Un grazie alla mia migliore amica, Elena.
Un grazie alla Monique e alla Miki.
Un grazie a tutti voi.
Devonne si svegliò stranamente bene, con il ritorno di Kirk erano ritornate anche l'ansia, la paura e l'agitazione ma ora, in quella camera – che sentiva in parte ancora sua – notò che a tremare non era il corpo per le sensazioni brutte che provava quando pensava a Kirk, bensì il cuore per sensazioni che a lui erano sconosciute, legate al ragazzo steso al suo fianco.
Il biondino si girò verso il più grande notando che era ancora immerso nel sonno, delle piccole ciocche cadevano delicatamente sul suo viso che, visto da una distanza così terribilmente vicina, era ancora più bello, grazie anche all'assenza del trucco intorno agli occhi. Jensen era bello, affascinante e attraente ma... Cos'era quel braccio intorno al suo fianco?!
Devonne sorrise a quei pensieri, così restò ancora un po' ad osservarlo, memorizzando anche il più lieve respiro di Jensen.
Scosse il capo non appena però realizzò il motivo per cui si trovava in quella stanza, di quella sceneggiata da ragazzina quasi "innamorata" fuori dalla porta del metallaro, arrossì a dismisura, cercando di rimuovere quel piccolo evento dalla sua mente.
Una cosa ormai era certa, si stava lasciando coinvolgere troppo.
Scacciò via quelle paranoie e quei pensieri fin troppo rumorosi, cercando di trovar la forza per alzarsi dal letto, ma furono vani i suoi tentativi, Jensen strinse la presa intorno ai suoi fianchi.
"Eh?! Ma non stavi dormendo?!" esclamò Devonne, agitato."Devi per forza urlare? Sono sveglio da un po' ma mi piace starmene qualche minuto ancora a letto prima di alzarmi, cosino." Spiegò lentamente Jensen, con la sua voce calma.
"Non mi interessa quello che fai prima di svegliarti anzi molla la presa idiota!" urlò Devonne, quasi assordandogli un orecchio.
Jensen si mise a sedere, sbadigliando, e mettendo sul viso il suo solito ghigno provocatorio.
"Sempre gentile eh?! Mi stavo quasi abituando." sussurrò Jensen, avvicinandosi al più piccolo.
Devonne rimase immobile, cercando di calmarsi... Perché il cuore aveva iniziato a battere così velocemente? Perché era imbarazzato?
Tutto quello non era da lui.
Non era da lui perdere il controllo della situazione.
Non era da lui avvicinarsi a qualcuno.
Non era da lui rimanere coinvolto.
"Cosa c'è, mh?" chiese ancora il più grande, ghignando.
"N-nulla. Devo andare nella mia stanza. Ciao." disse quasi meccanicamente il biondo, provando ad alzarsi.
"Uhm. Sei tornato il solito cosino acido, che peccato!" si lamentò scherzosamente Jensen, provocandolo.
"Senti un po' tu..." iniziò Devonne, convincendosi di rispondere a dovere.
"Sì?" chiese Jensen, rompendo le distanze, sussurrandoglielo all'orecchio, accarezzando il collo di Devonne col suo respiro.
"Niente." gli rispose di rimando, cercando di restare tranquillo, scuotendo la testa dall'altra parte.
"Sicuro?!" continuò l'altro, tranquillamente.
Jensen era stupito perché Devonne era un miscuglio di sorprese, quando gironzolava per casa sembrava quasi una statua di marmo, stava sempre sull'attenti, sulla difensiva ma vederlo ora, con le gote leggermente tinte di porpora, la sua apparente spensieratezza, era... strano, era da restarne stupito.
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And then I met you... ➼ Tematica Gay.
RomanceDevonne, un ragazzo che non ama parlare di sé, se non in maniera velata, non si fida di nessuno, ha smesso di farlo da tempo, conta solo su se stesso, cercando di andare avanti come meglio può, ripetendo a se stesso: "sono forte." Ma a volte per ess...