***«Signorina si alzi»
La voce del giudice riecheggiava nella grande sala del tribunale,riempita completamente il giorno del mio processo.
«Signorina,la giuria l'ha proclamata colpevole di omicidio volontario,condannandola al ergastolo»
Le parole del uomo non mi fecero né caldo né freddo;ormai il mio cuore era in mille pezzi,completamente sbriciolato nel mio petto.
Questa fu solo un ennesima delusione da aggiungere alla lunga lista.
Seguita dal rammarico per aver perso chi amavo più i me stessa.
Mi voltai,mentre venivo scortata via dai due poliziotti,rivolgendo lo sguardo alla donna che mi aveva cresciuta,che in quel momento aveva negli occhi un disprezzo ed un disgusto che non avevo mai visto nemmeno negli occhi degli amichetti Ostuni.
Rivolsi il mio sguardo davanti,scorgendo e schivando velocemente e muta i giornalisti che chiedevano tutti la stessa cosa.
«Perché?»***
Queste immagini continuavano a scorrere nella mia testa senza tregua da ormai troppo tempo.
La testa china faceva cadere le lacrime,che ormai bagnavano il mio viso costantemente ogni giorno ed ormai erano diventate rosse di sangue,sulle mie gambe coperte da quella divisa carceraria arancione.
Ormai sulle mie guancia c'erano i solchi di troppi pianti non dimenticati.
Il materasso su cui ero seduta era vecchio e duro,poco confortevole,come tutto il resto della cella dove sarei costretta a vivere per il resto della mia vita;ma infondo,a chi sarebbe importato?
A mia madre?la stessa donna che mi ha rifiutato e non ha nemmeno provato a capire il mio dolore?
A Clara? Clara ormai non mi veniva nemmeno più a trovare,cosa che aveva fatto i primi mesi di reclusione.
Ma ora ho diciotto anni,e non vedo nessuno della mia vecchia vita dolorosa da quando ne avevo diciassette.
Altre lacrime cadevano sulle mie gambe e sui miei polsi,polsi che portavano le cicatrici di troppi sfoghi,di troppe delusioni e di troppi lividi.
I miei occhi acquosi continuavano a fissare la lama che avevo ottenuto tra le mani difficilmente,vendendo il mio corpo alle guardie ed ai carcerati,arrivando anche alla violenza.
Tutto per quel coltello che tenevo tra le mani tremolanti e dalle nocche biancastre.
Le due di notte scattarono proprio in quel momento,il silenzio era rotto solamente dai ticchettii costanti del orologio.
Se me ne fossi andata a chi sarei mancata?
La persona che amavo era andata da un altra parte,in una parte di mondo da noi non conosciuta,portando via con sé un pezzo del mio cuore.
Ma chi amavo?
Per quanto potessi pensarci,non trovavo risposta;sarei stata "Eva" oppure "bambina"?
In entrambi i casi sarei stata felice.
Felice di rintanarmi in un paio di braccia conosciute,braccia che mi avevano stretto mentre facevamo l'amore,mentre la bocca mi baciava con passione,mentre piangevo.
Braccia che volevo riavere.
Braccia che,in ogni caso,io amavo.
Che siano bianco latte o tatuate.
Ormai ero completamente apatica,priva di qualsiasi reazione o emozione.
Volevo provare ancora una sensazione,anche se essa era il dolore.
Volevo provare dolore.
Alzai le mani tremolanti,stringendo l'impugnatura tra le dita tremolanti e fredde,impugnandola stranamente in maniera salda;non avevo dubbi.
Nessuno.
Un colpo secco.
Nello stomaco.
Senza ripensamenti.
Mi accasciai a terra,cominciando a sentire freddo,molto freddo.
Il sangue scorreva fuori dal mio corpo,ormai senza forze e stremato,ma infondo lo era già.
Il buio prendeva il sopravvento,il mio cuore non resisteva più e le labbra screpolate e sanguinanti lasciarono il mondo con una semplice frase
«Amore,aspettami,sto arrivando...»Fine.
STAI LEGGENDO
Bad Boy ||Lorenzo Ostuni
Novela Juvenil"Non volevo avere niente a che fare con gli occhi di quel demone che mi stregavano come un mago" Contenuto violento e/o sessuale