Male Dire #7

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Di nuovo appesa alla trave, sotto accusa e sotto tortura, ma sollevata da lui al punto di estraniarmi.

"È forse un reato, piantare un coltello in un tronco? Sia pure pregno del mio sangue, sia pure rappresentazione del Perverso. È forse un reato?"

Daris mi guarda, fa segno di sì con il capo.

"È forse sbagliato, desiderare la morte di chi mi ha fatto così tanto male e di chi lo ha permesso? Di chi mi ha ingannata e di chi mi ha usata? Non è giusto chiedere... giustizia?"

Daris mi abbraccia e io sento che ho agito bene. Qualunque cosa dica la legge dei preti, io so di aver agito bene.

Ora mi accusano apertamente, hanno trovato il coltello e il mio rituale proibito tra gli ulivi. Ora sanno cosa imputarmi, e io so cosa dire loro.

L'immagine di Daris si dissolve, e poco a poco torna il dolore.

Di nuovo appesa alla trave, di nuovo a un passo dall'impatto con il pavimento.

Mi si rompe qualcos'altro, piango ancora un po'. Poi mi sistemano un poco le membra e provo a mettermi in piedi.

Le ginocchia non reggono che per pochi secondi.

Tremo.

Cado.

Sento la corda che tira, sto per tornare su, appesa alla trave.

"Confesso." sussurro "Sono una strega."

E lo vorrei gridare.

E il tempo si ferma, mentre loro mi guardano inebetiti. Cos'ha la mia voce di diverso dalle altre? Non sono la prima, lo so. Alcune lo hanno già gridato, prima, e più forte di me.

Poi il tempo riparte. Il prete più vecchio si rivolge a me parlando lentamente e in lingua. Non lo capisco, nemmeno ci provo più; abbasso il volto e gli altri due mi trascinano via.

Una volta tornata alla mia cella buia Daris mi abbraccia, e volo altrove con lui.

Siamo in una radura verde e fresca, ora.

"So che sei soltanto un sogno, ma non mi importa."

Mi accarezza i capelli, delicato.

"Esisto quanto te, Lucrezia."

"No, non potrei. Non potrei più amare un uomo che esiste, ne avrei paura."

"E se non fossi un uomo? Se fossi lo Spirito del Mare a cui volgi le tue preghiere, oppure l'Ombra dell'uliveto che a volte ti avvolge sollevandoti da ogni cosa? Perché non pensi che io possa esistere senza essere uomo? Forse non credi più in Dio e in Satana?"

"Credo che la brezza fresca che mi ascolta fermando il tempo sia Dio, così com'è parte di Dio il buio che mi culla nella notte portandomi i sogni. E credo che i gitani che rubano le bestie alla povera gente siano Satana, così come lo sono i preti che mi torturano e mi chiamano strega. Ma lo Spirito del Mare, quello è un'altra cosa. E anche l'Ombra dell'uliveto. Sono forze antiche, che mia madre ha conosciuto prima di me, e così mia nonna, fino a risalire al più antico dei tempi. Ma nessun racconto rende ciò che si prova quando accade davvero. Ed è altrettanto vero che, finché non si ha l'esperienza, non si comprendono realmente i racconti. Le fiabe della nonna diventano vere, quando l'Ombra antica mi avvolge e mi parla di sé... e d'altra parte, perché non credere a un sapere così antico e tuttavia costantemente tramandato? Perché non giovarsi di quei rituali tanto proibiti quanto abilmente preservati?"

Daris mi sorride; mi guarda come solo chi sa di cosa sto parlando può fare.

"E io non sono qualcosa di simile a una forza antica?" mi domanda.

"Tu sei di certo un sogno. Emanazione di Dio, dunque. Esisti? Forse. Nel modo in cui esisto io? No di certo." Rispondo. Poi respiro a pieni polmoni, l'aria è fresca e pulita. Un sogno. Nel mondo dove Daris esiste, tutto può accadere. "Mi farai fuggire?" chiedo.

Daris annuisce.

"Andremo lontano, dove non potranno mai trovarci? Scenderemo al mare, raggiungeremo un'isola deserta, solo per noi..." fantastico.

Daris sorride, poi una ruga gli solca la fronte. È preoccupato per me ma, io, ormai, sono solo aria. Mi viene il dubbio che abbai ragione: io esisto quanto lui. Non di più, non di meno.

"Apparteniamo a due diversi mondi, questo te lo concedo. Ma tu, strega, dovresti sapere che i due mondi a volte si incontrano. Se me lo concedi, Lucrezia, farò incontrare i due mondi. Poi, forse sarai libera, o forse sarai morta."

"Non ho più paura di morire." gli rispondo. "Finiranno le torture, lo sporco e la muffa. Finiranno i topi, gli insetti, i vermi. Finirà la mia colpa verso Lena..."

Mi fermo, deglutisco.

Parte del sogno s'interrompe: sono di nuovo in cella, ma Daris è con me.

E io lo seguo. Lo seguo fin giù dalla finestra.

Volo.

Mi accorgo che eravamo in alto, molto.

Volo nel vento, poi torno nel mio sogno. Non sto cadendo nel vuoto, ma mi sto bagnando nel fiume con Daris. Mi tiene per mano, e mi accarezza, mi accompagna nel mio vorticare.

O precipitare.

Nell'acqua o nell'aria, non lo so più.

Poi tutto diviene buio.

Ma non finisce così: riapro gli occhi, la luce del sole mi bagna il viso.

Il mio corpo, incredibilmente, non duole.

Forse sono morta, forse sono libera. Proprio come aveva detto lui.

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