Capitolo 29 - Solo l'aquilone e il vento.

5.8K 383 41
                                    

"Non mi piace il ketchup sulle patatine." brontolò Victor, sul suo viso spuntò un'espressione imbronciata.
"Oh, taci e mangia." gli disse il più grande, addentando una manciata di patatine per poi sorseggiare un po' di birra dalla bottiglia.
"Perché è ossessionato da Devonne?" domandò il rossiccio, giocando con i tasti del telecomando, evitando esplicitamente lo sguardo di Maurice.
"Non sono cazzi che ti riguardano." rispose Maurice, stringendo i pugni, non capendo se la sua fosse rabbia o stupida ostinazione.
"Perché odi Devonne?" domandò ancora Victor, fregandosene di poter irritare il più grande, continuando ad ignorare quello sguardo penetrante e ammaliante.
"Perché mi irrita tutto di quel ragazzo." rispose Maurice, mentendo quel poco per non smascherarsi da solo.
Victor prese un sorso di birra, osservando attentamente quel ragazzo davanti a sé, qualcosa in lui lo attirava, qualcosa irrimediabilmente lo spaventava ma al tempo stesso sentiva di capirlo come mai aveva compreso qualcun altro.
"È una canzone quella che hai tatuato dietro la schiena?" chiese nuovamente Victor, storcendo il naso, quando le sue papille gustative assaporarono il ketchup.
"Oh ma che intuito, bravo! Molto perspicace, davvero." disse il più grande, alzandosi per poi sdraiarsi sul letto.
"Qual è il suo titolo e come mai te la sei tatuata?" domandò ancora Victor, poggiando la testa sul materasso, restando seduto lì a terra.
"Perché dovrei parlarti di questo?" domandò Maurice, e per la prima volta invece di affrontare lo sguardo impertinente del più piccolo, si limitò a guardare il soffitto - ammuffito negli angoli - di quello stupido motel.
"Siamo qui, tanto vale." rispose semplicemente il rosso, giocherellando con le maniche del suo maglione.
Il più grande si alzò di scatto, cingendogli il collo con una mano, facendo boccheggiare Victor, sia per lo spavento che per lo sorpresa.
"Non sarò un tanto vale, come se la mia storia fosse solo un passatempo senza importanza, raccontata per noia. Non sarò un giochino, non di nuovo." chiarì, per poi trascinarlo fuori dalla porta, chiudendogliela in faccia senza alcun riguardo.

Un mese prima, probabilmente, sarebbe rimasto concentrato su ciò che stava avvenendo in quella stanza, ma ora, in quell'esatto momento bramava ardentemente che tutto finisse quanto prima possibile.
Quel corpo che aveva toccato - da che ricordava - per un tempo indeterminato, che gli era piaciuto così tanto, ora lo disgustava. Lui si disgustava.
Tutto ciò che provava era: disgusto, vuoto, nullità, tristezza, disperazione.
Mentre le spinte di Kirk si facevano più forti e veloci, Maurice si mordeva il labbro inferiore a sangue e per la prima volta in vita sua, pensò che poteva avere di meglio, che poteva fare altro, che poteva vivere un amore che avrebbe preso tutto se stesso ma che gli avrebbe dato altrettanto.
Per un momento ricordò le parole di Devonne: "Perché non cerchi altro? Nessuno merita questo."
"Ti piace essere la mia puttana, vero?" gli sussurrò Kirk all'orecchio, mordendolo, per poi spingersi ancora di più.
Incurante.
Prepotente.
Violento.
"Fai in f-fretta." disse tra i denti il minore, prima di chiudere gli occhi, pensando a qualcos'altro, come a voler ignorare il piacere disgustoso che stava facendo provare a quell'uomo sopra di lui.
Una lacrima solcò la sua guancia, quando un viso con qualche spruzzata di lentiggini occupò la sua mente.
Strinse i pugni, quando udì Kirk grugnire, sapendo che ormai fosse giunto al limite.
E come di routine, quest'ultimo si scostò da lui, iniziando a darsi una sistemata mentre stringeva tra le labbra il filtro dell'ennesima sigaretta.
"Con il ragazzo di quella casa come procede?" domandò Kirk, buttando fuori una nuvola di fumo, facendo storcere il naso al castano.
"Mi stavi spiando?" domandò a sua volta Maurice, non fingendosi sorpreso.
Kirk sogghignò per poi avvicinarsi al ragazzo, stringendogli i polsi, facendo apparire un'espressione di dolore sul viso del minore.
"Dovrei forse tenerti sotto controllo? Dovrei avere qualche motivo per dubitare di te?"
Maurice si divincolò dalla presa, ridendo nervosamente, per poi rispondergli con sicurezza: "Ti ho mai dato motivo di dubitare? Non ti tradirei mai."
Si iniziò a vestire, lanciando un ultimo sguardo a Kirk, prima di chiudersi la porta alle spalle e tornare in quel motel, perché per quanto angusto fosse quell'edificio era pur sempre meglio che sentirsi così sporco dai tocchi di quell'uomo.

And then I met you... ➼ Tematica Gay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora