Grazie alla mia migliore amica, Elena.
Grazie alla Monique e alla Miki.
Grazie a voi che leggerete e deciderete di restare.
Il giorno seguente...
Devonne si svegliò che erano trascorse le nove e mezzo del mattino, si strofinò gli occhi arrossati e lucidi, gli bruciavano tanto per aver pianto fino a che non si era addormentato. Si toccò la guancia lesa, gli faceva malissimo al tocco, era quasi certo di avere un livido violaceo. I ragazzi sicuramente erano a scuola, ma nonostante questo, aveva comunque timore di uscire da quella stanza, quasi come se stesse abbandonando il suo rifugio sicuro, sapeva bene che fisicamente non poteva tenerli testa, forse, con le parole sarebbe stata tutta un'altra storia, però era anche certo che non avrebbero mai parlato, l'unica loro intenzione era quello di massacrarlo, di infastidirlo.
Si interrogò se fosse il caso di andare o meno a scuola, nonostante fosse completamente in ritardo, tirò un sospiro, trovando la forza di girare la chiave e uscire dalla sua stanza, si diresse verso il bagno, lavandosi con lentezza, per poi guardarsi finalmente allo specchio.Ennesimo sospiro.
Il riflesso che proiettava lo specchio era quello di un ragazzo con uno zigomo violaceo e due enormi occhiaie a contornargli il viso pallido, andò in camera prendendo la sua sciarpa rossa, avvolgendosela al collo fino a coprirsi la guancia.
Era forte.
Aveva sopportato di peggio.
Cadeva ma sarebbe riuscito a rialzarsi nuovamente.
Erano questi i pensieri che attraversavano la mente del biondino mentre scendeva le scale, poteva farcela. Sì, poteva.
Fu solo quando arrivò in sala da pranzo che si accorse del totale silenzio in cui la casa era immersa, in un certo senso, Devonne sperava di non incontrare Stan e non doverlo metterlo al corrente di ciò che fosse successo, sarebbe riuscito a sbrigarsela da solo, come sempre.
Si avvicinò al tavolo, sedendosi fiaccamente su una delle sedie, poggiandosi le mani al viso, esclamando un immendiato "Ah, che male!" sfuggito dalle sue labbra, come se non bastasse, sentiva delle fitte all'altezza dello stomaco, proprio dove aveva ricevuto i calci da Victor. Aveva capito che non c'era nessuno in casa ma non riusciva a stare tranquillo, gli sembrava di sentire passi ovunque e, doveva ammetterlo, aveva una fottuta paura che prima o poi quei tre gli sarebbero apparsi di nuovo, all'improvviso, vigliaccamente.Vide solo dopo un po', un foglietto piegato appoggiato sul piccolo vaso di ceramica al centro della tavola, lo prese tra le mani, per poi leggere il messaggio scritto con una scrittura elegante e calma:
"Buongiorno Devonne! I ragazzi mi hanno detto che ieri non ti sei sentito molto bene e che probabilmente avresti preferito riposarti e non scendere per andare a scuola. Ho preferito lasciarti i tuoi spazi, ora sto uscendo per andare a fare delle commissioni, spero che al mio ritorno tu stia meglio. Riguardati e non sforzarti molto, stai attento. Ci vediamo nel pomeriggio, buona giornata piccolo Devonne!"
Devonne strinse il pezzetto di carta tra le mani, sbuffò, non poteva credere che per gran parte del pomeriggio Stan non ci sarebbe stato, non poteva restare lì se non c'era Van Monroe, non voleva rivivere l'esperienza di ieri sera, così corse di sopra, prese il suo cappotto e lo zaino, uscendo di corsa.
Sarebbe andato a farsi un giro o magari avrebbe aspetto Amber fuori scuola, ma di certo non sarebbe rimasto in quella casa, da solo. Sapeva che non doveva reagire così, sapeva che non doveva dimostrarsi debole ma non ce la faceva a restare in quella casa tutto tranquillo, aspettando il loro ritorno.
Si strinse nelle spalle e scosso da leggeri brividi, quella mattina era più fredda del solito e la nebbia era così fitta da ostacolare la sua vista.
"Sono ancora qui. Sono ancora qui. Nessuno mi butterà giù." ripeté a se stesso, continuando a scacciar via il peso opprimente di quella sera.
Prese posto alla solita panchina, afferrando dalla borsa il libro di Jensen per iniziarlo a leggerlo nuovamente. Quante volte lo aveva letto e riletto in pochissimi giorni?
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And then I met you... ➼ Tematica Gay.
RomantizmDevonne, un ragazzo che non ama parlare di sé, se non in maniera velata, non si fida di nessuno, ha smesso di farlo da tempo, conta solo su se stesso, cercando di andare avanti come meglio può, ripetendo a se stesso: "sono forte." Ma a volte per ess...