Extra: Devonne.

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*ascoltare canzone rise*

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*ascoltare canzone rise*

Aveva gli occhi di cristallo, riflettevano però il buio.

Aveva la pelle così delicata, mostrando però la sofferenza più concreta.

Il dolore.

L'odio verso se stesso.

L'indifferenza verso la vita.

Il fallimento.

Aveva il viso inespressivo, il sorriso bloccato in chissà quale delle vecchie polaroid, abbandonate indietro, in chissà quale angolo della sua mente e della sua stanza.

Non aveva sogni, non aveva prospettive di futuro.

Voleva solo sopravvivere, voleva solo che la sua sopravvivenza non fosse l'ennesimo fallimento.

Quanto oltre poteva spingersi la sua mente?

Lo sapeva così bene, si spaventava quando toccandosi il petto quel battito gli sembrava un torto.

C'era davvero qualcosa in quella gabbia toracica?

Errori.

Sbagli.

Lacrime.

Buio.

Aveva abbandonato tutto: la speranza, i sentimenti, la vita.

Poi, d'un tratto, aveva iniziato a viaggiare su delle onde sempre più alte che inesorabilmente lo portavano a toccare il fondo, fino a scavare sempre più in profondità.

E cosa succedeva quando non si aveva più niente?

Ci si lasciava annegare, aprendo i polmoni, fino a che non sarebbe entrata quanto più acqua possibile.

Però, d'un tratto, Devonne aprendo gli occhi, scorse una luce, quasi un abbaglio.

Due occhi verde smeraldo.

Una voce graffiante, decisa, sicura.

Due braccia intrise di inchiostro.

Fu quando incontrò Jensen, che gli sembrò che il tifone fosse finalmente passato, senza lasciare una strage dietro di sé.

Aveva iniziato a sentirsi come un'astronauta nello spazio, fluttante.

Aveva inziato a prendere i rischi, a scappare via e poi ritornare.

Aveva iniziato a respirare senza più fatica, senza più catene.

Il cuore a mille non gli sembrava più un'inesattezza; anzi, si cullava in quei battiti veloci, scatenati da una sola carezza di quel metallaro romantico.

Jensen era il suo "effetto farfalla", nella fisica era la nozione in cui ci si chiedeva "può il batter d'ali di una farfalla, scatenare un tornado in Texas?"

Jensen era esattamente la sua variazione, colui che in un gesto o in minime frasi, era riuscito a sconvolgere tutto il sistema iniziale.

Non era più solo Devonne.

Non era più solo Jensen.

Erano due sistemi complessi che insieme azionavo una serie di reazioni a catena, cambiando ciò che avevano intorno, migliorandosi a vicenda.

Devonne aveva gli occhi chiari, finalmente mostravano la loro lucentezza.

Devonne finalmente si mostrava.


Devonne finalmente si mostrava

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