Capitolo 27 - Altri domani.

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La sua stanza sembrava essere come una prigione fredda, buia e soffocante, la prigione di se stesso chiuso con le sue paure più profonde. Le note di una vecchia canzone che Jensen gli fece ascoltare anni fa, gli rimbombava nelle orecchie, riempiendogli la mente e riscaldandogli il cuore mentre le lacrime scivolavano via, solcando i lineamenti leggermente induriti del suo viso.
"Perché non può amarmi?" sussurrò Victor, guardando le pareti piene di fotografie e intrise di suoi pianti.

"Cosa stai cantando, Jens?" domandò Victor, cercando di non singhiozzare davanti a colui che considerava come il suo fratello maggiore.

"E tu per chi stai piangendo?" chiese di rimando il più grande, facendo sgranare gli occhi del minore e imporporare il suo viso.

"N-non... Importa." rispose Victor, non conoscendo ancora bene Jensen, non sapendo che invece importava eccome.
"Come puoi dire che non importa se si tratta di te?" lo interrogò il metallaro, lasciando scivolare le sue dita sulle corde della chitarra, riprendendo il ritmo di quella canzone.

"Vorrei solo ascoltarti cantare, posso restare?" si propose Victor, stringendo i lembi della felpa tra le mani, mordendosi l'interno guancia e sperando che Jensen potesse dedicargli quel pizzico di magia che riusciva a regalare quando cantava.

"Certo, ascoltala bene, il testo è come una poesia." disse Jensen, per poi suonare e dando spazio alla voce, facendo sì che quel testo colpisse così forte Victor da farlo commuovere, da fargli finalmente buttare fuori silenziosamente quello che non andava, quello che gli mancava.

Restò in ascolto di quelle parole, di quella melodia e di tutto ciò che restava ancorato dentro a quella canzone.

"C-come si intitola?" chiese il rosso, curioso.

"The light behind your eyes." rispose semplicemente Jensen, andandogli vicino poi e porgendogli il suo lettore musicale, schiacciando play.

La stessa canzone iniziò, questa volta la voce però non era di Jensen, non era la sua cover bensì era la versione originale, e prima che Victor cominciasse a piangere nuovamente, non appena aveva testato il dolore in quella voce così vicina al suo stato d'animo, Jensen gli parlò:
"È la tua canzone questa, usala un po' come se fosse la tua cura, come se fosse la tua migliore compagnia quando ti sembrerà essere solo ad affrontare te stesso e le tue paure. Usala per ricordarti che va bene essere un perdente, uno sfigato, un nerd del cazzo, che importa? Sono solo definizioni, ci feriscono perché siamo noi a permettere che ci facciano male, tu ascolta questa canzone e pensa a quello che puoi dare, a quello che sei, alla tua luce e alla tua forza... Affoga pure nella paura, ma poi trova il coraggio per salire nuovamente a galla."
Il più grande uscì dalla stanza, lasciandolo da solo, mentre continuava ad ascoltare la canzone, perdendosi in quei versi.

Cosa aveva fatto esattamente per meritarsi un simile regalo?
Cosa aveva fatto esattamente per meritarsi quella canzone così bella?
E la risposta arrivò in quella frase, poco prima che tutto terminasse: "just remember you will always burn as bright".

"Non sono solo questo." sussurrò Victor, alzandosi dal letto, – prendendo tra le mani quella foto che custodiva gelosamente, guardandola per l'ennesima volta, accarezzando quegli angoli un po' consunti e ingialliti, segno del tempo che incessantemente era trascorso – e riprendendo a parlare nuovamente: "Se non sono solo quello che ho mostrato fino ad adesso, cosa sono davvero? Chi sono e chi voglio essere?" si interrogò, sentendogli il cuore salirgli in gola, rivivendo ogni momento da quando Devonne era arrivato in casa loro: le botte, gli insulti e le minacce che gli aveva riservato e per cosa?
Paura.

And then I met you... ➼ Tematica Gay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora