24.[park]

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Cercavo di scrollarmi gli sguardi di quei cretini dei miei compagni di classe dalle spalle.
Sentivo le loro dita indicare la mia figura per poi bisbigliare parole a me incomprensibili,che si fondevano con la noiosa e lenta spiegazione del prof;quasi non sembrò nemmeno preoccuparsi della scomparsa di Owen,come se il fatto non lo toccasse minimamente.
La mia rabbia stava salendo e lentamente stava prendendo il possesso della mia mente,tutti quegli sguardi mi stavano appiccicati come mosche sul miele.
Stavo scoppiando.
Sbattei violentemente i pugni sul piccolo banco difronte a me,attirando l'attenzione del professore,l'unico che già non mi stava fissando attentamente.
Mi alzai spostando violentemente la sedia dietro di me e mi voltai per far vedere a quel ammasso di adolescenti le mie pozze nere velate che lentamente si stavano comprendo di lacrime.
«Cazzo,la volete smettere?cosa avete da guardare?
Dio mio fatevi una bella dose di cazzi vostri!»
Urlai ai miei compagni di classe,per poi dirigermi in fretta verso la porta,non ascoltando le parole del professore.
Non appena chiusi la porta alle mie spalle l'adrenalina mi fece correre per attraversare in fretta tutto il corridoio che dirigeva alla porta d'entrata,la spalancai e con il fiato corto cominciai a camminare lentamente dove i miei piedi mi portavano,mantenendo gli occhi fissi sul marciapiede che scorreva velocemente sotto le mie pozze nere.
Lentamente la mia rabbia si placò lasciando al suo posto la consapevolezza che avevo appena fatto una scenata da completa schizzata davanti a ventitré adolescenti, ma non mi importava cosa avrebbero pensato di me.
D'altronde,era l'ultimo giorno di scuola e non li avrei rivisti per tre mesi;tre lunghi mesi che avrei passato chiusa nella mia piccola camera cercando di far passare le giornate calde e afose.
Improvvisamente mi ricordai che erano le mie converse a guidare i miei passi,quindi alzai la testa per vedere dove il mio subconscio mi aveva guidato.

No,qui no.

Mi trovai davanti agli occhi un parco abbandonato,dove si ergevano due altalene logorate dal tempo e una panchina.
QUELLA panchina.
Mi avviai tra le lacrime a sedermi su quella seduta che mi fece riaffiorare mille ricordi,che prontamente bloccai con una scossa di testa.
Abbracciai le ginocchia tremolanti e nascosi la testa tra le braccia incrociate,

Owen perché te ne sei andato?

Le lacrime scendevano copiose sul mio viso,mentre il sole riscaldava la mia schiena china sulle ginocchia,facendola diventare una piastra rovente dove i miei demoni si divertivano a fare un barbecue per avvicinare altri dolori e farli unire a quelli già esistenti.
Il calore della mia schiena venne in contatto con qualcosa di freddo,ma allo stesso tempo vivo,pulsante.
Automaticamente alzai il viso dal mio nascondiglio,facendo incontrare i miei occhi rossi e gonfi con quelli spavaldi di Lorenzo Ostuni,che mi stavano fissando quasi divertiti.
Elaborai che ciò che avevo avvertito sulla mia schiena era la mano viscida che poche ore prima si stava conficcando nel mio seno latteo;mi alzai per liberarmi da quello sguardo prigioniero e mi asciugai le lacrime che si erano messe sulle mie goti rosee.
"Perché mi hai seguita?"
Chiesi alla fine dopo aver riacquistato il mio tono severo,cercando di non far sembrare la voce tremolante a causa del pianto appena esaurito.
Lui non mi rispose,continuava a fissarmi in cerca di una qualsiasi reazione da parte mia,ma l'unica reazione che poteva ricevere in quel momento era un altro schiaffo,che difficilmente trattenevo tra le dita.
"Ostuni cosa vuoi?!"
Urlai contro al moro,senza ottenere una reazione come speravo.
I suoi occhi,erano diversi.
Non erano impassibili,erano attenti e scrutavano attentamente ogni mio singolo e minimo movimento,soffermandosi sulle mie labbra carnose,che erano incastrate sotto la tortura dei miei denti.
Alla vista del mio labbro sotto la morsa dei miei denti mi prese per il polso attirandomi violentemente verso di lui e facendo scontrare i nostri fianchi spigolosi,permettendomi di sentire la sua evidente eccitazione gonfiarsi nei pantaloni.
«Smettila,ma quante cazzo di volte ti devo dire di fare la brava bambina se non vuoi che ti violento?»
A quelle parole i muscoli del basso ventre si contrassero ed una sensazione di terrore mi pervase.
Non avevo paura di lui;cercai di liberarmi dalla sua presa salda,per smettere di sentire la sua erezione strusciare avidamente sui miei leggins.
Con uno strattone improvviso spalancai le braccia muscolose del moro per poi compiere un veloce e ampio passo al indietro,così da sgusciare via dalla presa viscida del tatuato,che rimane a fissarmi malizioso.
Gli voltai la schiena e feci per andarmene quando una frase che uscì dalla bocca del ragazzo mi fece diventare di ghiaccio.
«Ti manca Owen vero?questo posto ti fa tornare alla mente troppi ricordi...»
Le mie gambe di fermarono da sole,senza che la mia coscienza potesse fare nulla per scappare dalla verità detta dal moro;mi voltai e con sguardo truce lo avvisai
«Non parlare di lui,capito?»
Scandii bene le parole,d'altronde con lui lo facevo sempre,quasi come se fosse sordo e non potesse sentire le mie parole,ma effettivamente era così;udiva solo ciò che voleva sentire.
Il suo sorrisino si trasformò,come di consuetudine,in un ghigno divertito
«Colpita e affondata,eh?»
Abbassai lo sguardo e per la prima volta non provai a mantenere la mia autorità davanti ad Ostuni,le mie parole erano un'arma a doppio taglio e il mio avversario era ben corazzato.

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Eccomiii...spero che il capitolo vi sia piaciuto,fatemi sapere
~Lolly🍭

Bad Boy ||Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora