Capitolo 6 - I'm not afraid to keep on living.

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Grazie alla mia migliore amica, Elena.

Grazie alla Monique e alla Miki.

Grazie a tutti voi.


La mattina giunse in fretta e Devonne non aveva nessuna voglia di alzarsi dal letto per andare a scuola, si sentiva terribilmente stanco, solitamente amava svegliarsi presto e restare a godersi ancora per un po' quel tepore per poi alzarsi ma ora non aveva voglia di nulla, così:

"Mi tocca." si auto-impose, abbandonando il suo letto.
Scelse cosa indossare per poi vestirsi velocemente, intenzionato a scendere al piano inferiore.
Stavano ancora tutti dormendo, avrebbe potuto far colazione tranquillamente - pensò - godendosi quel silenzio, si versò un po' di tea caldo in una tazza, prendendo poi il barattolo dove vi erano solitamente i suoi biscotti preferiti.
"Non sono alla frutta!" si lamentò, imbronciandosi.
"Sono immangiabili quelli alla frutta!" Disse una voce dietro di lui.
Devonne si voltò, attratto dalla voce che aveva appena parlato.
Jensen.
"A me piacciono alla frutta, questi sanno solo di burro." rispose Devonne.
Jensen sorrise e il biondo abbassò lo sguardo verso il liquido all'interno della tazza, fingendosi disinteressato.
"Sei molto gentile devo dire, hai preparato la colazione solo per te."
"Beh, quando la preparai anche per gli altri non apprezzarono... quindi sbrigatela da solo."
"Quindi in poche parole devo prepararmela da solo?" domandò retoricamente il più grande.
Devonne non rispose, finendo la sua colazione, per poi posare tutto, gli piaceva che le cose stessero al proprio posto, aveva una mania dell'ordine, niente fuori posto, niente roba lasciata in giro... Solo ordine.
Prese il suo giubbotto imbottito, sciarpa e i guanti rigorosamente neri, che gli aveva regalto Stan, aprendo la porta per avviarsi verso scuola.
"Dovresti essere un pochino meno acido, magari così starai simpatico a qualcuno qui dentro." continuò Jensen, facendo bloccare Devonne vicino all'entrata.
"Non devo stare necessariamente simpatico a qualcuno." asserì il biondo.
"Che caratterino che hai, cazzo!" rise Jensen, prendendolo in giro così apertamente.
"Sicuramente molto meglio del tuo e di quello di altri qui dentro." rispose senza pensarci il biondo.
"E sentiamo un po', cosino, che carattere avrei, eh?"
Devonne fece un passo indietro, non sapeva cosa rispondere, dopotutto non lo conosceva, non era da lui, generalizzare così il discorso, trascinandoci dentro un ragazzo che non conosceva nemmeno da un giorno.
Devonne deglutì a vuoto.
"Ti hanno morso la lingua per caso?" continuò Jensen, avvicinandosi a lui e stringendogli un braccio.
"L-lasciami." Ssussurrò Devonne, spaventato. Quella stretta riaffiorò nella sua mente altri ricordi che avevano il volto di un'altra persona.
"Non rispondi?" continuò il più grande, stringendo un po' di più l'esile polso di Devonne.
"Lasciami, devo andare a scuola. Perché qui siete tutti così tremendamente i-infantili?!" disse Dev, con lo sguardo abbassato. Era stanco di tutta quella situazione.
Era stanco di dover fronteggiare idioti come Vic e Rob.
Era stanco di dover stare in mezzo a persone che non avevano nulla in comune con lui.
Era già stanco della presenza di quel ragazzo.
Era stanco di dover affrontare pure lui.
"Ti senti così grande eh, cosino?"
Devonne non rispose, cercando di liberarsi dalla presa del metallaro, tentando di portarsi il polso al petto senza aver successo.
Si sentirono dei passi lenti verso la scala, così Jensen, ghignando, lasciò la presa, facendo cadere all'indietro il biondo, chiudendo la porta alle spalle.
Devonne si massaggiò lentamente il polso e si alzò lentamente, guardando la porta ormai chiusa, cercando di non far caso al leggero accenno di dolore alla schiena.
Si incamminò pian piano verso casa di Amber, trovando il ragazzo già pronto ad aspettarlo, segno che era lui ad aver fatto tardi questa volta.
"Dev, buongiorno!" esclamò Amber, andandogli incontro, aggrappandosi al suo braccio.
Dev si sforzò di sorridere, ricambiando il saluto: "Ciao Amber."
Si incamminarono verso scuola, come loro solito e Devonne si trovò a pensare che anche questa volta Amber aveva capito e stava rispettando i suoi silenzi.
Si sentiva compreso, in fondo erano amici da poco tempo, eppure Amber già aveva capito che aveva bisogno dei suoi tempi prima di aprirsi.
"Amber, oggi ti va di uscire un po'?" chiese Devonne, sorridendogli.
"Certo che mi va! Non capita tutti i giorni che uno scemo di un Devonne voglia uscire!" scherzò Amber, facendo ridere l'altro ragazzo, che gli diede un piccolo buffetto dietro la testa, spostandogli di poco uno dei suoi strani cappellini, questa volta, rappresentava una rana.
"Ogni tanto cambio anche io idea, eh! Dove lo hai tirato fuori questo cappellino?" domandò Dev, indicando la testa del moro.
"Me lo comprarono tantissimo tempo fa, perché è brutto? Orrendo? Non mi sta bene, lo sapevo." Sbuffò Amber, mettendo su un broncio.
"Non ho detto nulla di tutto ciò, Amber. Volevo solo saperlo perché è tanto carino, poi ti sta bene."
"Vorrei trovare un cappellino a forma di elefantino. Non riesco a trovarlo da nessuna parte, capperini!" brontolò il moro, sbuffando, risero insieme a quell'ultima parola, entrando in classe e sedendosi ai propri posti.

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