in jeans» dissi a me stessa autoconvincendomi del abbinamento, poi pettinai i capelli lisci, mi truccai e prima di uscire dal bagno afferrai una piccola scatolina in velluto nero che delicatamente accarezzai prima di sollevare il piccolo coperchio ed indossare il contenuto.

Il mio amato anello.
Quando mai potrò farne a meno?

La mia mente cercò di invadermi di ricordi che io fermai con una scossa di tesa,facendo ondeggiare i miei capelli corvini.

«Ciao mamma, ci vediamo dopo!»
Urlai dopo aver afferrato lo zaino precedentemente preparato e il mio inseparabile telefono.
«Buona scuola tesoro!»
Mi urlò di risposta mia madre prima che io fossi abbastanza lontana da non sentirla.

Respirai affondo la fresca aria di primavera che mi riempì la gola,prima di liberare i miei polmoni dall'anidride carbonica, e con essa, dalle mie preoccupazioni.

Mossi le Converse nere che avevo rispolverato dal armadio e presi il telefono per mettere la mia adorata musica.

Appena lo sbloccai notai un messaggio, che prima non avevo visto probabilmente per gli occhi stanchi e la vista ancora affuscata.
Era da parte di un numero sconosciuto che salvai in rubrica con "?" facendomi un promemoria mentale di ricordarmi che era il numero del messaggio ricevuto; scorsi il misterioso messaggio per leggerne il contenuto.

Da ?
Ucciderei per te.
00.51

Le mie gambe si fermarono da sole.
Un brivido mi corse lungo la schiena.
Un brivido?...Cos'era?

Curiosità?

Terrore?

Mille pensieri mi affollarono la mente che si ritrovo in balia della tempesta che erano le parole dentro il mio cervello.

Poi alzai lo sguardo al limpido cielo facendo prendere aria ai polmoni e ridacchiai di me stessa, avendo davvero creduto che quel messaggio fosse qualcosa di serio invece che uno scherzo di cattivo gusto da parte di qualcuno, così eliminai sia il messaggio che il numero e mi rincamminai verso la casa di Owen, dove il biondo mi stava aspettando.

Intravidi la sagoma del ragazzo in lontananza che teneva possessivamente il telefono tra le mani intento a scrivere.

«Owen!»
Gridai non appena fui abbastanza vicino per scorgere il suo viso infreddolito e con un movimento della mano richiamai la sua attenzione dalla mia parte.
La sua espressione cambiò quando incontrò i miei occhi e sul suo viso si disegnò uno splendido sorriso, facendo intravedere i denti bianchi protetti dalle labbra morbide del ragazzo.

Ci salutammo con un morbido abbraccio e in quel momento nella mia mente si palesò chiaro il sentimento che stava prendendo possesso del mio corpo.
Lui mi piaceva.
E tanto anche.

Strinsi più forte il busto del biondo che ricambiò il mio gesto con un innocuo bacio sulla cima della testa corvina.
Ci staccammo l'uno dalle braccia del altro a malincuore e cominciammo a compiere lenti passi verso l'alto edificio infondo alla strada, quasi senza proferire parola.
Bastavano gli sguardi per capirsi, ma sapevo che voleva le mie risposte in sospeso.

«Eva, allora, con Ostuni?»
Mi chiese lui alla fine dopo alcuni minuti di esitazione, io abbassai lo sguardo.
Dovevo raccontargli tutto?
Infondo il suo odio verso il moro era già accentuato, perché peggiorare la situazione?
Così mi limitai a rispondere
«Mi ha preso di mira con le sue frecciatine e le sue battute di pessimo gusto.
Ma va tutto bene Owen, tutto bene, okay?»
Domandai al ragazzo mostrando il mio sorriso migliore per rendere il tutto più credibile, lui ricambiò con il suo sorriso sbilenco e si passò la mano sui capelli.
«Okay Eva, okay...»

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Eccomi raga❤️
Il prossimo capitolo è stupendo.
E capirete anche la storia del anello...

Un'ultima cosa...se volete vedere quanto brutta è la vostra piccola scrittrice il mio instagram è @giorgiadriusso ...ve se ama
~Lolly 🍭

Bad Boy ||Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora