Capitolo 5 - ... And now?

7K 564 150
                                    

Grazie alla mia migliore amica, Elena.

Grazie alla Monique e alla Miki.

Grazie a voi che leggerete.



Si era svegliato presto e di cattivo umore, in totale silenzio si era preparato per andare a scuola, frenando quei pensieri, facendo in modo che la sua mente fosse in un totale blackout. Era uscito di casa senza far alcun rumore, sapendo che non avrebbe trovato nessuno al piano inferiore, fece un giro dell'isolato prima di recarsi verso casa di Amber.

Bussò alla porta, facendo un piccolo passo indietro, aspettando di essere accolto; ad aprirgli fu il ragazzino, con un tazza fumante di latte in mano e con un pigiama dai colori pastello ancora indosso, chiaro segnale che non fosse ancora pronto per andare a scuola, gli sorrise dolcemente.
"Buongiorno, Dev! Sei già pronto?" domandò con voce ancora assonnata, lasciandosi andare ad un piccolo sbadiglio.
"Sì, stamattina mi sono svegliato presto, avevo l'umore a pezzi così sono uscito prima degli altri. Comunque stai ancora facendo colazione, quindi... credo che ti aspetterò a scuola, tu fai con calma e poi mi raggiungi. " disse velocemente il biondo, facendo per andarsene, quando venne fermato quasi subito da Amber che:
"Dev, resta. Ho quasi finito, così andiamo insieme."
Il biondino non se lo lasciò ripetere per la seconda volta, gli sorrise, seguendolo poi all'interno dell'abitacolo, aveva bisogno della compagnia di Amber, sì, quel pensiero aveva stupito persino se stesso.
"Vuoi che preparo anche a te una tazza? Hai fatto colazione, sì?" domandò Amber con tono premuroso.
"No, non mi va molto, grazie." sorrise semplicemente Devonne, sedendosi di vicino alla tavola, osservando dolcemente il moretto fare colazione.
"Sai, ho notato che quando qualcosa non va, non mangi." disse ad alta voce Amber, e in quel momento Devonne scosse il capo, chiedendosi come potesse quel ragazzo cogliere anche il più piccolo dei dettagli.
"Mi si chiude lo stomaco." spiegò con un'alzata di spalle.
"Dovresti mangiare qualcosa, almeno sforzati di farlo." concluse Amber, fissandolo, ma non ottenne nessuna risposta, probabilmente si trattava di uno di quei momenti in cui Devonne chiudeva fuori il mondo per stare da solo con i suoi pensieri, gli andò vicino e alzandosi di poco sulle punte gli accarezzò una guancia, sorridendogli calorosamente.
"Vado a prepararmi, che ci aspetta una giornata di scuola molto... impegnativa" disse Amber, ridendo come a cercare di non mettere a disagio il ragazzo davanti a sé, per poi regalargli un dolce sorriso prima di andare in camera a prepararsi.
Devonne iniziò a fissare un punto indefinito della piccola sala da pranzo, dando poi potere a quei pensieri che fino a quel momento aveva bloccato, pensò che nel pomeriggio sarebbe arrivato quel tipo, non riuscendo a smettere di domandarsi cosa sarebbe successo.
Vide Amber tornare poco dopo, con un paio di jeans grigio chiaro e una maglia larghissima, con su stampata la faccia enorme di un orso polare e non poteva mancare uno di quei suoi cappellini buffi, era a forma di pinguino questa volta. Era buffo, si ritrovò a pensare di nuovo, ma su Amber era così perfetto.
"Sono pronto, andiamo!" Disse il moretto sorridendo, infilandosi il suo cappotto e prendendo il suo zaino.
Uscirono fuori e si incamminarono verso scuola, senza spiccicare una sola parola.
Camminavano uno di fianco all'altro a testa bassa, ogni tanto c'era solo la testolina di Amber che si girava verso Devonne, cercando di captare qualche suo movimento, ma nulla, camminava in silenzio, guardando distrattamente le poche macchine che sfrecciavano lungo la strada.
"Dev... Forse non ti va di parlarmene e non fa nulla, però... cosa ti turba?"
Dev lo guardò in silenzio per poi tornare a fissare la strada.
"Sta per ritornare Jensen." sussurrò, non sicuro che il moro lo avesse davvero sentito.
Amber si aggrappò al braccio di Devonne, e gli disse: "Dev, e allora? Perché stare così? Sei preoccupato per un qualcosa che non hai neppure la certezza che possa accadere sul serio."
"È questo il punto Amber, e se succedesse sul serio? Okay, ci sta che posso stare da te, ma per quanto?"
"Per tutto il tempo che vuoi."
Devonne sorrise tristemente: "No, Amber. Voi avete già i vostri problemi, tuo padre si fa in quattro per portar avanti la vostra famiglia, sarei solo un peso, sarei solo egoista e non voglio."
"Stai zitto Dev, non voglio più sentirti parlare così! Pensi davvero che nonostante le difficoltà della mia famiglia non riuscirei a venir incontro ad un mio amico? Pensi davvero questo?"
"Cosa dovrei pensare, Amber? Alla fine è così, sarei egoista, non saprei come aiutarvi o ri-pagarvi."
"Sei uno stupido, noi ti ospitiamo perché ci va, perché so che è la cosa giusta da fare e non ci serve che tu ci aiuti o ci ripaghi in qualche modo, come devo fartelo capire?"
Dev abbassò lo sguardo.
"Forse.... In realtà, sto così perché mi dispiacerebbe andare via da lì e non è come dice Victor che vivo lì solo perché ora ho delle comodità, ho un posto dove stare, io... Io non vorrei andare via perché quando vedo i ragazzi tutti insieme, nonostante io non faccia parte del loro gruppo, vedo e noto cosa significa poter far parte di qualcosa. È bello vedere come Stan si preoccupi di me e di tutti loro, come nessuno aveva mai fatto prima."
"Dev, ti fidi di me?" domandò all'improvviso il moretto.
"Ecco... sì, mi fido - rispose convinto - ma perché me lo stai chiedendo?" domandò Devonne a sua volta.
"Perché se ti fidi di me, credi in quello che ti dico ora... Tu non andrai via da lì. Okay?" disse, portandosi davanti a lui, sorridendogli.
"Davvero non mi cacceranno?" chiese Dev, in un sussurro, inserendo in quella domanda le sue paure.
"Sono sicurissimo." annuì il moretto con convinzione.
Sentirono il suono della campanella, così Amber trascinò con la mano Devonne fino alla loro aula.

And then I met you... ➼ Tematica Gay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora