Grazie alla mia migliore amica, Elena.
Grazie alla Monique e alla Miki.
Grazie a tutti voi.
Era ritornato a casa dopo mesi e, doveva ammetterlo, aveva sentito la mancanza del suo vecchio e di tutti quei ragazzi.
Ora era lì nella sua camera, quella camera che parecchi anni prima aveva personalizzato, quelle mura che racchiudevano i suoi segreti, i suoi sbagli e i suoi ricordi legati a quella casa.
Sorrise ripensando a quando venne affidato a Stan, quell'uomo dallo sguardo dolce e triste allo stesso tempo, tristezza che, dopo un po', capì essere legata alla perdita della moglie Catherine.
Fin dall'inizio ebbero un'intesa meravigliosa, come padre e figlio. La sera stessa in cui iniziò a vivere con Van Monroe, quest'ultimo lo strinse forte e in quel momento Jensen sentì il bisogno di dirgli che andava tutto bene, che non poteva capitargli cosa migliore se non quella di vivere in quella casa con una persona che poteva finalmente chiamare papà. Non aveva fatto male dire addio a suo padre biologico, persone come lui non valevano nemmeno una lacrima.
Un paio di anni dopo arrivarono Victor e Robert e fu in quel momento che apprese cosa significasse avere dei fratelli e degli amici.
Passarano dei momenti indimenticabili, tra risate, scherzi e piccoli liti.
Aveva compreso cosa significasse tenere a qualcuno.
Aveva compreso cosa significasse difenderli a spada tratta davanti ad ogni ostacolo.
Aveva compreso cosa significasse essere preoccupato per loro.
Arrivarono Nayal e Kay, due ragazzini di un anno più piccoli di Vic e Robert, e si rallegrò nel vedere sul volto di Stan la gioia di avere due nuovi ragazzi in quell'enorme casa e prendersi cura di loro senza alcuna riserva."Troppi ricordi." Sussurrò nel silenzio della stanza.
Si alzò dal letto, mise la sua sciarpa nera al collo e aprì di poco la finestra e guardò lontano quegli alberi che si stagliavano fino alla strada principale, accese una sigaretta e, chiudendo gli occhi, riportò la sua mente a pochi anni fa.
Poco prima del compleanno di Victor, erano tutti e quattro fuori nel cortile e si stavano divertendo a preparare piccole palline di neve da lanciare a Stan e agli altri non appena fossero usciti fuori, si divertivano con poco... Erano tutti così piccoli, ora invece?
Ora sentiva che qualcosa era cambiato con l'arrivo di quel ragazzo, sapeva che Victor era quello più polemico e più restio nei confronti di chiunque, ma non immaginava che anche Robert e gran parte dei ragazzi non fossero contenti che il nuovo arrivato vivesse lì.Era strano però come Kay e Nayal prendessero le sue difese, loro che rimanevano sempre in disparte e mai contro Rob e Vic, vivendo in un loro mondo senza mai preoccuparsi di quello che succedeva intorno.
Quella sera, quando sentì le risposte pronte del biondino, si ritrovò a pensare che era esattamente come lui, quando ancora non aveva incontrato Stan.Perché, prima di incontrare Van Monroe, lui era sempre arrabbiato, sempre pronto a scagliarsi e inveire contro il mondo intero.
Non credeva in nulla, non sperava in qualcosa di migliore, semplicemente si affidava a quello che gli riservava il destino.
Si grattò il capo, aggiustandosi quelle ciocche ribelli e cercando di capire come fosse arrivato a pensare tutto ciò, a paragonare se stesso a quel ragazzino. Doveva uscire da quella stanza, andare al piano superiore, chiudersi nella sala di musica e lasciarsi andare un po'. Troppi ricordi, continuò a ripetersi, mentre saliva le scale.Devonne era in camera sua, preso dallo studio per il compito del giorno seguente, non era affatto una cima in chimica, per niente, quello bravo era Amber, ma quel pomeriggio non avevano potuto studiare insieme, poiché a casa dell'amico era arrivato nuovamente il nonno e successivamente, avrebbero dovuto portare la madre ad un nuovo controllo medico.
Guardò le pareti della sua stanza e tirò un sospiro, erano davvero brutte - pensò - non erano belle come quelle nella camera di Jensen, che fino a pochi giorni fa poteva considerare sue, poteva rilassarsi mentre guardava quell'aurora dipinta.
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And then I met you... ➼ Tematica Gay.
RomansaDevonne, un ragazzo che non ama parlare di sé, se non in maniera velata, non si fida di nessuno, ha smesso di farlo da tempo, conta solo su se stesso, cercando di andare avanti come meglio può, ripetendo a se stesso: "sono forte." Ma a volte per ess...