Capitolo 32 - Correre per restare.

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Stan non riusciva a stare seduto, andando avanti e indietro per il corridoio dell'ospedale, Jensen era immerso in un silenzio straziante mentre i ragazzi lo guardavano stringere i pugni e mordersi a sangue il labbro e non poter fare nulla, nemmeno Channing riusciva a stare calmo, non sapendo cosa fare o dire, mentre fissava tristemente Amber stare vicino a Van Monroe.

Sopraggiunse anche il padre di Amber, portando con sé un po' di cioccolata calda e acqua, porgendola ai ragazzi e a Van Monroe.

Tutti tenevano un bicchiere tra le mani, riscaldandosi con il calore della bevanda, ma nessuno osava bere, come se anche solo il semplice gesto meccanico di deglutire fosse troppo in quel momento.

Ormai Devonne era in sala operatoria da più di un'ora - il proiettile che avrebbe dovuto colpire Maurice - aveva invece colpito Devonne al fianco destro, troppo vicino alle costole. I medici lo avevano

subito chiuso in sala operatoria, cercando di togliergli quel piccolo pezzetto di metallo rimasto incastrato lì e bloccargli immediatamente l'emorragia, sperando che la pallottola non avesse colpito organi importanti.

Victor si avvicinò a Stan, sussurrandogli un impercettibile "mi dispiace", facendo cadere lo sguardo dell'uomo sulla sua figura, che non tardò ad abbracciare: "Volevo solo dare una mano e tenerlo lontano da Devonne, non avrei mai voluto che fosse questo il risultato... Non potevo saperlo."

"Non è colpa tua, Vic... Non lo è affatto, l'unico colpevole è quella canaglia di Kirk." Van Monroe trovò la forza di rassicurarlo, perché aveva inteso che le intenzioni del rosso fossero delle più nobili, ma come poteva sapere che Kirk sarebbe stato un passo davanti a loro, come se in quel gioco di scacchi fosse l'unico ad averli avuti sempre in pugno.

Gerhard sussultò non appena vide uno dei medici tornare, richiamando l'attenzione di Stan Van Monroe, che prontamente andò verso il medico che li aveva accolti sin da subito.

"Allora dottore, come è andata? Cosa mi può dire?" domandò ansiosamente Stan, sentendosi come se i suoi anni fossero raddoppiati improvvisamente.

Jensen saltò dalla sedia, cercando di capire cosa stesse dicendo quell'uomo dal candido camice bianco.

Si avvicinò solamente quando lo vide andare via, sentendo i suoi passi pesanti, come incollati al pavimento, sentendo la paura aumentare, tenne lo sguardo basso, non ce l'avrebbe fatta a guardare gli occhi del padre e leggerci qualcosa di terribile.

"Al-Allora cosa ha detto? Ce l'ha fatta? Come sta?" domandò a macchinetta il moro, sentendosi gli occhi inumidirsi nuovamente.

"L'operazione è andata bene, lo terranno in osservazione per le ventiquattro ore a seguire, fortunatamente il proiettile non ha colpito nessun organo importante. Solo che l'emorragia fatica a frenarsi, quindi preferiscono tenerlo sotto controllo... Figliolo... Starà bene, supererà anche questa." spiego Stan, sentendosi vulnerabile, colpevole di non averli protetti abbastanza, quelle lacrime solcarono il suo viso, facendo scorrere via la tensione e la paura di quelle ultime ore.

Aveva silenziato le notifiche, aveva anche provato a spegnere il cellulare e riaccenderlo dopo svariate ore, ma nulla, assolutamente niente era servito a far smettere Maurice.

Da Stronzo: Ho bisogno di vederti e parlarti, non hai capito come stavano realmente le cose. Non ti ho tradito!

Da Stronzo: Victor, devi credermi, ho dovuto tenertelo nascosto, sarebbe stato pericoloso se Kirk avesse intuito qualcosa. Rispondimi...

Da Stronzo: Ti prego, in fondo so che mi credi, ma ho bisogno che tu me lo dica, ho bisogno che mi dica davvero che mi hai creduto e che ci sarà una possibilità per noi due

And then I met you... ➼ Tematica Gay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora