Capitolo 3 - You don't scare me.

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Grazie alla mia migliore amica, Elena.

Grazie alla Monique e alla Miki.

A tutti voi che leggerete, grazie di cuore.

Ore 06:00 am.

Devonne era già sveglio nonostante fosse ancora presto per prepararsi e andare a scuola, giocherellò con le maniche del pigiama che indossava, un enorme pigiama di pile con una fantasia di nuvole blu e bianche, prima di alzarsi dal letto. Si passò una mano tra i capelli, sbadigliò, prendendo poi l'accappatoio e il suo beauty-case, dirigendosi verso il bagno, intenzionato a farsi una doccia calda.
Sarebbe dovuto andare a scuola tra qualche ora, ritrovandosi immerso tra volti sconosciuti, avrebbe dovuto affrontare le troppe persone e i loro chiacchiericci, non che gli dessero fastidio, ma era costretto ad ascoltare quell'ammasso di rumori che si sovrastavano, perché sapeva bene che dove c'erano tantissime persone c'era solo confusione e caos, e be', lui amava la tranquillità e la solitudine.

Aveva bisogno dei suoi spazi e circondato da persone che neanche conosceva, non li avrebbe trovati sicuramente.

Gli avrebbe certamente fatto piacere scambiare due chiacchiere con qualcuno, a differenza di ciò che molti potessero pensare, però non doveva coinvolgerlo in una conversazione fin troppo eccessiva e una compagnia invadente, ritrovandosi poi a pensare che la compagnia di Amber invece, non lo disturbasse affatto, anzi.

Era un ragazzo davvero particolare ed era l'unico fino ad ora con cui conversava andando oltre ad una semplice frase ironica e soprattutto si era sentito a suo agio il pomeriggio precedente.

Lo stupiva.

Lo aveva stupito nel momento in cui aveva iniziato a parlare a macchinetta, chiedendogli di esser suo amico, quando, pur non conoscendolo, con estrema ingenuità gli aveva raccontato di sua mamma, o di come il padre si desse sempre da fare per non fargli mancare nulla.

Lo aveva stupito quel suo essere così vero, senza maschere.

Non credeva in definizioni come "migliore amico", quella persona che stesse sempre al suo fianco, che ascoltasse i suoi problemi, che riuscisse a capirlo solo con uno sguardo...

Era convinto che esistessero varie tipologie di amicizie ma che, secondo lui, non potesse essercene una per eccellenza; semmai un giorno avesse dovuto ricredersi su ciò, sicuramente Amber sarebbe stato quell'amicizia, quel "migliore amico".

Si recò nuovamente in camera sua, asciugandosi le punte dei capelli che si erano bagnati un po', cercò qualcosa da indossare, frugando nell'armadio, scelse una camicia a quadri viola e nero, degli skinny jeans neri, il suo cappotto e un'enorme sciarpa grigia.
Fu in quel momento che vide quei vestiti appartenuti al ragazzo che tutti in quella casa ammiravano.
Aveva persino portato il libro della biblioteca in camera sua, rileggendo più e più volte quella piccola frase che era stata scritta sulla prima pagina del libro, ritrovandosi poi a dar ragione allo sconosciuto, quel libro era davvero meraviglioso, quando si era immerso in quella lettura, il mondo gli era sembrato come se fosse un piccolo e insignificante scarabocchio, non lo terrorizzava, era come se quel libro fosse in grado di offrire una nuova realtà. Una realtà più bella.

Non si lamentava della sua vita o di ciò che aveva dovuto sopportare, dopotutto - pensava - erano eventi che potevano capitare a chiunque ma se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto una vita un pochino migliore, evitando dei momenti spiacevoli.
Preparò lo zaino, infilandoci quel libro, non voleva separarsene, chiudendosi poi la porta alle spalle.
Era tutto silenzioso, non c'era nessuno nel corridoio, né si sentiva alcun rumore dalla cucina, probabilmente dormivano ancora tutti. Scese giù, avvicinandosi al divano, si sedette, appoggiando poi la testa indietro e chiuse un gli occhi, ripetendo come un rituale, la sua frase di sempre: "Sono forte, comunque vada, la giornata dovrà pur passare."
Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla e aprì di scatto gli occhi. Era Stan Van Monroe.
"Buongiorno Van Monroe." salutò il ragazzo, strofinandosi gli occhi.
"Buongiorno anche a te, Devonne! Come mai già sveglio?" domandò Stan, con voce ancora un po' assonnata.
"Non avevo molto sonno, e lei ?" chiese a sua volta.
"Mi sveglio sempre a quest'ora, non mi piace svegliarmi troppo tardi." spiegò l'uomo, sorridendogli.

And then I met you... ➼ Tematica Gay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora