Lo Spirito Antico #2

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Lucilla rivide finalmente la luce lunare, ormai fuori dalla grotta tristemente spenta. Decise di sedersi a terra, in attesa che il cervide si distaccasse da lei: se le cose fossero andate male, almeno lui sarebbe stato lontano da lì.

Dovette fare un notevole sforzo mentale per rilassarsi a sufficienza. Continuava a chiedersi dove e come avrebbe incontrato la Temperanza, e quanto rischioso sarebbe stato. Solo la consapevolezza di avere dalla sua parte la Forza Ancestrale riusciva a rassicurarla: essa era probabilmente l'unica cosa più forte di uno Spirito Antico.

Dopo un tempo che le parve interminabile, il cervo dal pelo argenteo si distaccò, restituendole un aspetto umano. Lucilla lo guardò correre verso la familiare terra delle Rocce Antiche, decidendo in contemporanea di alzarsi e seguire l'aurora boreale, ricalcando i passi di Fantasy.

Non ne fece più di due prima di vedere la Temperanza. Aleggiava, come sospinta dal vento, e procedeva verso di lei. Era di una bellezza sconcertante, ma nulla che avesse a che fare con una bellezza umana. I suoi colori, così simili a quelli dei ghiacci, davano quasi l'idea che essa non fosse che un miraggio comparso nel deserto freddo.

Lucilla sollevò lo sguardo e lo puntò nei suoi occhi azzurrissimi, mostrandosi decisa. «Sono venuta per Fantasy» annunciò ad alta voce, senza nemmeno attendere che lo spirito le arrivasse di fronte.

La Temperanza si fermò a un passo da lei; i suoi capelli non smisero di ondeggiare nella semi oscurità. Lucilla non disse altro, ma non abbassò lo sguardo. Quello Spirito Antico aveva qualcosa di diverso rispetto agli altri suoi pari: non era minimamente interessato a rassicurare chi gli stava davanti, né faceva nulla per mascherare la sua natura di creatura soprannaturale.

Non pose i piedi scalzi a terra, rimanendo sospesa e mantenendo lo sguardo ben al di sopra dell'altezza di Lucilla.

«Fantasy non è un bel nome per chiamare chi si è perso» disse semplicemente. Non verificò l'effetto che quella frase fece su Lucilla e, con movimenti lenti e decisi, fece per voltarsi e procedere verso il nulla.

«Sono... sono venuta a reclamare l'esistenza di Duffy, Duffy MacFie, la mia amante predestinata» ritentò Lucilla. Senza nemmeno accorgersene, la sua voce assunse una solennità che le era del tutto estranea, mentre i suoi occhi continuavano a fissare quelli ghiacciati della Temperanza, che sembravano non vederla. Non c'era altro, solo quell'essere potente da sfidare e vincere.

«Cos'hai per me?» chiese lo Spirito Antico, senza mostrare interesse. I suoi occhi si fecero leggermente più acquosi quando Lucilla le porse il fiore di ghiaccio. L'essere lo attrasse a sé, mantenendolo poi sospeso in rotazione davanti al palmo della sua mano sinistra. Lo toccava senza toccarlo, lo studiava. Poi lo fece schiantare a terra, dove si ridusse in minuscoli cristalli di ghiaccio che vennero inghiottiti dal manto nevoso.

Lucilla né seguì la traiettoria e si sentì mancare il respiro, come se le avessero appena tolto ciò che aveva di più importante. Poi si disse che no, non era così importante, non più della sua Fantasy. Prese a respirare a fondo per farsi coraggio e smise di fissare il punto in cui il fiore era caduto, per poi ritrovarsi con gli occhi magnetici dello Spirito Antico fissi nei propri.

«Dovrà seguirti per sua scelta. Se non lo farà, tratterrò anche te. Resterai qui fino a che diverrai Viator Lucis e sarai pronta ad arricchire le mie terre» le disse la Temperanza, prima di cristallizzarsi e sparire poco a poco tra la neve.

Lucilla rimase lì sbigottita per qualche secondo, poi pensò che per quanto il pegno fosse più prezioso del previsto, non avrebbe mai potuto perdonarsi una decisione diversa da quella che aveva preso.

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