Capitolo 33 - Quello che ti porti dietro e dentro.

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A ciò che siamo.





Devonne era immobile nel suo letto, il dottore gli aveva ordinato di non accumulare troppo stress e di non uscire per almeno altri dieci giorni – l'unica eccezione era stata concessa per salutare Jensen – e Stan si era premurato che non gli mancasse niente.

Era così in effetti, Devonne non era solo, Nayal e Kay salivano spesso da lui, tenendolo sveglio con i loro interminabili ma divertenti aneddoti; Amber restava lì ogni notte, portando con sé un film diverso e i libri di scuola. La mancanza di Jensen si percepiva nonostante la compagnia e le attenzioni che riceveva praticamente ogni giorno; erano trascorsi solo tre giorni eppure la sentiva sulla sua pelle, aveva raggiunto la consapevolezza dei suoi sentimenti da tempo ormai, e di conseguenza l'assenza di Jensen, il suo non essergli intorno bruciava ardentemente.

Sorrise tra sé e sé, quando sentì dei passi fermarsi davanti alla sua porta, era diventato ormai quotidiano sentire quei passi fermarsi proprio davanti alla sua camera ma non vedere mai quella porta aprirsi, Devonne era sempre più convinto che l'unico a poter fare un gesto simile fosse Victor.

Forse voleva parlargli?

Forse voleva chiedergli come stava?

Forse voleva domandargli di Maurice?

Fu sorpreso di vedere finalmente quella porta aprirsi, mostrando effettivamente la figura slanciata di Victor.

"Ciao" salutò il rosso con voce calma, sorridendogli impacciatamente.

"Ciao Victor" rispose di rimando Devonne, mettendosi seduto con le spalle appoggiate al muro.

"Come stai?" domandò il maggiore, non spostandosi dall'uscio della porta.

"Mi sto riprendendo, devo solo stare attento a cosa faccio o a come mi muovo; purtroppo la ferita si sta rimarginando troppo lentamente quindi c'è ancora il rischio che possa riaprirsi, magari per una terza volta." spiegò Devonne, ridacchiando, facendogli segno di sedersi per poi chiedergli: "Tu come stai?"

"Bene, un po' confuso su parecchie cose." confidò spontaneamente il rosso, non sapendo nemmeno perché sperasse che il biondo lo ascoltasse.

"Riguarda Maurice, vero?" domandò retoricamente Devonne, sapendo bene che "parecchie cose" era riferito a Maurice.

"L'ho perdonato, sai, per aver continuato a mentirmi quando le sue intenzioni erano cambiate, però mi sento così impaurito, così confuso... E non so sinceramente perché io abbia deciso di parlarne con te." spiegò il rosso, sentendo le sue guance andare letteralmente a fuoco.

"Non so nemmeno io quale meteorite abbia colpito la tua testa al punto da venire qui e chiedere a me consigli sui sentimenti... Maurice è tante cose: imprevedibile, terribilmente furbo, acido quasi quanto il sottoscritto, però so per certo che a modo suo è sempre leale in ciò che prova. Credeva di amarlo sul serio, sai?" disse Devonne, osservando l'espressione di Victor tramutare al solo accennare di "Kirk", continuando: "Non lo avrebbe mai tradito, invece straordinariamente lo ha fatto, e per quanto ciò mi abbia salvato la vita, non l'ha fatto per me, non ha tradito Kirk per me, lo ha fatto esclusivamente per te." terminò il biondo, aspettando che Victor esprimesse i suoi pensieri ad alta voce.

"Forse era semplicemente stanco delle sue porcherie-" mugugnò il rosso, facendo sbuffare il minore, divertito.

"Perché vuoi raccontarti delle stronzate? Ti sto dicendo che Maurice non lo avrebbe mai e poi mai tradito, Kirk avrebbe potuto pure ammazzarlo e lui ne sarebbe stato felice, perché era convinto di amarlo, non lo vedeva come un aguzzino, non lo vedeva come lo sporco carnefice che è stato... E poi, sei arrivato tu, ti ha visto quel giorno fuori scuola e gli hai sconvolto tutto, gli hai mostrato cosa si stesse davvero perdendo." si prese una pausa, sentendo la ferita pizzicare, per poi continuare con voce più bassa e con cautela: "fidati quando ti dico che Maurice è leale nei suoi sentimenti e credimi, se ha tradito quel pezzo di merda, è solo grazie a te."

And then I met you... ➼ Tematica Gay.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora