Lentamente portavo alla bocca la carne preparata in venti minuti per la cena,mantenendo la testa china e la mente occupata,o meglio,tormentata.
Le mie tempie sembravano scoppiare e l'unica cosa che volevo sapere era l'identità della persona che mi aveva mandato il messaggio.
Mi facevo milioni di domande e milioni di possibili risposte mi tormentavano,portandomi tutte ad un solo nome.
Lorenzo Ostuni.
«Tesoro...» azzardò a dire mia madre cercando di attaccare conversazione con me,io le concessi un rapido sguardo prima di mugolare un "cosa vuoi?" scorbutico per farla rimanere spiazzata.
Lei leggermente scossa aggiunse
«...come stai?
Ti va di parlar...»«NO!»
Affermai fermando le mie mani sul tavolo sotto forma di due pugni ben saldi e stretti.
Lei sembrò delusa dalla mia reazione.Complimenti Evangeline.
Ennesima delusione.Allontanai violentemente la sedia dal tavolo spingendomi con i piedi pantofolati e mi alzai senza nemmeno rivolgere uno sguardo alla mia vecchia amica che,ancora rassegnata dal mio comportamento,non provò nemmeno a fermarmi.
Appena arrivai in camera sfogai la mia frustrazione sulla porta,sbattendola e facendo rimbombare il suono per tutta la casa.
Mi lasciai cadere a peso morto sul letto,prima di riprendere il telefono e trovarvici quattro messaggi non letti dallo stesso numero sconosciuto.Da ?
Mi farai impazzire.
19.20Da ?
Non devi giocare.
19.22Da ?
Devo parlarti bambina.
19.24Da ?
Vieni al parco alle otto se hai coraggio.
19.25Lanciai il telefono sulla scrivania,provocando un rumore sordo e metallico,per poi nascondere la testa sotto il cuscino.
La mia mente era in tempesta.
Cominciai a tirare pugni al materasso sotto di me,che opponeva resistenza e rispondeva alla mia violenza con la sua morbida accoglienza,che dopo poco tempo vinse e mi fece distendere per riposarmi dalla scenata di nervosismo di cui mi ero appena fatta protagonista.
Passarono alcuni minuti in cui archiviai i miei pensieri dando un attimo di pace alla mia testa,dopodiché mi alzai per assumere una pastiglia per il mal di testa martellante che mi stava uccidendo.
Guardai l'ora,mancavano venti minuti alle venti;decisi di andare.
Mi vestii velocemente,mettendo una canottiera ed un paio di shorts,raccolsi i capelli in una coda stretta e recuperai il telefono,che fortunatamente aveva subito solo una lieve scalfitura.
Scesi velocemente le scale e sporsi la testa per vedere dove si trovava mia madre;era seduta sul divano a guardare uno dei soliti programmi della Domenica sera.
Sicura di me scesi le scale e mi diressi verso la porta d'ingresso,attirando l'attenzione di mia madre.
«Dove stai andando?»
Mi chiese interrogativa e con uno sguardo sorpreso.
«Non sono affari tuoi!»
Risposi acida infilandomi alla veloce le scarpe che si trovavano vicino all'uscita.
«Sì che sono affari miei!
Non puoi uscire!»
Ribatté lei con fare deciso.
Non la degnai nemmeno di uno sguardo e aprii la porta fregandomene delle ulteriori parole aggiunte dalla donna,per poi richiuderla e dirigermi velocemente verso il parco.
Anche se non aveva specificato,ero certa di quale parco stesse parlando.
QUEL parco.
Quel maledettissimo parco che per la mia mente era un pozzo di ricordi dolorosi e relativamente lontani.
Guardai per l'ultima volta la foto che avevo nel telefono di Owen,ripromettendomi di andare a trovare sua madre,con cui ero rimasta in buoni rapporti,prima di svoltare l'ultimo angolo e ritrovarmi di fronte a quel maledettissimo posto.
Non c'era ancora nessuno.
Andai a sedermi sulla panchina che ormai conoscevo fin troppo bene,aspettando che qualcuno si facesse vivo e nel frattempo giocherellai con l'anello che avevo al dito.
Guardai le iniziali incise;"O" ed "E".
La luce del telefono rischiarò il tramonto estivo,incitandomi ad aprire la schermata per visualizzare il messaggioDa ?
Quindi sei venuta.
20.04Mi guardai attorno per cercare lo sguardo della persona,di cui probabilmente conoscevo già l'identità,che mi stava scrivendo;due mani si posarono sulle mie spalle,facendomi sussultare e girare per vedere dietro di me la persona che mi stava tormentando.
I miei occhi furono quasi sollevati dal notare che le mie intuizioni erano giuste.Ostuni.
Mi alzai di scatto,girandomi verso il moro e cominciando a fissarlo senza aggiungere parola,volevo che fosse lui a parlare.
