Casamatta #4

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Passò qualche giorno, in cui Sophia viaggiò di pensiero in pensiero, di fantasia in fantasia, immaginando vendette indicibili, e sentendosi talvolta in colpa per la propria ingenuità.

Arrivò a farsi sospettosa persino nei confronti della donna che aveva promesso di aiutarla, chiedendosi se non stesse instillando in lei quel desiderio di rivalsa perché i medici potessero dichiararla pericolosa e sottoporla a terapie più invasive senza dover temere un rifiuto da parte del padre.

Di chi poteva fidarsi, se un eminente dottore si era divertito con il suo corpo inanimato?

La donna, però, di tanto in tanto si faceva viva, riuscendo ogni volta a rassicurarla.

Confermò di non averla vista al lago, ma ammise di essersi fatta guardinga durante il ricevimento, perché aveva sentito delle voci in merito a quanto accaduto in quell'occasione. In molti vociferavano, alle spalle del dottore, di aver notato strani atteggiamenti tra lui e la figlia di un inconsapevole collega...

Confermò anche di non aver visto l'uomo che le premeva il fazzoletto sul viso, chiaramente non avrebbe potuto, dato che erano soli nel salottino. Li aveva però seguiti, visti entrare, sentiti parlare... Poi più nulla per una buona mezz'ora, e infine lei era uscita con la faccia bianca come un cencio, mentre lui si era allontanato come se nulla fosse, tornando ai suoi consueti approcci mondani.

Sophia era ormai convinta di volerle dare ascolto, quando finalmente giunse il momento della sua rivalsa.

Terrorizzata ma convinta.

"Sicura che non capirà subito che non lavori davvero qui?" chiese alla sua salvatrice.

"Uno come quello, secondo te distingue un'infermiera da un'altra? Per lui non siamo nulla, credimi."

Sophia si fece coraggio, continuò a seguirla nel corridoio.

"Però le altre infermiere potrebbero notarti..." si preoccupò.

"Mi sono presa tutti questi giorni prima di agire perché ho studiato la routine di questo posto: vedi qualcuno per i corridoi? No, vero? Ed è perché stiamo passando mentre tutti sono impegnati altrove... Il tragitto non è lungo, per qualche strana ragione ha voluto che la tua stanza fosse accanto al suo ufficio, dunque sul piano meno rumoroso e frequentato..."

Sophia sentì sopraggiungere un lievissimo conato di vomito. Lo aveva fatto per approfittarsi ancora di lei? Per averla a portata di mano? O addirittura, poteva averne già approfittato, con la complicità di tutte quelle droghe che le imponevano ogni notte un sonno tanto profondo?

"La sua depravazione gli si ritorcerà contro." profetizzò la donna, sostenendola e indicandole la porta.

Sophia si fece coraggio, pronta a entrare nella tana del lupo.

"Non appena tenterà di farti del male darò l'allarme; saremo dentro, tutti. Tutti vedranno, e l'immagine di sé a cui tanto tiene gli si sgretolerà tra le mani."

Sophia deglutì.

La donna accompagnò la sua mano, facendole abbassare la maniglia.

La prima cosa che Sophia vide fu il mostro girato di spalle, intento a dividere in due un foglio di carta con un taglio netto.

Deglutì ancora.

Aspettò che si girasse, e non appena incontrò i suoi occhi color ghiaccio si coprì il viso con le mani, in attesa di una terribile aggressione.

"Lei che ci fa qui?" la colse di sorpresa.

Si aspettò il sopraggiungere di insopportabili palpitazioni di terrore, ma anche in questo caso la sua breve attesa fu vana. Per una volta, ringraziò i farmaci.

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