I suoi occhi erano quelli di Lorenzo,non quelli di Ostuni;non appena notai la differenza decisi di abbandonare la rassicurante divisione della panchina tra di noi e di avvicinarmi facendo il giro,fino a trovarmi davanti al moro.
Lui non osava dire nulla.
«Mi hai fatto venire qui per fare il gioco del silenzio?»
Chiesi sfacciatamente,incrociando entrambe le braccia al petto e spostando il peso sulla gamba destra,tenendo la sinistra leggermente piegata.
Lui continuò a non dire nulla,però i suoi occhi rimasero fissi sui miei,cercando una appiglio dal baratro.
Feci per andarmene,d'altronde non volevo rimanere in quel posto senza un apparente motivo,ma quando voltai le spalle al moro una forte stretta al polso mi riportò nella mia posizione,facendomi incontrare nuovamente i suoi occhi.
Ostuni era tornato.
«No bambina,ho detto che non voglio più giocare...mi farai diventare pazzo»
Scavalcò la panchina agilmente e si sedette su di essa,appoggiando i gomiti sulle ginocchia e massaggiandosi il viso con le mani.
Non capivo,o forse mi rifiutavo di capire;mi misi seduta al suo fianco,come per cercare un piccolo segno che smentisse le mie supposizioni,ma cosa mi tratteneva ancora lì con lui?
Prima che la mia mente potesse elaborare una risposta sentii due mani viaggiare per il mio corpo e un paio di labbra mordicchiare il mio collo,provocandomi dei leggeri brividi.
In un nano secondo,senza che potessi controbattere, mi ritrovai distesa sulla panchina con sopra il moro,che avidamente continuava a leccare e a mordicchiare il mio collo.
Riuscii a staccare il moro da quel contatto fisico indesiderato e cercai invano di mettermi seduta,ma il peso del moro gravava sul mio fisico.
Smisi di opporre resistenza e cominciai a fissare gli occhi del moro,cercando in essi la compassione umana che mi avevano dimostrato di avere.
«Bambina,ti voglio...»
Sussurrò il moro al mio orecchio,provocandomi una strana sensazione nel basso ventre.
«Tu mi vuoi solo fisicamente...»
Affermai decisa,cercando di provocare una reazione sul subconscio del moro.
«No bambina,io...io non lo so.
Mi ecciti.
Mi piace.»
Continuava a tenermi distesa sulla panchina,mentre ormai le mie forze di repulsione erano al limite.
Lui leggermente cominciò a trasformare il contatto violento in qualcosa di più dolce,quasi amorevole,spostando il peso da sopra il mio corpo alle sue gambe,mettendosi a carponi.
Potevo scappare.
Perché non lo facevo?
«Tu mi stai facendo impazzire Evangeline!
...io...io ti amo»
Le parole del moro erano balbettate e insicure.
Le mie supposizioni erano esatte,allora perché non ero schifata dalla rivelazione?
«So bene che per te l'amore non è altro che una specie d'appetito,mentre per me sarebbe invece una specie di...di...di comunione delle anime,cosa che non rientra nella religione degli uomini. Tu ne comprendi la lettera,io lo spirito.»
Istigai il moro,cercando di liberarmi una volta per tutte da lui.
Il moro finalmente si mise seduto,permettendo anche me di imitare la sua azione.
Premeva leggermente con le dita sulle palpebre,quasi cercando di ritrovare la sua solita spavalderia messa da parte da quel "ti amo" a suo parere alquanto azzardato.
Abbassai lo sguardo,pensando a quanto fosse appena successo,provai a trovare un emozione distinta per rispondere ai miei dubbi,ma per la seconda volta non riuscii a elaborare una risposta perché due dita mi sollevarono la testa,portando le mie perle nere sui suoi occhi color corteccia.
«Bambina,io ti amo»
Questo non lo aveva detto Lorenzo,lo aveva detto Ostuni.
Rimasi sorpresa dagli occhi del tatuato che mi fissavano,per confermare le parole appena dette,però sul suo viso continuava ad esserci il suo mezzo sorriso malizioso.Perché non volevo andarmene?
Prima che potessi accorgermene si buttò su di me,cercandomi la bocca con le labbra e la carne nuda con le mani.
Io lanciai un grido,un piccolo grido,tentai di tirarmi su,di liberarmi,di respingerlo,poi cedetti,come se la forza di resistergli ancora fosse venuta meno.
Mi costava ammetterlo.
Ma ci stavo bene.
Cazzo se ci stavo bene.---------------------
ECCO! E io che non volevo farli baciare:'(
Vabbe,ho cambiato gli ultimi capitoli perché sì,quindi aspettatevi di tutto.
~Gigliotigrato🐯
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Bad Boy ||Lorenzo Ostuni
Teen Fiction"Non volevo avere niente a che fare con gli occhi di quel demone che mi stregavano come un mago" Contenuto violento e/o sessuale